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giovedì 31 marzo 2011

L'interno dell'isola, la campagna, sempre più spopolata

La Primavera è iniziata e la campagna svela un volto ricco di colori e attrazioni. Dalle nostre parti, in quest'angolo della Sicilia centro-occidentale, si conferma comunque la visione di una campagna silenziosa e disabitata, dove qua e là si notano frane che abbattono strade della viabilità provinciale e vecchie tracce di insediamenti contadini, ma che deviano pure il corso delle acque con conseguenti smottamenti ed inondazioni. Sono tutti segni di una campagna abbandonata perché gli agricoltori non riescono a far quadrare i conti. I costi della coltivazione superano i ricavi derivanti dalla produzione e tuttavia il costo della vita, compreso il costo della vita in campagna, aumenta in maniera incontrollata.
L’abbandono delle campagne risale a parecchi anni fa, dagli anni sessanta del Novecento, negli anni più recenti ha assunto però corpo sempre più consistente. I territori della campagna (noi ci soffermiamo ad osservare la campagna di Contessa Entellina, ma le considerazioni valgono per l’intero territorio interno della Sicilia), il nostro territorio è sempre meno presidiato dalla presenza umana e lo dimostra la mancata regimazione delle acque e le conseguenti erosioni dei terreni. Qua e là sono frequentissimi i dissesti ambientali. Si tratta di conseguenze inevitabili in un territorio collinare che gradualmente viene dismesso dalle umane cure della coltivazione.
Cinquecento anni fa queste terre erano disabitate, molto più di adesso, erano aree desolate. Quando gli arberesh (in quei tempi non erano, nè più nè meno, che degli immigrati come gli odierni tunisini di Lampedusa) arrivarono qui non esistevano la gran parte dei paesi con cui Contessa adesso confina; mancavano Camporeale, Poggioreale, Salaparuta, Santa Ninfa, Santa Margherita Belice, Roccamena e forse ancora qualche altro paese.
Dopo l’arrivo degli arberesh questo angolo della Sicilia Occidentale cominciò gradualmente a popolarsi perché l’agricoltura, l’agricoltura sia pure feudale e baronale, garantiva di che vivevere a sempre più persone.
L’abbandono dei nostri tempi di questa, di queste zone è segno più che palese che quella funzione economica, produttiva è venuta cessando.
Hanno ragione gli economisti che attribuiscono alla Storia, alla Storia dell’uomo, una direzione materialistica ? E' probabilissimo.

