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lunedì 5 dicembre 2011

Quel 10% di italiani -che detiene il 50% della ricchezza nazionale- non interessa al governo

«Il decreto salva-Italia è stato varato».
Il governo dei professori ha consegnato l’elaborato.
Mario Monti adesso dovrà convincere il Paese che la manovra da 30 miliardi lordi (20 di correzione) non solo è l'unico modo per non far precipitare l'Italia, ma è anche equo ed è pure giusto.
Prima di illustrare le misure adottate dal Consiglio dei Ministri ieri sera il premier si è rivolto in TV direttamente agli italiani per dare il senso dell'urgenza, ma anche della massima trasparenza spiegando che tutti i membri del governo dichiareranno per intero i patrimoni personali posseduti e non solo quello che prevede l'attuale modulistica.
Ha parlato di crisi «gravissima» e della necessità di salvare i sacrifici delle generazioni di italiani che si sono susseguite dal dopoguerra ad ora. Ha spiegato che il debito pubblico, vero fardello che impone la manovra, non è colpa degli europei ma degli «italiani» che non hanno guardato all'interesse delle future generazioni.
Ha insisto sul taglio ai costi della politica contenuti nel decreto legge, citando l'eliminazione dei consigli provinciali e il ridimensionamento delle Authority, aggiungendo che il governo non si fermerà qui.
Ha annunciato di voler rinunciare al suo stipendio da presidente del Consiglio e ministro dell'Economia, eliminando le doppie retribuzioni per tutti i membri dell'esecutivo.
Con i partiti, l'obiettivo è stato di scontentare tutti in egual misura
Il bilancino. Al Pdl Monti ha consentito di poter dire che non c'è una imposta patrimoniale e che l'Irpef non sarà più salata di quanto già lo è, ma ha imposto il ritorno dell'Ici sulla prima casa, un salasso seconde e terze case. Al Pd ha permesso di festeggiare per la tassazione dei capitali scudati, ma la riforma delle pensioni è stata durissima, come dimostra l'ira dei sindacati. Al Terzo Polo ha regalato l'eliminazione dei tagli lineari previsti nella delega fiscale, sostituiti con un eventuale aumento dell'Iva, a decorrere da giugno 2013.
La struttura della manovra resta molto pesante. Soprattutto sul fronte delle pensioni. Tanto che la stessa Elsa Fornero, ministro del Lavoro, si è commossa alla parola «sacrifici». Monti invece è rimasto impassibile ed ha illustrato con grande calma i provvedimenti, dando la parola -come un professore fa con gli studenti- ai diversi ministri che lo accompagnavano nella Conferenza Stampa.
Monti ha sottolineato la necessità di «tirare la cinghia», ed ha presentato le misure per rilanciare la crescita. Ha parlato di misure incisive sul fisco, di sacrifici distribuiti con equità. Del bisogno che l'Italia torni ad essere orgogliosa e non «derisa» nel mondo. Ha negato che si tratti di una manovra di sole tasse o che colpisce i «soliti noti».
Le misure. Il decreto varato ha addossato un grosso onere sulla previdenza e sui piccoli risparmiatori esentando i grandi patrimoni cioè quel 50% di patrimoni che sono detenuti solamente dal 10% degli italiani.
Comunque, ha sottolineato il ministro Piero Giarda, non esistono alternative: «Vi immaginate cosa sarebbe successo se non avessimo assunto queste misure?».
Sacrifici, innanzitutto sulle pensioni, con una stangata su quelle di anzianità ed il blocco della modesta scala mobile esistente (per tutte, escluse tutte quelle sotto i 960 euro). Il mantenimento dell'adeguamento del caro vita per le pensioni basse viene compensato con una tantum dell'1,5% sui capitali rientrati dall'estero con lo scudo fiscale di Tremonti.
In mancanza della “Patrimoniale” sono il ceto medio e quello medio alto che dovranno sostenere la nuova imposta sul bollo che graverà su tutte le forme di risparmio, dai Fondi di investimenti alle polizze vita. Questa imposta -rispetto ad una patrimoniale sui beni mobili-colpisce più i piccoli risparmiatori che le lobby finanziarie, ma d'altra parte Monti ha detto che una patrimoniale sulle «grandi ricchezze» come in Francia avrebbe provocato una «fuga» di capitali in attesa di essere attuata.
Il ritorno dell'Ici, che il federalismo fiscale varato da Berlusconi prevedeva di reinserire nel 2014, decorrerà da gennaio prossimo. Ci sono però detrazioni che potrebbero esentare del tutto le case di minor valore.
ll decreto avrà anche un impatto positivo sulla crescita, contrariamente a quanto «frettolosi e valenti economisti amici» (cioè Alberto Alesina e Roberto Giavazzi, del Corriere della Sera) avevano sostenuto con forte indignazione sull’editoriale di ieri.
Il governo ha puntato tutto su una serie di misure ritagliate apposta per le imprese (da qui la soddisfazione della Marcegaglia), come la defiscalizzazione dei capitali reinvestiti in azienda, la detassazione della parte Irap sul lavoro. Esistono anche incentivi per l'occupazione di donne e giovani ed il tutto dovrebbe bastare a compensare l'inevitabile contrazione dei consumi dovuto alla contrazione del reddito disponibile e all'aumento dell'Iva dal secondo semestre del 2012.
Sarà davvero come Monti ha immaginato ?

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