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domenica 18 settembre 2011

Agricoltura siciliana in difficoltà: Il P.S.R. (2007-2013) a poco più di un anno della scadenza vede impegnati solamente il 15% degli stanziamenti

Mi diceva un amico: "ho ceduto l'azienda agricola a mio figlio e questi ha ottenuto un finanziamento ad un progetto di rilancio Regione-Unione Europea di quasi 200 mila euro.
Dopo poche settimane mi ha detto che no, il finanziamento non è stato concesso.
In effetti per quanto riguarda i finanziamenti europei, stiamo messi davvero male, perché secondo chi vive davvero nel mondo agricolo, non solo siamo fortemente in ritardo, ma i bandi finora proposti per finanziare l'agricoltura siciliana non sono piaciuti affatto ai funzionari dell'Unione europea venuti a fare il punto sul disastro siciliano e, appunto, sull'avanzamento del Psr, il piano di sviluppo rurale, 2007-2013.
In un precedente scritto abbiamo riferito che dei 2 miliardi e cento milioni di cui il fondo dispone, ne è stato impegnato ad oggi solo uno scarso 15%, ma a Bruxelles non soltanto di questo si sono lamentati e si lamentano.
Recentemente due funzionari europei della direzione generale Agricoltura « hanno parlato di atteggiamento non idoneo adottato per la programmazione della spesa Piano sviluppo rurale. E poi, hanno sottolineato, non è ammissibile che la maggior parte delle risorse siano state allocate solo nelle misure dell'Asse I (competitività). Poco e niente invece è stato lasciato alle misure dell'asse II e III. Proprio l'asse III è quello delle misure volte al miglioramento della qualità della vita nei territori rurali. I funzionari hanno fatto notare come la maggior parte delle risorse siano state concentrate solo su alcune misure a scapito di moltissime altre che non hanno al momento nemmeno bandi aperti e finanziamenti ad esse destinati».
Dove sta l'errore ? Sta nel fatto che, stando ai dati dell'assessorato regionale, quasi i due terzi dell'intero budget dell'Asse III (che rappresenta appena il 10% dell'intero Psr) è stato allocato sulla misura 311, sottomisura A - agriturismo. Più del 50% delle risorse complessive comunitarie, invece, è stato destinato alle sottomisure dell'Asse I - competitività. E allora?
«Il problema nasce dal fatto - spiegano i funzionari in una intervista ad una rivista specialistica - che poco e nulla viene promosso nell'ottica della diversificazione degli investimenti, nell'ottica di finanziamenti che possano realmente dare frutto sul lungo periodo. L'Unione europea rimprovera all'assessorato di portare avanti la politica dell'importante è spendere, in qualsiasi modo. Ma investire senza un quadro di insieme chiaro e un progetto di lunga durata non ha senso. Si risolve il problema della "fame" di oggi ma si rimarrà a "pancia vuota" domani».
Nel quadro della totale depressione agricola e delle speranze che cadono nel nulla, c'è anche la cosiddetta misura 112, per l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro agricolo. Quella di cui mi parlava il mio amico. Funziona?
Per nulla, stando sempre alle obiezioni dei funzionari europei. Quali sono le condizioni del bando?
L'aiuto viene erogato unicamente all'interno del "pacchetto giovani" e ciò comporta l'accesso obbligatorio ad almeno un'altra misura del Psr che prevede investimenti. Tra gli impegni della misura ci sono anche quello a proseguire l'attività agricola per almeno cinque anni, un importo complessivo degli investimenti non superiore a 500 mila euro da effettuare al massimo entro 36 mesi dall'insediamento (il contributo si ferma al 50% del totale della spesa). Per quanto riguarda invece il premio unico è stato fissato in 40 mila euro per domanda accolta.
Al momento sono circa 4.200 i giovani che sono entrati in graduatoria e attendono il premio di insediamento. Le contraddizioni?
1. Se anche tutti e i 4200 aspiranti nuovi agricoltori presentassero la richiesta di finanziamento per l'importo minimo concesso, servirebbero altri 170 milioni di euro sulle misure collegate mentre la dotazione finanziaria è di soli 110 milioni.
2. Le banche avranno difficoltà a concedere finanziamenti in caso di accettazione della domanda. La maggior parte dei terreni infatti non è di proprietà ma solo in comodato d'uso.
3. Una voce presente in tutte le domande di adesione è l'acquisto di macchinari agricoli. Considerate le estensioni medie (10-12 ettari) dei terreni delle future aziende, si tratterebbe di una spesa inutilmente cara.
Insomma molti ci speravano su questa misura, ma Bruxelles sembra avere bocciato anche questa linea.
Restano tutti i problemi che si pesano a tonnellate. Anche dopo questa estate, come spiega il presidente regionale della Cia, Carmelo Gurrieri: «La crisi delle produzioni frutticole di questi mesi estivi (pesche, angurie, meloni, e ora uva da tavola, etc.) sta a dimostrare come i fattori trainanti la crisi siano tutti strutturali.
Da qui pesanti critiche alla azione dei governi nazionale e regionale i quali continuano a non avere alcuna strategia di interventi per il settore agricolo. Nella manovra nazionale recente non vi è alcun intervento che riguarda l'agricoltura. Gli stessi interventi per il ripianamento dei debiti voluti dal ministro Romano sono pressoché inapplicabili alla quasi totalità delle aziende agricole.
A livello regionale non va certamente meglio. Infatti nel Dpef predisposto dall'assessore Armao non vi è nulla che interessa l'agricoltura, il tanto decantato intervento per il credito di imposta è anch'esso attuabile per poche società agricole.
Aver bistrattato e ignorato le difficoltà dell'agricoltura significa fare un danno irreversibile all'intera economia regionale. La riduzione di oltre 6 milioni di giornate lavorative dal 2000 al 2011 e la perdita di oltre 30 mila braccianti impiegati nel settore stanno a dimostrare quanta incidenza ha il settore in ambito regionale. Adesso auspichiamo che la legge in discussione alla Regione affronti davvero strutturalmente queste problematiche».

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