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mercoledì 10 agosto 2011

La famiglia delle Suore Collegine nel 1900 - TRA STORIA ED EVENTI

 Sfogliamo insieme la rivista diretta da Don Enzo Cosentino ECO DELLA BRIGNA di Mezzojuso, n. 82/2011

TRA STORIA ED EVENTI: Intervento della Superiora Generale, Madre Paolina Mastrandrea, in occasione della presentazione del libro “Storia del Collegio di Maria di Mezzojuso”“Il dovere della memoria
combatte l’indifferenza
e colui che ascolta il testimone,
lo diventa a sua volta (Elie Wisel)
Mi piace iniziare questo mio breve intervento questa sera utilizzando il testo essenziale e puntuale di Elie Wisel, superstite dei campi di concentramento della II guerra mondiale. Ci ritorno spesso in verità e con la rinnovata consapevolezza che la memoria è un responsabile dovere, in fieri di testimonianza.
Tale è in effetti la condizione nella quale mi ritrovo quando guardo la storia di salvezza della mia amata Famiglia religiosa, la Congregazione delle Suore Collegine della S. Famiglia.
Prima, comunque, di addentrarmi nel discorso, desidero presentare i miei sentimenti di grande stima filiale a Sua Ecc.za., Mons. Sotir Ferra, Eparca Di Piana degli Albanesi, e porgere i miei più cordiali saluti ai due parroci delle parrocchie di Mezzojuso, Papas Pietro Lascari e Don Enzo Casentino, alla Prof.ssa Luciana Caminiti, al Professor Giuseppe di Miceli, agli autori del libro, alle mie amate sorelle collegine e a tutti coloro che questa sera prendono parte alla presente iniziativa.
Non mi è certamente facile raccogli ere nel poco tempo che mi è stato assegnato, l’iter spirituale ed apostolico che ha visto le comunità collegine, nel corso del 1900, tracciare solchi con l’aratro della loro presenza sul terreno della storia, vincendo per grazia di Dio, la stagione dell’isolamento ed entrando in quella dell’unità. Pertanto preferisco soffermarmi su quelle che, a mio avviso, costituiscono tre punte luminose di altrettanti svolte che la Congregazione ha vissuto nel XX secolo.
Procedo accennando brevemente al momento storico di riferimento, dunque ne sottolineo la portata e tento di raccoglierne l’eredità. Prima di continuare però desidero sgomberare il campo a possibili precomprensioni di ascolto: l’atteggiamento che mi spinge a parlare è dettato da un sentimento di profonda gratitudine nei confronti di Dio che fa bene tutte le cose e suscita nella storia uomini e donne che fanno angolo retto con la luce del suo amore. Altra spinta la trovo nel dovere di una memoria della storia della mia Congregazione che, seppure tra fili spezzati e pezzi riannodati, non ha desistito dal continuare l’opera del ricamo educativo per la cui missione Dio l’ha suscitata nel lontano 1717 nel cuore santo ed innamorato del Corradini, nostro Fondatore. La Famiglia collegina è stata curata da Dio Padre nel corso dei secoli, nutrita di coraggio evangelico e illuminata dal di dentro, mediante le lampade accese delle collegine che, secondo il dettame del Fondatore, con le loro buone opere hanno fatto luce a chi le ha viste. Dunque dovendomi soffermare sul ruolo spirituale e pastorale dei Collegi di Maria nel 1900 cerno tre avvenimenti, a mio avviso, tra quelli fondamentali:
- L’unione dei Collegi di Maria nel trentennio (1935-1965);
- L’apertura missionaria dell’Istituto con la missio ad gentes a partire dagli anni ‘80;
- Il risveglio spirituale della Congregazione tra carisma e spiritualità.