Papàs Vito Stassi, riposa nel Signore

ripreso da Eco della Brigna n. 80/2011
Era nato a Piana degli Albanesi il 15 dicembre 1937 ed era Protopresbitero-Parroco della Parrocchia San Nicolò dei Greci alla Martorana e Vicario generale dell’Eparchia di Piana degli Albanesi.
Sabato 19 febbraio 2011, a Palermo, all’età di 73 anni, improvvisamente a seguito di una crisi cardiaca, è morto Papàs Vito Stassi, Protopresbitero-Parroco della Parrocchia San Nicolò dei Greci alla Martorana e Vicario generale dell’Eparchia di Piana degli Albanesi.
Papàs Vito Stassi nasce a Piana degli Albanesi il 15 dicembre 1937; nel 1948 entra nel Seminario Italo-Albanese di Palermo dove frequenta le prime due classi ginnasiali; nel 1950 porta a termine gli studi ginnasiali nel seminario di Piana degli Albanesi; nel 1953 passa al Seminario Benedetto XV di Grottaferrata dovecompie gli studi classici. Nel 1956 passa al Pontificio Collegio Greco in Roma dove, presso la Pontifìcia Università Gregoriana, consegue il Baccalaureato in filosofia e in Sacra Teologia. Nel 1959 riceve il Lettorato; l’11 dicembre 1960 a Roma viene ordinato Ipodiacono; il 15 gennaio 1961 riceve il Diaconato. Il 19  novembre 1961, nella chiesa della Madonna Odigitria, riceve dalle mani di S.E Mons. Giuseppe Perniciaro, l’ordine sacro del Presbiterato. Il 1° settembre 1962 viene nominato Maestro di disciplina  del Seminario diocesano; nell’ottobre 1963 viene incaricato di insegnare nel seminario minore, viene anche nominato delegato vescovile dell’Azione Cattolica e Direttore dell’Ufficio Catechistico dell’Eparchia. Il 1° settembre 1964 viene nominato mansionario della cattedrale di Piana. Si trasferisce quindi a Palermo per prestareservizio alla Chiesa della Martorana in qualità di vice parroco, essendovi parroco il Rev. Papàs Matteo Sciambra. Dal 1964 al 1984 è Membro della Commissione Presbiterale Regionale, dal 1973 al 1985 è Segretario Regionale dell’Ufficio Catechistico. Il 24 marzo 1968, in seguito al decesso del predetto Rev. Papàs Matteo Sciambra, Papàs Vito veniva nominato parroco di San Nicolò dei Greci, Concattedrale dell’Eparchia di Piana degli Albanesi. E’ stato Vice Presidente della Commissione Regionale Ecumenica. Il 19 novembre 1986, 25mo di ordinazione sacerdotale, il vescovo Ercole Lupinacci lo nomina Protopresbitero. Il 28 settembre 2010 viene nominato Protosincello dell’Eparchia.
Stimato da tutti, Papàs Vito Stassi lascia un vuoto incolmabile in un momento difficile del nostro cammino eparchiale, in cui tutti speravamo che la sua nomina a Vicario generale potesse far rivivere in noi le ragioni della nostra esistenza come comunità eparchiale. Fin dal primo incontro con il clero, ha offerto la sua disponibilità a lavorare senza risparmiarsi ed ha chiesto a tutti i presbiteri l’aiuto e la collaborazione per riprendere un cammino volto alla ricostruzione dell’Eparchia, che con immensi sacrifici i nostri Padri hanno faticosamente fondato, oggi  invece dilaniata dalla nostra debolezza, dalla nostra litigiosità e dalle nostre invidie reciproche che ottengono solo il risultato di una sua demolizione. La scomparsa di Papàs Vito, che ha amato questa Chiesa eparchiale da vero figlio, ci deve impegnare a continuare il cammino di comunione da lui intrapreso, spronandoci a valorizzare le cose che ci uniscono e sminuire le cose che si frappongono alla comunione eparchiale. Eterna sia la tua memoria fratello nostro indimenticabile e degno della beatitudine.
Don Enzo Cosentino

Mons. Tamburrino: papas Vito ..un collaboratore umile e generoso, prudente e aperto

ripreso da ECO DELLA BRIGNA n. 80/2011 di Mezzojuso

Foggia 20 febbraio 2011
FRANCESCO PlO TAMBURBINO
Arcivescovo Metropolita di Foggia- Bovino

