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venerdì 14 ottobre 2011

Sicilia. Come non indignarsi ? Come non insultare la classe dirigente più inetta d'Italia ?

da LA REPUBBLICA
Pensioni d'oro, il record della Sicilia

I regionali incassano il doppio degli statali. Nel 2010 la spesa è cresciuta del 5,5 per cento rispetto all'anno precedente.
Le buonuscite restano da favola: un direttore che va a riposo incassa 420 mila euro
di ANTONIO FRASCHILLA

Nella manovra appena varata, il ministro Giulio Tremonti taglia le pensioni degli statali, bloccando la rivalutazione per il biennio 2010-2012. Ma nell'Isola paradiso dei dipendenti pubblici non solo non ci sono strette in vista, ma gli assegni sono aumentati negli ultimi dieci anni del 40 per cento, garantendo adesso ai regionali una pensione media quasi doppia rispetto agli statali (39 mila euro all'anno contro i 23 mila) e tripla rispetto al comparto dei lavoratori dipendenti privati (15 mila euro).
Così nel 2010, in controtendenza con il dato nazionale, non solo la spesa complessiva della Regione per i suoi pensionati è cresciuta del 5,5 per cento rispetto all'anno precedente, ma in Sicilia continua il ricorso alle baby-pensioni per assistere un coniuge disabile. E le buonuscite, in dieci anni aumentate del 64 per cento, rimangono da favola, senza alcuna riduzione né rateizzazione come accade agli statali: un record spetta ai direttori regionali, che vanno in pensione incassando un assegno medio di 420.133 euro, come certificato della Corte dei conti, anche se hanno ricoperto l'incarico solo negli ultimi mesi della loro carriera. Nel 2001 la buonuscita per i direttori era di 129 mila euro: in dieci anni è cresciuta del 225 per cento.
Insomma, al di là dei casi limite come quello dell'ex direttore dell'Agenzia rifiuti, Felice Crosta, che da pensionato riceve dalla Regione un assegno da quasi 500 mila euro all'anno, più dell'indennità del capo dello Stato (che è di 220 mila euro), per i regionali gli assegni continuano a essere più pesanti degli statali.
Il divario tra l'"Isola del tesoro" e il resto d'Italia lo ha messo nero su bianco la Corte dei conti, che nell'ultimo giudizio di parifica sul bilancio di Palazzo d'Orleans è tornata a denunciare le diseguaglianze di trattamento pensionistico fra i regionali e gli statali, chiedendo "l'avvio di norme per una vera equiparazione". Sì, perché nonostante una legge regionale del 2004 prevedesse l'omologazione dei conteggi a fini pensionistici tra dipendenti dello Stato e della Regione, un cavillo consente ancora oggi ai regionali di andare in pensione continuando a calcolare l'ultima busta paga come riferimento per la quota retributiva.
La Corte denuncia così la crescita esponenziale di pensioni e buonuscite dal 2001 a oggi. I numeri fanno paura. Nel 2001 la pensione media di un direttore generale era di 3.871 euro al mese. Oggi, dopo la riforma della burocrazia, la pensione media di un direttore è di 6.334 euro al mese, con un incremento del 63 per cento. Un dirigente, invece, in caso di pensionamento riceverà un assegno medio di 3.966 euro, contro i 3.283 di dieci anni fa. Un funzionario, invece, 2.451 euro al mese contro i 1.850 del 2001.
Un discorso a parte riguarda le buonuscite d'oro che la Regione continua a versare ai suoi dipendenti, senza prevedere rateizzazioni o riduzioni, come fatto da Tremonti per gli statali. Oggi l'assegno medio staccato come buonuscita per un direttore che va in pensione è di ben 420.113 euro. La liquidazione media per un dirigente oggi è di 184.468 mila euro: anche per questo comparto l'assegno è cresciuto a dismisura rispetto al 2001, con un incremento del 123 per cento. Dieci anni fa un dirigente riceveva una buonuscita di 83 mila euro. Per funzionari e impiegati, invece, gli aumenti sono più contenuti: oggi la liquidazione media è di 63 mila euro, nel 2001 era di 40 mila euro.
Conti alla mano, non sorprende, viste queste cifre e gli incrementi negli ultimi dieci anni, che la spesa per pensioni e buonuscite della Regione è in costante aumento, nonostante la norma che nel 2004 ha equiparato regionali e statali. Nel 2010 la Regione ha speso per le pensioni 641 milioni di euro, con un incremento del 5,5 per cento rispetto all'anno precedente e del 56 per cento rispetto al 2001. Allo stesso tempo diminuiscono le entrate da contribuzione da parte dei dipendenti in servizio, scese del 17 per cento.
I conti rischiano di andare in tilt. E la spesa potrebbe crescere ancora nel 2011, anche a causa dell'incremento costante dei baby-pensionati in base alla legge 104: lo scorso anno sono andati in pensione anticipata, per assistere un congiunto disabile, 286 regionali, contro i 230 del 2009. Negli ultimi sette anni sono andati in pensione anticipata 1.261 regionali. Un privilegio che non esiste per gli statali.
Sarà comunque difficile avviare una stretta alle pensioni dei regionali, che rimangono incomparabili con quelle di tutti gli altri dipendenti pubblici. Se la pensione media di un regionale è di 40 mila euro all'anno, quella di un docente scolastico è di 20 mila euro, di un poliziotto è di 24 mila euro, di un ministeriale di 20 mila euro, di un dipendente universitario di non più di 34 mila euro. Alla Regione, insomma, si sta sempre meglio.



