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lunedì 19 marzo 2012

I lavoratori agricoli non condividono le proposte della Fornero (ministro del Lavoro) per la modifica del mercato del lavoro

                                                            sciopero 22 marzo 2012
con le seguenti motivazioni di cgil, cisl e uil in un documento congiunto
Facciamo seguito al comunicato stampa di ieri, con il quale abbiamo proclamato otto ore di sciopero per tutti i lavoratori agricoli da effettuare il 22 Marzo p.v., per spiegare in maniera più puntuale la proposta del Governo di riforma dei trattamenti di disoccupazione.
È opportuno premettere che il Governo continua a non fornire alcun documento scritto a supporto delle tesi che sostiene e che il negoziato continua a vivere più di annunci che di atti concreti. Si dichiarano scelte i cui effetti non sono supportati da calcoli sulle ricadute, si propongono soluzioni senza indicare le conseguenze sul più complessivo impianto normativo.
La scelta del Governo di eliminare il trattamento di disoccupazione agricola è emblematica dello svolgimento del negoziato. Viene formulata una decisione senza spiegare quali ricadute produca sui lavoratori del settore e senza porsi il problema del che fine fa il resto della normativa specifica.
Esempio: 
se si elimina il trattamento di disoccupazione agricola probabilmente si intendono eliminare anche gli elenchi anagrafici, ma in questo caso il diritto alle prestazioni da dove discende?
Non è dato sapere.
Quello che è evidente è però che nel progetto del Ministro del Welfare i braccianti non sono i fruitori di quella “paccata di miliardi” che il Governo intenderebbe mettere nel negoziato, anzi le loro prestazioni verrebbero drasticamente ridotte.
Vediamo come.
1) il nuovo trattamento di disoccupazione previsto per tutte le attività stagionali assomiglia alla disoccupazione con i requisiti ridotti e scatterebbe dopo 13 settimane di lavoro svolte nell’arco dell’anno;
2) le giornate indennizzate sarebbero pari alla metà di quelle lavorate (oggi in agricoltura il rapporto è 1 a 1);
3) i contributi figurativi sarebbero calcolati solo per il numero delle giornate indennizzate e rapportate non al salario percepito durante l’attività lavorativa ma a quello delle indennità erogate.
Un esempio può chiarire meglio la portata del danno contenuto nella proposta dell’Esecutivo. Un lavoratore occupato per 100 giornate oggi usufruisce di una indennità di disoccupazione pari al 40 % del salario contrattuale e ha la copertura pensionistica per tutto l’anno.
Domani entrando in vigore i nuovi trattamenti, le giornate indennizzate sarebbero 50 (e non più 100) e i contributi figurativi sarebbero 50 con un valore più che dimezzato.
Una scelta del genere, se non riuscissimo a modificarla, produrrebbe una perdita di reddito annuale significativa, penalizzerebbe sia il diritto che la misura della futura pensione, provocherebbe l’abbandono del settore da parte delle figure più professionalizzate e consegnerebbe tutto il mercato del lavoro ai caporali e al sommerso.
Per questi motivi è indispensabile una mobilitazione immediata di tutta la categoria; il coinvolgimento di tutte le istituzioni locali (a cominciare dai sindaci e dai prefetti), e naturalmente la riuscita dello sciopero proclamato per il 22 Marzo con presidi presso le Prefetture e le Province. In Campania, Puglia e Sicilia, sarà opportuno invece organizzare lo sciopero con manifestazioni regionali che vedranno la partecipazione dei tre Segretari Generali di Fai, Flai e Uila.
I tempi sono strettissimi e il lavoro da fare di informazione e coinvolgimento è enorme ma il futuro di centinaia di migliaia di persone è appeso alla nostra capacità di mobilitazione.
Tutti insieme respingiamo l’ennesima manovra che, dietro alle belle parole, nasconde ancora una volta la scelta di fare cassa, tagliando redditi, prestazioni e tutele alle fasce più deboli del Paese.

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