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lunedì 17 ottobre 2011

La democrazia, la politica, rischia di cedere il passo alla finanza

Chi leggendo i giornali, seguendo i tg (quelli di regime compresi) può non dirsi indignato per come vanno le cose in Italia ?
Ci sono purtroppo i violenti, i barbari, che non rispettano nè la vita nè i beni altrui, è vero. Ed i fatti recenti di Roma sono lì a ricordarcelo. Costoro (i violenti) sempre, nel passato, scorrendo la Storia, sono stati (al di là dei proclami che ostentano) i migliori alleati del potere, delle classi dominanti, dei poteri forti, perchè è sulla loro azione che scatta la re-azione.
Negli anni venti l'Italia viveva un periodo difficile, serviva allora un cambiamento politico che tenesse conto dei milioni di ex-combattenti tornati dal fronte e a cui era stata promessa la terra, l'abolizione del latifondo. C'erano tante forze liberali, socialiste, cattoliche che combattevano democraticamente per migliorare la società. Costoro vennero soverchiati anche allora dalla gente rumorosa, aggressiva, violenta che diede argomenti e spirito ad altri ancora più violenti: l'Italia si ritrovò infatti in quegli anni di lotte democratioche frammiste ad atti di violenza degli estremisti e dei fascisti co
n l'illegalità fascista divenuto "potere fascista"  e con coloro che avevano combattuto con le armi della democrazia in galera, o in esilio (Filippo Turati, Pietro Nenni, Sandro Pertini, f.lli Rosselli etc.).
 Oggi la gente, gli indignati, chiedono una società più onesta, più generosa, dove si possa vivere dignitosamente il presente e guardare con qualche speranza al futuro.
La protesta di oggi è figlia di una crisi economica che sembra senza fine.
I partiti da ormai lungo tempo danno, purtroppo, mostra di immaturità. Sono in lotta fra loro per il potere, ma nessuno nè a destrra nè a sinistra indica prospettive e vie di uscita dalla crisi. Avrebbero (i partiti) da combattere e fronteggiare i problemi complessi del momento ed invece per 'piccolezza morale e culturale' hanno come obiettivo il posto al sole.
Chi però non si accorge che dietro le quinte la lotta, la vera lotta, non è fra un partito e l'altro, fra un centro-destra ed un centro-sinistra, bensì fra potentati economici ?
Bersani, Alfano, Casini, Di Pietro sanno bene che le loro stature politiche ed intellettuali non sono tali da governare il paese. Sono infatti essi medesimi che che cercano alleanze extra-politiche con i  Montezemolo, le Marcegaglia, i Profumo, i Della Valle e tanti altri.
In Italia, la politica, nell'ultimo ventennio, dalla crisi della prima repubblica, si è trasformata in affarismo, in servilismo ai potentati. L'economia e la finanza hanno preso il sopravvento sulla politica. La stessa presenza di un Berlusconi sulla scena istituzionale è la manifestazione del declino della politica rispetto al mondo economico.
Oggi pure un Obama accolto dagli americani come il salvatore dall'oscurantismo bushiano è in grandi difficoltà. 
L'egoismo, dei paesi, delle banche, degli imprenditori, dei singoli rende difficile disegnare un nuovo mondo, una società diversa.
Ma gli indignati, oggi, servono, più che mai.
Da noi, in Sicilia, nel meridione, i giovani, i volenterosi di un mondo migliore, nonostante la dura realtà, servono, più che altrove. Costoro, gli indignati, devono poter rompere col fatalismo e devono poter lottare, senza violenza, per un riscatto che ancora qui da noi sembra troppo lontano, inimagginabile.

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