Eccellenza Reverendissima,
La notìzia della improvvisa dipartita del Protosincello della Eparchia Papàs Vito Stassi mi è giunta inaspettata come un fulmine e mi ha provocato un dolore intenso e un rammarico infinito. Il Signore Dio ha voluto manifestare la sua Signoria sulla vita del nostro carissimo fratello Vito. Il Signore ha il potere sulla vita e sulla morte (Sap 16,13). "Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!" (Rm 11,33), Da credenti, noi adoriamo il mistero della Sua volontà e confessiamo fermamente: "Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni tua via è misericordia e verità. Tu sei il giudice del mondo" (Tb 3, 2).
Questi sentimenti di fede e di adesione al divino Volere non tolgono il profondo dispiacere che proviamo per una perdita tanto grave per il presbiterio della nostra Eparchia.
Papàs Vito Stassi era universalmente e da sempre stimato come sacerdote secondo il cuore di Dio e come ministro fedele e generoso della sua Chiesa.
In un momento difficile, come quello che stiamo attraversando, avevamo individuato in lui un collaboratore umile e generoso, prudente e aperto. Negli ultimi colloqui avuti con lui, ho percepito un grande amore per la sua Comunità ecclesiale e una fiducia nelle risorse spirituali del clero e dei laici dell’Eparchia. Si era messo immediatamente e con grande impegno alla ricerca di soluzioni oneste per i problemi che ci assillano.
A me sembra che non possiamo sciupare le intuizioni e i tentativi che stava esplorando.
Con l'autore delle Lettera agli Ebrei, possiamo dire di lui come di Abele: "Per la fede, benché morto, parla ancora" (Eb 11, 4). Il sincero rispetto della sua memoria ci impegna ad accogliere i suoi tentativi, le sue parole, le sue intenzioni sul nostro futuro immediato. Avremo modo di parlarne ai prossimi incontri.
Con enorme rammarico, devo costatare la mia impossibilità a partecipare fisicamente alle esequie di Papàs Vito. Purtroppo, la Visita pastorale che sto svolgendo nella mia diocesi non me lo consente di partecipare. Vorrei stare vicino a Vostra Eccellenza e a tutta la Comunità diocesana di Piana in questa triste circostanza. Tuttavia, voglio assicurare Vostra Eccellenza e l'intera Eparchia della mia vicinanza fraterna e della preghiera di suffragio a Cristo nostro Dio, che è la risurrezione, la vita e il riposo del defunto suo servo Papàs Vito".
EONÌA HI MNÌM1 AFTOÙ!
Con fraterno affetto
+ Francesco Pio Tamburrino
Delegato Pontificio
A Sua Eccellenza Reverendissima
Mons. Sotir FERRARA
Vescovo di Piana degli Albanesi
Piazza San Nicola, 1
90037 PIANA DEGLI ALBANESI (PA)

mercoledì 30 marzo 2011

Il Coraggio dell'Obbedienza

Editoriale di Don Enzo Cosentino su Eco della Brigna n. 80/2011
In un momento difficile del cammino eparchiale, come quello che stiamo vivendo, è doveroso riflettere sul ruolo dell’Eparchia nella Chiesa e sui compiti di tutti e di ciascuno.
Sono tante le cose belle che la  Chiesa di Piana riesce a portare avanti, sono poche le cose che riescono ad offuscare il bello di questa Chiesa.
I Romani Pontefici hanno sempre avuto particolare attenzione per le nostre Comunità arbëreshë. Infatti, nella Bolla di erezione dell’Eparchia di Piana degli Albanesi “Apostolica Sedes” del 26 ottobre 1937, è detto chiaramente: “Né poteva sfuggire alla S. Sede l’autorità di quelle Comunità di rito bizantino, le quali in alcune regioni d’Italia si conservarono integre fra tante profonde vicende di cose e di uomini…” mentre nella Bolla “Orientalis Ecclesiae”, dell’8 luglio 1960 è detto: “I meriti verso questa sacratissima Cattedra di Pietro, certamente grandi e singolari, fecero sì che i Romani Pontefici, ai quali niente fu più a cuore che avere cura del popolo cristiano, riguardassero con particolare amore alla medesima Chiesa, alle sue vicende e alle sue attività”.
Si è passati dai fasti del passato alla crisi attuale: Lungro è senza pastore, guidata da un Amministratore Apostolico; Piana degli Albanesi da qualche tempo è assistita da un Delegato Pontificio. Tutto questo, penso, è causato dalla nostra litigiosità e dal nostro poco amore alla Chiesa locale, poca umiltà e poca considerazione dell’altro.
Nel Vangelo di Luca (16,24) leggiamola famosa frase: “Nessun profeta è bene accetto in patria”. Questo ci ricorda quanto siamo restii ad accettare che qualcuno del nostro ambiente, di cui crediamo di conoscere “virtù e miracoli”, diventi giudice del nostro operato, sia pure a nome di Dio. La fede esige un superamento totale del piano puramente umano: “Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltanola parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,21). Nell’ascolto occorre una disposizione interiore ad accogliere la voce dell’altro come espressionebdella volontà di Dio e norma di azioni.
Se questo manca, la pratica dell’obbedienza risulta molto difficile.
Se vogliamo continuare il nostro cammino dobbiamo imparare ad obbedire e imparare a rispettare l’altro.

