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giovedì 18 agosto 2011

La casta non mollerà mai l'osso

Sei politici, ex deputati dell'Ars, contestano la delibera del consiglio di presidenza con cui nel gennaio scorso è stato vietato il cumulo del vitalizio regionale e dello stipendio da parlamentare nazionale.
Non hanno un mestiere e
sanno fare solamente i politicanti-sanguisughe
Hanno presentato ricorso alla sezione giurisdizionale di Palermo della Corte dei Conti apponento la firma in bella grafia;
-Calogero Mannino (gruppo Misto, dopo aver lasciato il Pid per fondare un suo movimento) 
-Alessandro Pagano (Pdl) 
-Sebastiano Burgaretta (Pdl)
-Giuseppe Firrarello (Pdl) 
-Salvo Fleres (Forza del Sud) 
-Vladimiro Crisaflulli del Pd.
Tutti ricevevano dall'amministrazione dell'Ars un assegno vitalizio tra i tre e i seimila euro al mese, per la loro trascorsa attività di deputati regionali. Somme che si aggiungono agli attuali stipendi (fino a 14 mila euro ed oltre con incarichi nelle commissioni, comprese le indennità per i portaborse) che i sei uomini politici riscuotono come parlamentari.
I ricorrenti sostengono che la decisione del Consiglio di presidenza dell'Ars è illegittima perché non sarebbe possibile bloccare il pagamento di un vitalizio che è legato al versamento di contribuzione (contribuzioni che non hanno nulla a che fare con le regole degli "umani" gestiti dall'Inps).
Questi sei parlamentari sono in carica e nei prossimi giorni voteranno tutti perchè gli italiani facciano sacrifici (lacrime e sangue); loro continueranno a fare le sanguisughe.
E' fortuna che non li abbiamo votati noi: sono tutti e sei "nominati" da tre italiani 'più eguali degli altri': Berlusconi, Casini e D'Alema.

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