1. L’UNIONE DEI COLLEGI DI MARIA NEL TRENTENNIO (1935-1965)
Gli avvenimenti politici, con i conseguenti rivolgimenti del secolo XIX1, avevano messo a dura prova i Collegi di Maria, la cui debolezza era certamente la mancanza di una struttura unitaria che li collegasse, li coordinasse tra di loro e ne rinforzasse l’unità.
Per evitare il tracollo, Dio ha suscitato nel primo trentennio del 1900, tra l’episcopato siciliano, l’energica e saggia figura del Card. Luigi Lavitrano, Arcivescovo di Palermo.
Egli aveva intuito che l’isolamento (dal 1721, data della prima fondazione in Sicilia di un Collegio di Maria a Palermo nel quartiere “Olivella” fino al 1934 i Collegi di Maria erano vissuti infatti nella piena autonomia, la base comune era data dal riferimento alle Costituzioni Corradiniane) era stato causa precipua del decadere dei Collegi, pertanto occorreva dare loro un centro di unità. Per di più la pubblicazione di una circolare fascista del 05 febbraio 1933 tendeva a fare incamerare da parte del Governo i Collegi di Maria per farne sedi dell’Opera nazionale Balilla. Ottenuto l’unanime consenso dell’episcopato siciliano nel giugno del 1933 il Card. Lavitrano presentò alla Santa Sede uno schema delle Costituzioni Corradiniane riformate alla luce del Codice del Diritto Canonico. Lo stesso papa Pio XI alzò la sua voce a difesa dei Collegi di Maria in Sicilia: “No!- ebbe a dire allo stesso Lavitrano - I Collegi di Maria non devono perire! Mussolini questa pillola la deve inghiottire!”. Per un piano misterioso e provvidenziale, inizia così l’opera dell’unità; il Card. Lavitrano e la Madre Veronica Modica (Superiora provinciale nel 1935 e Superiora generale nell’ottobre del 1942), danno avvio al processo di riforma che porterà all’unione dei Collegi di Maria. Dal momento in cui ai 17 collegi dell’Arcidiocesi di Palermo, progressivamente si vanno unendo tutti gli altri fino agli ultimi, i collegi della diocesi di Cefalù, passano dunque ben 30 anni (1935-1965).
Nelle parole di Don Francesco La Spina, sacerdote particolarmente innamorato del Corradini, benefattore della Congregazione ed estimatore insigne della formazione spirituale, troviamo una cifra per comprendere il valore che tale processo di unificazione ha significato: “Collegi di Maria, gioite perché l’Istituto come un mosaico lentamente si ricompone, vive ancora per la protezione e per la guida celeste del Fondatore. Ritrovate la forza, la gioia, l’entusiasmo della grandi ore, perché l’Istituto continui ancora a far fiorire la città in ogni forma di virtù, bontà di vita e buone arti”.
La gioia, intesa come grazia pasquale del Risorto che dona il suo spirito perché già da ora possiamo vivere da risorti, è il sentimento che ci pervade come collegine nel considerare che il lungo processo di unità della Congregazione, rimasto, per così dire, in incubazione per ben due secoli, è primavera di vita! L’unità della nostra Famiglia religiosa ha significato il recupero consapevole ed impegnato dell’urgenza di rassodare l’identità carismatica e spirituale della Congregazione, l’imperativo evangelico di conversione e di t testimonianza, la ricerca di radici native senza più approssimazioni parziali, l’impegno reciproco a “tenerci in vita” donandoci l’una l’altra vita. E come per le tessere di un mosaico, il cui disegno è stato da sempre unitario nella mente di Dio, il processo di unità ha obbligato noi collegine a riscoprire l’autentica paternità corradiniana con il relativo imperativo dell’educare secondo il cuore materno di Dio. In tutto ciò si è potuto registrare nella storia della spiritualità collegina, un progressivo invito a manifestare nel dopo Concilio il volto comunitario della Chiesa, quale casa e scuola di comunione.