La cucina è un elemento costitutivo dell'identità di una comunità

Una amica, una lettrice americana il cui cognome inequivocabile e le cui origini lontane sono contessiate ci ha scritto per chiederci l'invio di alcune ricette di gastronomia, di arte culinaria arberesh.
La richiesta ci ha colto in un punto debole della nostra tradizione. La risposta è stata che dopo cinque e più secoli di convivenza in terra di Sicilia, in coabitazione con la popolazione dell’isola, la cultura culinaria arberesh non si discosta da quella della CUCINA SICILIANA.
Il cibo non c’è dubbio che rappresenta un valore centrale sia nell’aspetto materiale che in quello simbolico all’interno delle società umane.
Storia
Sotto il profilo storico-economico il cibo oltre ad essere un elemento necessario alla sopravvivenza dell’individuo rappresenta un elemento della costruzione dell’identità culturale di un popolo perché segna anche lo stadio evolutivo delle comunità.
Pensiamo che ancora nel terzo millennio ci sono popoli che si nutrono di cibo che cresce spontaneamente in natura, e altri che si “preparano” l’alimentazione, nel senso che elaborano, il cibo del sostentamento.
La produzione del pane, della pasta, del vino, non c’è alcun dubbio che rappresentano stati evolutivi delle comunità. La Storia economica individua quindi, all’interno dei popoli, l’alimentazione presente in natura e quella basata sulla produzione e l’elaborazione dei beni di sostentamento.
Con l’evoluzione storica, col migliorare delle condizioni socio-economiche, non c’è alcun dubbio che le comunità vanno alla ricerca di cibi più raffinati e più costosi, ma al contempo coltivano l’idea che il piacere della tavola deve coincidere con il desiderio di dover salvaguardare la salute. Da qui appunto le varie e desiderate ricette, i menu della moderna cucina.
Non c’è, quindi, dubbio alcuno che attraverso il mangiare ogni comunità trasmette all’esterno la propria identità economica, sociale, religiosa, filosofica ed anche etnica.

Sicilia amara

 Gaspare Vitrano, deputato regionale del PD, è stato arrestato con l'accusa di avere incassato una tangente per far scorrere, senza intoppi, una pratica di impianti fotovoltaici, venerdì 11 marzo, però pare che nessuno ne ricordi la vicenda. Pare, si ha la sensazione, che il signore in questione fosse un isolato, una mela marcia in mezzo ad un mondo di persone oneste.
Nessuno crede a questa ipotesi.
Si sa bene che in Sicilia la corruzione dei colletti bianchi è la "quasi" regola, fa concorrenza ai paesi da terzo mondo.
A taluni il silenzio  che circonda quell'episodio appare inquietante. Perchè non si  tramuta in un’occasione per squarciare il velo dell’omertà nel mondo della Pubblica Amministrazione (accusata dalla Corte dei Conti di un incremento della corruzione in un solo anno del 30%) ?.
Tantissimi sono i corrotti, gli incapaci, che stanno in posti di responsabilità o inferiori solo perché riferenti di pessime figure politiche che dalla corruzione e dall’inefficienza traggono vantaggi in termini di clientelismo e di acquisizione di consenso.
A quando la lotta alla corruzione ?
Corruzione che si trova equamente divisa fra destra, sinistra, centro, sopra, sotto.
Tangentopoli 1992 oggi impallidisce secondo i dati della Corte dei Conti: Asl che danno appalti senza gara di appalto ai mariti di grossi personaggi politici (che in Tv ci danno -anzi ci davano fino a qualche mese fà- lezioni di moralismo), mogli di governatori ed ex che si ritrovano ai primi posti nelle graduatorie per fruire di benefici pubblici ...

