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domenica 28 agosto 2011

Anche le diocesi italiane dovrebbero pubblicare lo "stato patrimoniale" come avviene in tutti i paesi europei

Secondo il quotidiano della Conferenza episcopale “Avvenire” contro la Chiesa è in atto un complotto, anzi l’aggressione di un serpente a due teste.
L’una testa è radicale, l’altra è massonica. I nemici della Chiesa, scrive, cercano un “bersaglio da additare all’odio popolare”.
In un fondo il direttore del giornale attacca radicali e giornalisti, di alcune testate, colpevoli di “spacciare leggende nere e cifrati anatemi contro la Chiesa” e denuncia un fantomatico “ordine di attacco… dev’essere detto che la salvezza dell’Italia in crisi sta nel colpire la Chiesa”.
Questi nemici aizzati dai radicali sono spietati. Vogliono (secondo l’editoriale di Avvenire) fulminare di tasse “mense dei poveri, case di accoglienza, oratori, ostelli, scuole, musei”.
In realtà alcuni giornali ed i radicali di Pannella, nelle settimane scorse, hanno posto l’interrogativo se sia giusto o meno che anche la Chiesa Cattolica concorra all’attuale momento di difficoltà del bilancio dello stato.
E’ stata sollevata anche l’opportunità e la necessità che le diocesi presentino un bilancio pubblico dei propri beni mobili e immobili come avviene in altri paesi europei. Circostanza questa che anche questo blog ritiene doverosa verso i fedeli ed utile ai fedeli medesimi (trasparenza).
La posizione dei radicali è arcinota da sempre e sostiene che l’Ici si debba pagare per gli immobili destinati ad attività commerciale. Escluse le attività di culto e cura delle anime, formazione del clero, scopi missionari, catechesi, educazione cristiana, assistenza, beneficenza, educazione.
Fatichiamo pure noi, che cristiani convinti ci dichiariamo, a vedere in questa formulazione un odio per la Chiesa.
Fede e senso civico non sono affatto in contrasto, anzi.

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