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lunedì 26 marzo 2012

Monti. Era ben noto che le sue ricette erano di stampo liberista

"Se il Paese attraverso le sue forze sociali e politiche non si sente pronto per quello che noi riteniamo un buon lavoro non chiederemmo di continuare per arrivare a una certa data". Queste le parole usate dal premier Mario Monti parlando della riforma del lavoro, in una conferenza stampa a Seoul, dove partecipa al summit sulla sicurezza nucleare. Monti però ha fatto notare che il Paese si è mostrato più pronto del previsto. Poi in merito ad una possibile crisi di governo a causa della difficile trattativa che si potrà verificare in parlamento sulla riforma dell'articolo 18, il professore ha affermato: "rifiuterei il concetto: a noi è stato chiesto di fare un'azione nell'interesse generale - e citando Giulio Andreotti ha spiegato - Un illustrissimo uomo politico diceva: 'meglio tirare a campare che tirare le cuoia'. Per noi nessuna delle due espressioni vale perchè l'obiettivo è molto più ambizioso della durata ed è fare un buon lavoro". Infine Monti ha spiegato: "un decreto legge sarebbe venuto a valle di un processo più lungo ma con una qualità al ribasso" e il governo "ha fatto una scelta di qualità". "Avrebbe fatto piacere anche a me e al ministro Fornero - ha aggiunto - avere a disposizione 3 anni", come li ebbe la Germania "e sicuramente sarebbe uscita una riforma del lavoro ancora migliore". Il premier sa di avere a che fare con una classe politica di inetti ed incapaci (oltre che di ladroni discreditati), motivo percui si permette di fare il professore (ed il bidello dei poteri forti). Bersani che oggi fa l'indignato sapeva benissimo nel Novembre scorso che Mario Monti e' un liberista e lavora per il capitale e non un socialista che lavora per i poveri diavoli, per le fasce deboli della società. La finisca quindi Bersani di fare il finto socialista dopo avere per venti anni fatto parte della corte degli spendaccioni, contraltare simmetrico-parallelo al gruppo Berlusconi. Il disastro economico odierno non e' solo opera di Berlusconi ma anche di D'Alema e di Prodi. Tutti hanno sperperato e coltivato demagogia. Era nei patti di novembre 2011 che la ricetta per la terapia dell'inettitudine ventennale sarebbe stata di gusto liberista e di spoliazione dei deboli.

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