martedì 29 marzo 2011

Dentro i conti del Comune

 Il Comune (Contessa Entellina) ha crediti da vantare nei confronti dei contribuenti (canoni acqua, etc.) per €. 499.967,18.
 Al contempo ha debiti, per mutui con la Cassa Depositi e Debiti prioritariamente, per €. 693.175,74.
Fonte: Conto del Patrimonio 2010

Realtà sociali critiche

SERVIZI SOCIALI
Nel 2008 è stato introdotto in materia di consumi energetici, nell'intento di aiutare le famiglie numerose e a basso reddito un "Bonus Sociale", 
-per il gas 
-per la luce.
Questi bonus, generalmente, sono cumulabili in presenza di prescritti requisiti.
Per il 2011 il loro valore va da € 56,00 per una famiglia composta da 1-2 persone, fino ad € 124,00 per una famiglia di oltre i 4 componenti. Tutto connessocon i  limiti di reddito e non solo.
Possono accedere al bonus, tutti gli utenti domestici intestatari di un contratto di fornitura di energia elettrica, per l'appartamento di residenza, con potenza fino a 3 kW e per un numero di 4 componenti il nucleo familiare. Un’altra ipotesi, è quella di uba potenza fino a 4,5 Kw, , per un numero di familiari con la medesima residenza che sia superiore a 4.
Esistono i limiti reddituali:
-deve trattarsi di membri dello stesso nucleo familiare con indicatore ISEE non superiore a € 7.500;
-oppure facenti parte di un’unica famiglia con più di 3 figli a carico ed ISEE non superiore a € 20.000.
La richiesta del bonus va presentata al Municipio o ai CAF/Patronati.

lunedì 28 marzo 2011

Muoiono gli ATO (rifiuti urbani) e nasce il Ssr. Tutto cambia per peggiorare ? Speriamo di no

Entro maggio il Comune di Contessa (ma anche gli altri enti locali siciliani) dovrà approvare, lo statuto e l’atto costitutivo per la creazione della Ssr, la società di regolamentazione per il servizio di raccolta, che si occuperà della gestione dei rifiuti in Sicilia in sostituzione della vecchia società d’ambito (Ato), secondo quanto previsto dalla legge regionale 9 dell'aprile 2010
Gli atti, predisposti dall’Ufficio legislativo e legale della Regione in collaborazione con il Dipartimento delle Acque e dei Rifiuti e già trasmessi alle Province e ai Comuni dell’isola per l’adozione, contengono le principali norme organizzative delle nuove società consortili.
 Dopo il varo dei ricordati atti, Comuni e Province avranno 45 giorni per costituire formalmente le nuove società.
Entro luglio, dunque.
Dovrebbe trattarsi di un percorso di significativa importanza che punta ad introdurre un nuovo modello nella gestione dei rifiuti in Sicilia e che si pone come obiettivi principali quelli di salvaguardare e migliorare la qualità dell’ambiente, proteggere la salute e garantire un utilizzo razionale ed efficiente delle risorse.
Queste le intenzioni. Ma c'è da scommettere che in Sicilia stanno per nascere nuovi e più pesanti carrozzoni.
Non abbiamo elementi per sostenerlo, ma siamo scottati da decenni di malgoverno.

domenica 27 marzo 2011

Dentro i conti del Comune

 Quanto ha incassato da tributi locali il nostro Comune (Contessa Entellina) nel 2010 ?
€. 422.482,12
  Quanto ha incassato da corrispettivi per i servizi pubblici che il Comune ha garantito (tipo acqua potabile, fogne etc.) per il 2010  ?
€. 400.553,83
Fonte: il Conto Economico 2010