2. L’APERTURA MISSIONARIA DELL’ISTITUTO CON LA MISSIO AD GENTES A PARTIRE DAGLI ANNI ‘80
Nell’agosto del 1979 viene eletta Superiora generale Madre Eugenia Muscarella, il suo governo sarà breve, ma di grande significato: ella rilancia con grande forza e vigore evangelico la vita spirituale della Congregazionee dopo 250 di presenza delle comunità collegine nella terra di Sicilia apre alla missione. Prima presenza a Migoli, piccolo e poverissimo villaggio della savana tanzaniana. In alcuni suoi discorsi è possibile cogliere la di lei profonda consapevolezza circa la dinamica evangelica di speranza e di doveroso annuncio che l’Istituto doveva assumersi in obbedienza alla comunione missionaria che la vita consacrata deve vivere insieme alla Chiesa.
Affermava infatti la madre:«Come Chiesa, come ogni cristiano, così ogni Istituto religioso deve essere missionario al fine di espandere il Regno di Dio tra le genti. Pertanto la nostra Congregazione non può sentirsi appieno soddisfatta e realizzata nell’attuazione del proprio carisma, se non sente, se non brucia, se non palpita, se non anela trovarsi con la preghiera e l’azione là dove urge una testimonianza di fedeltà, di amore, di servizio».
Le sue parole sono state di una forza edificante e straordinaria, quando poi ha avvertito la preoccupazione delle suore di essere già in poche e per di più con una grande scarsezza di vocazioni.
Dunque, facendosene cosciente interprete, ha rilanciato la sfida evangelica della chiamata missionaria che non conta sui numeri, ma sulla fede! È ancora Madre Eugenia a dire:“ Cristo non ci invita a dare al povero quando siamo nell’abbondanza!... Ebbene, care sorelle, siamo oggi noi che come la vedova del vangelo, offriamo i nostri primi spiccioli, il necessario per seguire l’invito, il mandato di Gesù: andate per tutto il mondo, predicate il vangelo ad ogni creatura!”.
L’invito è stato raccolto dalle Collegine che si sono fidate più di Dio che di se stesse. Oggi la Congregazione è pre-sente in Africa in due nazioni, la Tanzania e il Kenya con orfanotrofi, ospedali, scuole, una casa per bambini affetti da AIDS, educandati; è presente dal 1982 in Inghilterra con l’apostolato presso gli emigrati e lavora insieme alla missione cattolica italiana; è presente in Polonia con la scuola dell’infanzia e la catechesi ai fratelli carcerati; in Messico con la formazione scolastica e l’evangelizzazione delle popolazione indigene delle montagne; è presente nell’Europa dell’est in Albania dal 1999 con il primo annuncio alla gente delle terre povere della Mirdita, zona nord del paese, e dal 2002 vive a Perlat (Romania) tra le pochissime
famiglie cattoliche ivi presenti. Lo slancio missionario collegino ha ancora una volta confermato che solo sotto la regia dello Spirito è possibile operare un cammino tra le genti che, da estranei e lontani, sono diventati fratelli e vicini.
Ma come non leggere in questa peregrinatio missionaria una particolare benedizione di Dio? È questa l’opera del Signore: Lui ha svegliato e messo in atto la fantasia del carisma educativo, che non può rimanere ingabbiato né nelle persone, né nei luoghi, poiché è infatti Sua epifania, rinnovato evento di pentecoste!

