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venerdì 11 novembre 2011

Democrazia, credibilità ... ed infine professionalità

Riflessioni pubbliche
Giacomo Vaciago è un economista vicino al professore Mario Monti. Riferendosi all’ex-commissario della Commissione Europea, oggi additato quale candidato a succedere a Berlusconi, Vaciago ha scritto: "E' l'unico nome che può farci recuperare credibilità sui mercati internazionali; dovrà piacere più al resto del mondo che agli italiani”.
Si, quest’ultima espressione ci lascia a riflettere: “dovrà piacere più al resto del mondo che agli italiani”, essa significa, o almeno ci lascia intuire:
-se vogliamo uscire dal tunnel della crisi è inutile che ci avventuriamo nei sentieri del politichese;
-nei momenti in cui la nave affonda non serve la democrazia ma la professionalità;
-in Occidente nei momenti decisivi non contano i rappresentanti delle masse (sindacati, partiti popolari etc.) bensì il salotto buono dei finanzieri di turno.
Personalmente chi scrive queste righe ritiene di conoscere -dalle letture- le grandi capacità scientifiche-culturali del professore Monti, e voterebbe volentieri una sua -eventuale quanto improbabile- lista elettorale. Però l’essere stato egli scelto solamente dai “salotti buoni” della borghesia italiana per il curriculum professionale lascia l’amaro in bocca.
Chi segue le vicende sociali ed economiche del paese, conosce cosa un personaggio come Mario Monti proporrà per risanare l’Italia:
“lacrime e sangue”.
Ciò che egli proporrà sta scritto infatti sui testi di economia politica che si ispirano al liberismo, più che al liberalismo.
Se la ricetta, nota, è amara e serve a riportare in sesto il paese gli italiani non si sottrarranno alla cura; è convincimento di tanti ma non di tutti.
Resta un “però”. La democrazia di un paese, di una nazione, è derogabile ?
E’ su questo interrogativo che probabilmente Napolitano, il tutore della nostra democrazia, esige il concorso nell’auspicato nuovo esecutivo di tutte le forze presenti il Parlamento. Se tutti i partiti concordano sul nome di Mario Monti, ritiene Napolitano, la sostanza del principio democratico è salva.
E’ davvero così ?
E se già Bossi e Di Pietro fanno problemi … come la mettiamo ?  E' sufficente che esista una maggioranza di volenterosi ?
E se al momento in cui Mario Monti passerà ad applicare ciò che l’economia politica (intesa come disciplina) prescrive per riassestare il sistema, cioè ‘lacrime e sangue’ sia con l'imposta patrimoniale (su cui il “salotto buono” milanese ha già dato l’ok) che con i tagli alla sanità e alle pensioni (e forse agli stipendi pubblici) e scatterà la protesta del paese che succederà ?, su quale spirito patriottico si sosterrà l’ipotetico governo Monti, se gli italiani sono un popolo che tende a privileggiare l'egoismo alla generosità nelle vicende civiche ? L'egoismo è peraltro dimostrato dai politicanti di tutte le sponde che da sei mesi dicono di volersi ridurre i trattamenti economici e -ancora oggi- risultano essere i più pagati dell'Europa (e del mondo).

Conclusione.
Esigenze della democrazia ed esigenze della finanza sono compatibili solo se esiste maturità civica diffusa, consapevolezza della situazione e soprattutto “equità” e “parità di condizioni nella comunità”.
Serve soprattutto la credibilità, con atti concreti, di chi assume responsabilità e vuole imporre sacrifici agli altri.
-Giuliano Amato, uno dei migliori cervelli del paese ha dimostrato in più occasioni di essere un "salvatore della patria", egli non è però credibile in questa fase storica nel dover imporre “lacrime e sangue” a nessuno se prima non rinuncia, egli per primo, ai suoi €. 35.000,oo di pensione mensile.
-Berlusconi, il paperone d’Italia, è scontato che non è credibile.
-Marcegaglia e tutti i signori che siedono nel “salotto buono” di Milano (nei pressi di Piazza Affari) non sono credibili perchè, lo dice il Vangelo, "dove sta il tuo tesoro, lì è il tuo cuore".
Monti può essere credibile se oltre alla competenza professionale, da tutti universalmente riconosciuta, mette in campo il consenso dell’intero arco parlamentare, ossia se saprà tagliare o imporre sacrifici sia ai "piani alti" che a quelli bassi della struttura sociale del paese. Anche se sappiamo bene che egli dice di voler, soltanto, eliminare i "privilegi", termine questo che sappiamo bene si presta a mille equivoci.
Raccogliere il consenso in Parlamento dove siedono 900 scilipodi è -certamente- questione di forma; ma la democrazia oltre che sostanza è anche forma.
Nè la sostanza nè la forma sono "negoziabili".

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