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venerdì 4 marzo 2011

L'attacco alla scuola pubblica-statale di Berlusconi

di Nicola Graffagnini
Quando i leader sbagliano volutamente i verbi che usano …….a proposito della Scuola che invece resiste ….
Berlusconi allineato
E’ il caso recente del verbo inculcare, sbagliato volutamente dal Premier a proposito dell’azione della scuola italiana che viene messa in elenco con altri ordini dello Stato intenti a orientare….sul colore rosso, dai più piccoli ai più grandi … i cittadini italiani ….
Per la scuola l’interrogativo e la necessaria risposta è duplice, come sul dirsi “cornuta e mazziata“ dopo i tagli da miliardi operati ..in modo indiscriminato ..da questo governo.
Inculcare, secondo il dizionario De Agostini … vuol dire : “fare entrare, imprimere nella mente e nell’animo di qualcuno con insistenza …. precetti e sentimenti, dal latino inculcare, ovvero …premere col piede, calcare ..” .. per la verità sembra un verbo molto lontano da ciò che è considerato il frutto dell’incontro tra il docente e l’allievo nella scuola che rimane ancora l’ambiente costituito appositamente per favorire, nel migliore dei modi tale rapporto esclusivo docente-alunno.
Berlusconi travisato
Per fortuna a nessuno degli storici italiani intervenuti sulla Festa dell’Unità d’Italia è sfuggita l’azione positiva e unitaria della Scuola italiana.
Se poi vogliamo riferirci ad una delle scuole più conosciute dell’epoca greca, la memoria va subito alla scuola socratica, caratterizzata dal metodo della maieutica, cioè a quel lungo… procedimento per cui il docente pian piano nel suo rapporto di insegnamento, tende a far venir fuori il meglio da ogni alunno, attendendo con pazienza i suoi tempi, appunto come una buona levatrice, come esemplificava il Maestro ai suoi scolari.
Per questo i buoni Docenti raccomandano di essere pazienti e saper aspettare i ritmi di ciascun allievo, in quanto la maturazione e la motivazione ad applicarsi, a seguire, a comprendere non arrivano a tutti nello stesso modo e al proposito vale tantissimo ancora la lezione lasciataci dalla scuola di Don Milani.
Mi sembra che tutto questo non abbia null’altro da dividere con l’azione poco educativa evocata dal verbo inculcare …. .
I metodi antichi di insegnamento accanto a quelli ancor più recenti, erano la materia forte nei programmi del vecchio istituto magistrale e ora nei programmi più recenti di Scienza della formazione, ma tutti parlano di un arco temporale molto lungo in cui viene formandosi pian piano il processo educativo dell’alunno …. Infatti è notorio a tutti che le ricadute dell’insegnamento non sono verificabili se non in tempi lunghi.
Debbo dire che tanti della mia generazione abbracciarono l’insegnamento, senza pensare sul momento al ritorno economico, mi ricordo che allora prepararsi al concorso Magistrale diventava un percorso ad ostacoli, tanto che molti preparatori facevano riferimento nel programma di studio alla famosa vocazione all’insegnamento, che per quei tempi era vissuta come una vera e propria vocazione quasi religiosa.
Debbo dire che la fiction televisiva sulla scuola trasmessa da RAI Uno, ove la Littizzetto impersona il ruolo di una Docente che crede nel proprio lavoro come una missione, rende bene quel che voglio accennare in queste righe, e debbo dire che tutte le sei puntate mi sono piaciute, perché sembra palese che il testo e la sceneggiatura siano stati scritti da insegnanti che hanno vissuto sulla propria pelle quella quotidianità, fatta anche da tanti vuoti e pieghe normative che si superano con la vocazione che rimane quella marcia in più della “motivazione a resistere” per cui oggi nella scuola si resiste giorno dopo giorno in una professione che alla fine ti consente di trarre la soddisfazione da quell’alunno che hai aiutato ad uscire fuori da una crisi e che hai orientato in modo positivo ad impegnarsi nello studio autonomo.
A quanto pare attaccare le istituzioni più antiche e più rispettate, rappresenta ormai lo sport oratorio di un Signore che ogni giorno ne spara una più grande della precedente, sicuro come ormai che ogni sua parola verrà a formare poi i titoli di prima pagina dei suoi giornali e ad influenzare anche gli altri, che fanno da eco, con fiumi di parole infinite.
Il ricorso al capro espiatorio rappresenta per l’uomo una delle pratiche più antiche ma di solito sono la spia delle società decadenti o degli Imperi in rovina.
NG

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