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venerdì 30 dicembre 2011

Ieri c'è stato l'omaggio di alcuni ad un prete che non ha saputo includere, ma ha volutamente 'escludere'

Si è chiusa una brutta storia. Sì, brutto è il ricordo di quel prete che per far sentire se stesso 'importante', persona che vuole dire e sa dire la "sua", due anni e mezzo fà ha chiuso in faccia a delle persone, pii credenti o miscredenti non conta, il portone della sua chiesa perchè le pareti, quelle pareti, delimitavano un suo presunto dominio esclusivo.
Lo abbiamo ripetuto tante volte: quel vergognoso gesto, protrattosi per quindici giorni, per evitare che i contessioti, i greco-bizantini di Contessa, se così si vuole che si dica, ci ha molto indignati ed è all'origine dell'idea che ha fatto sorgere questo Blog, la cui natura non è prevalentemente religiosa bensì laica.
Riepiloghiamo, per chi non avesse seguito sin dall'origine:
-da secoli nel paesino che è Contessa Entellina vige la tradizione che nella prima quindicina di agosto si vada a cantare l'inno -più che millenario- bizantino della Paraklisis nella Chiesa della Favara, che è anche sede parrocchiale di rito romano;
-mai a nessun parroco di quella chiesa è venuto in mente di vietare l'ingresso ai fedeli che intendono elevare canti -in greco- in quella chiesa all'immagine della Madonna ivi custodita. Ebbene, al parroco, originario di Cianciana, allora in carica è venuta la brillante idea di usare quella antica  tradizione come merce di scambio per ottenere riconoscimenti, attributi e rimescolamenti su altri piani: comitati di festività, autorevolezza e priorità parrocchiali. Roba ... da far venire le vertigini a chi ancora oggi conserva la fede e a chi, pur non possedendola, ritiene che il Vangelo, libro inclusivo piuttosto che esclusivo, sia un condensato di buoni principi.
-il prete in buona sostanza, per quindici giorni, rifiutò di aprire il portone della Chiesa perchè quella era la "sua" chiesa e la gente che stava fuori, che intendeva cantare la 'Paraklisis', se aveva proprio voglia di pregare lo facesse nella propria chiesa. Quella era la "sua" chiesa. Chiaro ?
-il prete ha fatto i suoi voleri. Non ha aperto la Chiesa per tutta la durata della quindicina dedicata alla Paraklisis. La gente, di giorno in giorno sempre più numerosa all'appuntamento, si è radunata all'esterno della Chiesa -appartenente al prete ciancianese- ed ha pregato all'esterno. 
La storia non si è comunque conclusa qui. Dall'episodio è emersa, è apparsa evidente a tutti, la debolezza e la carenza organizzativa oltre che in termini di autorevolezza dell'eparchia di Piana degli Albanesi. Nessuno delle persone contessiote che attendevano l'opportuno intervento del Vescovo ha mai capito come mai quel prelato ritenesse più importante recarsi a celebrare matrimoni ad Acireale piuttosto che far aprire una chiesa che -si presume- sia destinata al culto di chi ha voglia.
-E' intervenuto, invece, il Vaticano nominando un "Delegato Pontificio" che avrebbe dovuto sistemare la vicenda, nel frattempo divenuta di interesse dei media regionali. Il "delegato" (nonostante nelle chiese orientali il vescovo non abbia gerarchie giurisdizionali superiori) ci provò, emise direttive immediatamente vanificate dal prete autoreferenziale (cfr. nella Pasqua successiva quando i greco-bizantini --come da secoli-- si presentarono nella Chiesa per altri canti e preghiere -Kristòs Anèsti- egli li trattenne fuori dalla chiesa per un pò di tempo perchè occupato, impegnato, a far prove di canto).
-Il "delegato pontificio", non l'eparca o comunque con l'eparca, decise alla fine di spostare ad altra sede il prete che per aprire la "sua chiesa" esigeva -commercialmente- ricompense in termini di influenza e rilevanza su "comitati" ed altre evidenze identitarie. 
Per tentare di spostare quel prete, e non si capisce quale sia stata la logica, il "delegato" ha anche voluto spostare il parroco greco-bizantino, la cui colpa, se così possiamo dire, è stata di essere rimasto all'esterno della Chiesa della Favara ogni volta che quel portone restava chiuso dall'interno.
-Il parroco greco-bizantino, persona docile e credente, fu immediatamente trasferito ad altra sede, ma il prete autoreferenziale non ha mai raggiunto la sua nuova sede (Piana degli Albanesi). Ha presentato ricorsi, ha mobilitato e messo in auge reclami di primo, secondo e ... terzo grado. Non ne ha mai vinta una di cause canoniche, però non ha mai adempiuto alle disposizioni che lo volevano trasferito altrove. E' stato finalmente -in attesa dei giudizi romani- dichiarato decaduto da parroco (sospeso, in termini canonici) e a lui è subentrato un prete, un prete che non punta per la sua autorevolezza ad essere autoreferenziale.
-Pur sospeso, il nostro, ha continuato ad essere retribuito e non ha mai adempiuto al trasferimento in altra sede. Qualcuno sostiene che abbia trascorso il tempo, i mesi, studiando teologia.
-In questi ultimi mesi anche la causa, il giudizio, di ultimo grado -stando ad alcune notizie- si metteva male ed il nostro ha ritenuto opportuno ritirare il ricorso. Meglio ritirare il ricorso che vedersi appiccicata addosso la sentenza inappellabile negativa.
- Ha ottenuto, si è adoperato per ottenere l'opportunità di una parrocchia nella diocesi di sua origine (Agrigento) e col consenso del Vescovo di Piana e del nuovo "delegato pontificio", recentemente subentrato al primo delegato, è da pochi giorni nuovamente titolare di una chiesa parrocchiale in quel di Agrigento.
-Auguri a lui. Con sincerità gli auguriamo di poter e voler essere colà strumento di inclusione.

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