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lunedì 7 marzo 2011

150° dall'Unità d'Italia. Contessa 1860-1960 in un libro dell'antropologo Anton Blok

Anton Blok
E' nostro proposito, del Blog, celebrare il 150' anniversario dell'Unita' d'Italia, secondo i sentimenti che riteniamo di volere e potere esternare. Abbiamo iniziato a farlo da qualche mese con la pubblicazione di alcuni scritti di Storia; scritti che analizzano fenomeni di carattere regionale, della Sicilia, all'interno del processo di unificazione della nostra nazione.
I 150 anni dell'unificazione possiamo tuttavia trattarli, sul piano storico, in maniera piu' peculiare e piu' coinvolgente partendo, o per meglio dire, avendo come testo, come libro di riferimento, utile per sviluppare vicende, idee e processi sociali della nostra terra, il volume di Anton Blok, scritto dall'antropologo olandese dopo che egli trascorse un lungo periodo, negli anni sessanta del Novecento, nel nostro paese, Contessa Entellina.
Anton Blok e' un antropologo di fama internazionale che ha insegnato per lunghi anni nell'Universita' di Amsterdam ed in varie altre universita' americane ed europee; ha scritto vari libri, dispense ed articoli i cui testi sono, in buona parte, pure disponibili nella biblioteca di Contessa Entellina, dove lo stesso autore ha voluto che fossero conservati. Nel 1998 il Comune di Contessa Entellina gli ha conferito la cittadinanza onoraria ed egli e' tornato per pochi giorni a rivedere i luoghi, le persone ed i contesti sociali che gli erano stati cari negli anni giovanili, quando conduceva la ricerca che gli avrebbe consentito il conseguimento del dottorato nella sua Universita'. Egli visse a Contessa Entellina in un periodo in cui il nostro paese era ancora, culturalmente, socialmente e umanamente chiuso rispetto al mondo esterno. Si inseri' in quella comunita' povera, guardinga ed in parte diffidente (soprattutto gli ambienti che si ritenevano piu' evoluti) guadagnandosi la simpatia e la stima di tanti cittadini grazie alla semplicità' del suo atteggiarsi e alla grande curiosità intellettuale per tutto cio' che era il modo di agire dei contessioti.
Tutti in paese, in quei primi anni degli anni sessanta del Novecento, mentre era ai suoi apici il flusso migratorio verso la Svizzera, la Germania e la Francia, vennero a contatto col giovane Anton per scambiare opinioni, per raccontare memorie, per spiegare ragioni dei perche' si operava in quel modo piuttosto che in un modo diverso. Anton era interessatissimo a tutto: ai racconti, alle descrizioni, ai modi di fare, ai gesti, agli approcci e alle relazioni che si intrecciavano all'interno della comunita'.
Tutto quanto egli apprendeva sul modo di comportarsi dei contessioti non gli serviva per giudicare o per raffrontare le relazioni sociali di una societa' prettamente contadina quale era quella di Contessa di quegli anni con la societa' evoluta e capitalistica dell'Olanda. Anton si e' innamorato di quella Contessa, che invece molti di noi non ricordano piu' o (purtroppo) non vogliono piu' ricordare. Nessuno di noi oggi ha memoria cosi' precisa, cosi' dettagliata e cosi' benevola di Contessa pre-terremoto come quella che ancora oggi conserva Anton Blok nei suoi scritti, ma anche nella sua viva coscienza.
Nessuno di noi oggi dispone di un patrimonio fotografico e descrittivo della società" rurale contessiota come l'antropologo olandese.
La domanda che tutti, a Contessa, allora facevano al giovane studente era: "Perche' sei venuto qui ? perche' non sei andato in un paese piu' grande, piu' comodo, piu' accogliente ?".
