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venerdì 27 gennaio 2012

Sicilia. Normanni, forconi e parassitismo
In questi giorni in cui i “forconi” hanno sfilato per le vie di Palermo, hanno piegato la gracile economia dell’isola paralizzando la circolazione delle persone e dei beni, a più di qualcuno è venuto in mente di rispolverare la Storia di Sicilia, dai Normanni ai Vespri, dai feudi ai baroni, dai nobili barocchi ai principi illuminati alla Caracciolo, da Garibaldi ai Fasci. Sullo sfondo di tanti entusiasmanti avvenimenti c’è sempre stato il nobile Palazzo dei Normanni. Oggi in quell’edificio è ospitata l’Assemblea Regionale, l’organismo politico per eccellenza dell’isola. Lì con la media di un’ora alla settimana si riuniscono 90 signori, trenta dei quali indagati dalla Magistratura, per comunicare fra loro più con gesti, scacciatine d’occhio e battute di spalle che con discorsi o con visioni progettuali.
In quell’Aula, nei sessant’anni di Autonomia Regionale, sono passati figure di spessore che hanno esercitato con passione il ruolo da loro impersonato. Oggi cercare fra i 90, superpagati da nababi,  persone  culturalmente e politicamente in gamba è davvero una impresa.
Chi scrive queste righe ha avuto personalmente l’opportunità di conoscere alcuni di costoro. Per mostrarsi all’altezza del loro compito non sfoggiano né l’attitudine culturale né l’acutezza della visione politica ma, tutti, tengono a mostrare di essere “furbi”, “svegli”, “uomini di questo mondo”, persone in gamba insomma.
In quel nobile Palazzo si vive la Storia, ma gli inquilini odierni sembrano voler dire “Oggi ci siamo e domani forse non ci saremo.   Facciamo ciò che ci serve e al resto pensa Dio”.
Certo i 90 pensano a loro e alle loro remunerazioni da €. 20.000,oo mensili in su, ma pensano anche all’apparato amministrativo di oltre 200 dipendenti che nel Palazzo pure vive e respira l’aria, già respirata da Federico II.
Costoro, i funzionari dell’Ars, hanno retribuzioni agganciate in automatico al trattamento economico del Senato della Repubblica.
Il ridicoilo  è che tutto questo arraffa arraffa di soldi viene giustificato con l’autorevolezza dell’esercizio delle funzioni che, andando indietro nella Storia, si fanno risalire alla nazione siciliana voluta, niente di meno, da Ruggero II.
Se l’Ars fosse davvero sede di un nobile organismo e avesse rispetto del proprio ruolo, specialmente in questo frangente di difficoltà che attraversa l’isola, ragguaglierebbe le proprie spese a quelle del Consiglio regionale della Lombardia con un risparmio di almeno cento milioni di euro. Ma il presidente Cascio e con lui tutti i 90 non hanno avviato alcuna iniziativa tendente a tale riassestamento.
Quel Palazzo è opaco, non sente i guai che vive oggi il territorio siciliano e continua ad andare avanti sulla strada della pomposità barocca (ovviamente per non fare dispetto a Ruggero II o a Federico II).
Gli stipendi di dipendenti e dirigenti sono non solo abnormi rispetto a quelli degli altri dipendenti della stessa regione Sicilia e degli altri di pendenti statali e degli Enti locali, ma fruiscono pure di una  “indennità compensativa di produttività”, sin dal 2004.
Quest’indennità equivale ad una sorta di sedicesima -secondo quanto scrivono i giornali-  perché va a conguagliare l’orario da 37,5 a 40 ore settimanali, festività soppresse ed altro.
279 dipendenti che vivono fuori dal mondo e che respirano l’aria di Ruggero II.
Tutto ciò mentre gli aristocratici di un tempo, a cavallo, guidano le sfilate dei "forconi" per le vie di Palermo.

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