3. IL RISVEGLIO SPIRITUALE DELLA CONGREGAZIONE TRA CARISMA e SPIRITUALITÀ
Un’altra punta luminosa del ‘900 collegino sento il dovere di sottolineare brevemente: il risveglio spirituale vissuto dalla Congregazione in ragione di una maggiore consapevolezza tanto della spiritualità quanto del carisma.
Lo sforzo compiuto negli anni successivi all’unità dell’Istituto, con tutto quello che è significato in termini di formazione, di studi, di pubblicazioni, di incontri, di approfondimenti, di traferimenti di suore da una casa all’altra… ha lavorato ad una cementificazione delle comunità collegine. Esse infatti, nel Servo di Dio, Card. P. M. Corradini, riconoscono il loro Fondatore, nella spiritualità della Santa Famiglia, rintracciano la prospettiva spirituale attraverso la quale leggere e attuare il Vangelo e nel carisma della carità educativa di Gesù Maestro, danno voce alla missione specifica loro assegnata per essere in mezzo agli uomini, soprattutto fra i piccoli, che sono i prediletti del Signore, il volto materno di Dio.
L’imperativo dell’educare ad una vita buona secondo il vangelo, programma della chiesa italiana del decennio in corso, è per noi suore collegine una questione di vita, di essenza; la collegina non è tale se non è educatrice. E nell’educare ella si ispira alle icone evangeliche di Gesù che prende sulle ginocchia i bambini ed ha compassione delle folle che ammaestra e sfama.
L’idea fondamentale che ispira il ministero educativo collegino è quella che sta alla base del Progetto educativo della Congregazione: “Educare, scelta d’amore che provoca all’esistenza, fa nascere l’uomo nuovo, libera, responsabilizza, suscita dinamismi d’impegno e di servizio.
Se dovessi poi raccogliere un contributo pedagogico significativo che, consapevolemente o inconsapevolmente, le collegine danno alla formazione oggi, lo individuo in quella che definisco una pedagogia narrativa. Sì, la forza del progetto educativo collegino sta in questa attenzione alla crescita dei piccoli e dei giovani, tenendo conto di tutte le componenti della persona: corpo, mente, cuore, che nella narrazione trovano un loro equilibrio e una buona fonte di nutrimento. Un po’, per farla breve, ma con i dovuto distinguo, come Gesù fa attraverso le parabole.
Nella Santissima Trinità le collegine trovano i modelli a cui ispirarsi per una vera formazione: Il Padre che educa, il Figlio che forma, lo Spirito che accompagna, mentre nella famiglia di Nazareth, luce trisolare sulla terra, attinge lo stile e gli atteggiamenti che fanno di ogni azione educativa un evento intimo e pieno di prospettive future.
Volendo concludere questo mio intervento, che sebbene con grandi lacune mi ha permesso di ripercorre con voi gli eventi salienti della Congregazione delle Suore collegine della Santa Famiglia nel corso del secolo XX, a mio avviso, leggo in tale iter una triplice chiamata che Dio, nella sua grande bontà, rivolge a noi figlie del Corradini:
- la chiamata alla comunione nell’evento dell’unità dei Collegi di Maria;
- la chiamata alla universalità dell’annuncio nell’apertura missionaria;
- la chiamata alla radicalità nell’imperativo del risveglio spirituale e carismatico.
Ecco, penso proprio che il dovere della memoria deve combattere l’indifferenza che è cecità, ed avviare sempre più un processo di svelamento della grazia in atto, sicché nell’ascolto dei testimoni che la storia non la raccontano, ma la costruiscono, possa nascere in ciascuno di noi l’esigenza di divenire, a nostra volta, dei testimoni autentici.
Penso che noi suore collegine in questo XXI secolo abbiamo da portare avanti la nostra corsa:
- traducendo l’unità della comunione in percorsi di umanizzazione che epifanizzano l’agape trinitaria ed alimentano la speranza dell’umanità;
- annunciando il Cristo, quale vero ed autentico volto dell’uomo, e puntando a quell’unità di vita che nella testimonianza lascia trasparire la forza trasfiguratrice della grazia divina che genera, educa, si prende cura e libera.
Ringrazio tutti coloro che oggi mi hanno permesso di potere intervenire in questa occasione molto bella che colgo quale opportunità che traccia solchi significativi nella storia non solo dei collegi di Maria, ma di tutte le comunità che dalle collegine sono state servite per generazioni e generazioni. Di certo la mia gratitudine va a quanti hanno permesso la pubblicazione del libro e dunque agli autori, e a coloro che hanno avuto la bontà di organizzare questo avvenimento, curandolo nei particolari.
Sia Benedetto Dio, autore assoluto e insuperabile di autentici e rivoluzionari risvegli!

Nota: 1 La lotta contro i “Consigli degli Ospizi” (07/6/1820); la lotta contro la “Legge di soppressione” (dal 7/7/1866 al 1871); la lotta contro il Ministero della Pubblica Istruzione (1890-1896).
La Superiora generale
Madre Paolina Mastr


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