IL CASO
Dimezzata dalla Corte dei conti
La pensione da mille euro al giornoFelice Crosta, ex direttore dell'Agenzia regionale dei rifiuti, era stato posto in quiescenza con un vitalizio di 500 mila euro all'anno. I magistrati contabili hanno riportato la cifra all'ultimo stipendio percepito da Crosta da dirigente generale Felice Crosta

Felice Costa
PALERMO - L'ex direttore dell'Agenzia regionale per i rifiuti, Felice Crosta, non potrà incassare la pensione d'oro da mezzo milione di euro l'anno - 1369 euro al giorno - che gli era stata accordata dalla Regione siciliana, ma deve "accontentarsi" dei 219 mila euro lordi che l'amministrazione gli ha già riconosciuto come ex dirigente, la carica che ricopriva prima di essere posto fuori ruolo per dirigere l'Agenzia. Lo ha sancito la sezione giurisdizionale d'appello della Corte dei conti, che ha accolto il ricorso presentato dalla Presidenza della Regione contro la sentenza di primo grado che aveva accolto, invece, la richiesta di Crosta di riliquidare la pensione, raddoppiandola.
I fatti risalgono al 2006 quando l'ex dirigente, chiusa l'Agenzia per decisione del governo, ha chiesto di adeguare la pensione all'ultimo ricco assegno percepito. Crosta era già stato dirigente regionale, nel dipartimento Agricoltura e, anche in forza di una legge approvata nel 2005 - durante il governo presieduto da Salvatore Cuffaro - che faceva proprio al suo caso, fu possibile l'adeguamento del calcolo della pensione al più vantaggioso ultimo stipendio.
A quel punto, malgrado l'amministrazione abbia tentato di resistere concedendo 219 mila euro lordi all'anno, la Corte dei Conti aveva dato ragione a Crosta e la pensione era lievitata fino a 496 mila euro. La Regione avrebbe dovuto pagare a Crosta pure gli arretrati e la parte di Tfr non liquidata in precedenza facendo lievitare ancora le uscite. Ma i giudici contabili d'Appello (sentenza 289/A/2011 presidente Luciana Savagnone) hanno messo la parola fine al contenzioso evitando un ulteriore buco alle casse regionali. L'amministrazione regionale - scrivono i giudici contabili - correttamente ha determinato la pensione del suo dirigente sulla base del trattamento stipendiale goduto in servizio prima del collocamento fuori ruolo".

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