La sua risposta, spiegata mille volte, era: "Perche' mi serviva un ambiente di dimensioni ridotte ove poter studiare l'intrecciarsi delle relazioni sociali in un ambiente rurale. La mia prima tappa e' stata Bisacquino, dove pero' le dimensioni erano troppo ampie per lo studio propostomi, cosicche' a me restava da visitare in alternativa o Giuliana o Contessa Entellina. Occasionalmente ho conosciuto nella piazza di Bisacquino Papas Janni Di Maggio a cui ho chiesto passaggio, sulla sua Fiat 600, per Contessa. Durante il viaggio il sacerdote mi descrisse il contesto contessioto che mi sembro' quello piu' rispondente alla mia ricerca; come in effetti dopo ho potuto personalmente verificare".
La ricerca del sociologo olandese si svolse quindi sul campo, ossia dialogando giornalmente con la gente, studiando la stratificazione sociale e la pratica quotidiana nei rapporti di forza economica all'interno dell'ambiente contadino, ma anche consultando archivi, biblioteche e realta' accademiche.
 Dal suo lavoro e' nato il libro, noto in tutto il mondo in quanto tradotto in inglese, tedesco, italiano e probabilmente in altre lingue, dal titolo: "La mafia di un villaggio siciliano, 1860-1960"; pubblicato in Italia in piu' edizioni, la prima della quale dalla Einaudi.
Il titolo verosimilmente ha lasciato perplessi alcuni ambienti contessioti, ma e' leggendolo ed assorbendone lo spirito che si coglie la sostanza culturale che giustifica quel messaggio.
Il libro non e' altro che l'analisi di una realta' umana, di un microcosmo, da cui e' facile estrapolare ragioni e meccanismi che -conseguentemente- permettono di capire gli avvenimenti ed i fenomeni del contesto piu' ampio, della Sicilia.
Da un microcosmo, facile da studiare perche' piccolo, si estrapolano i meccanismi economici ed istituzionali che regolano il macrocosmo circostante, che regolano il modo di agire della società più ampia siciliana.
Leggendo il libro si colgono tutte per intero le ragioni di una Sicilia che imbocca sentieri diversi dalla crescita civile perseguiti dallo Stato unitario. E' facile -via via che si leggono le pagine del libro- cogliere il perche', o meglio le ragioni per cui il corso della storia unitaria si è divaricato di qua' dello stretto di Messina rispetto al resto della penisola. E' facile rendersi conto del perche' la malapianta ha potuto mettere radici così profonde qui da noi, in Sicilia.
Anton Blok e' oggi, in qualsiasi paese del mondo, l'autore indispensabile da leggere per chi vuole capire qualcosa della mafia e non c'e' libro di storia della Sicilia che non contempla il frutto del suo lavoro nella bibliografia.
Egli e' stato a Contessa Entellina ancora una volta quattro/cinque anni fa', dopo aver ricevuto, nel 1998, la cittadinanza onoraria del nostro Comune -quando sindaco era Piero Cuccia-. Nella prima ricorrenza il Comune ha organizzato un grande Convegno nell'Auditorium con la partecipazione di parlamentari, storici e alti funzionari dello Stato, che hanno fatto il punto sulla lotta contro il fenomeno mafioso e che ha avuto ampia risonanza sui media regionali, sia giornalistici che televisivi.
Contiamo, noi del Blog e non solo noi, di riaverlo ancora qui, a Contessa, per fornirci quelle chiavi di lettura della nostra storia che ancora sconosciamo o, chissa', inconsciamente sviamo dal voler conoscere. Eppure noi tutti siciliani dovremmo aver raggiunto la maturita' per sapere e volere leggere attentamente la realta' che ci sta attorno.
Il blog tentera' nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, di commentare tratti dell'interessante libro.
Sarà' il nostro modo, e riteniamo che sia opportuno, per celebrare il 150' dell'Unita'. L'Unita' nazionale dell'Italia va ricordata infatti con la riflessione e con la crescita della coscienza civica non con le fanfare, riteniamo noi.
Domenico Clesi

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