Obama ha reso omaggio alla tomba di Mons. Romero, l’Arcivescovo di San Salvador assassinato dagli squadroni della morte

di Nicola Graffagnini
Obama ha reso omaggio alla tomba di Mons. Romero, l’Arcivescovo di San Salvador, assassinato brutalmente dagli squadroni della morte il 24 Marzo 1980.
La notizia è stata trasmessa l’altra sera dal TG1 appena di sfuggita e per qualche secondo senza alcun approfondimento dovuto, per la ricorrenza in sé e per la visita del Presidente degli USA, tra l’altro accorciata di un giorno per i noti eventi della Libia.
Purtroppo questa è la prassi del TG1 che a volte buca le grandi notizie e invece si attarda intorno alle notizie più innocue.
Che cosa avremo voluto sentire dal telegiornale più seguito in prima serata alle ore 20 ?
Almeno il minimo offerto dalla prassi del giornalismo sintetizzata dalle “cinque W”, chi è stato Mons. Romero, che cosa ha fatto, quando e perché è stato assassinato così brutalmente, qual è stato il contesto internazionale in cui si sono svolti i fatti; per fortuna a tutte queste domande ha risposto in modo esauriente il programma di Rai Tre Educational di Minoli, che ha trasmesso in quei giorni un programma rievocativo della figura di Romero e una intervista a Mons. Paglia Vescovo di Terni, postulatore della causa di beatificazione del Vescovo martire.
Mons .Romero ha denunciato ad alta voce la violenza in El Salvador. Parlava della sua morte come di una morte annunciata, in un paese ove si è fatta strage di cattolici e di preti che avevano creduto nella famosa “teologia della Liberazione”.
Una nazione El Salvador del Centro America, dominata in quegli anni da bande rivali al soldo dei grandi proprietari terrieri.
Perché ancora oggi Mons .Romero è amato in America latina ? Perché i campesinos vanno ancora sulla sua tomba a parlargli e a pregarlo ? Secondo Mons. Paglia, Vescovo di Terni, è stato un Vescovo che ha dato la vita in difesa dei suoi poveri e per questo procede spedita la causa di beatificazione in Vaticano.
La sua morte una morte annunciata, la sua ultima Messa
Mons. Romero viene ucciso durante il momento più solenne della Messa, l’elevazione dell’ostia nella consacrazione, un Killer dall’uscio della Chiesa gli spara un solo colpo alla fronte, Romero cade in avanti aggrappandosi all’altare e le ostie si spargono sull’altare e sul pavimento.
Chi era Mons. Romero ? Quando si sceglie in Vaticano mons. Romero su proposta del Vescovo Ciavez, i conservatori si rallegrano perché Romero viene considerato molto distante dalla teologia della Liberazione portata avanti dai parroci dei campesinos legati ai movimenti di liberazione e di guerriglia in odor di comunismo e agli oppositori parlamentari del regime, finchè il 12 Maggio del 1977, ad appena una settimana dalla sua nomina, viene assassinato dagli squadroni della morte il Parroco di Anguilars, grande amico di Romero, colpito da venti proiettili insieme ad alcuni suoi parrocchiani.
Il Vescovo Romero, nel funerale voluto nella sua Cattedrale a San Salvador, nonostante l’opposizione della Nunziatura Apostolica, davanti ai cadaveri dei caduti, denuncia con parole molto dure lo scandalo di un regime che aveva ucciso o fatto uccidere in successione uno dopo l’altro una trentina di parroci e tanti fedeli frequentanti le Chiese cattoliche per fermare l’avanzata dei diritti dei lavoratori.
La denuncia del Vescovo fa immediatamente il giro del mondo e attira sul regime “una notorietà internazionale” che certamente non promette bene e che nessuno avrebbe mai voluto e in special modo i burattinai interni ed esterni che ne tirano i fili e che dominano il paese con un esercito armato e combattente contro un popolo fatto di umili campesinos e si servono degli squadroni della morte per far tacere gli eventuali oppositori più in vista . .
Al centro delle indagini postume vengono disvelate due sigle dietro cui si nascondono gli interessi di partiti della destra: Order e Arena che con la scusa della lotta al comunismo controllano la forza lavoro dei campesinos e tutta la società salvadoregna.
Nelle elezioni legislative del 2003 i partiti orientati da Arena vengono sconfitti ma in Parlamento la Destra mantiene ancora il controllo della maggioranza.
Il successo elettorale degli oppositori legati nel movimento FMLN è legato alla conquista dei governi municipali a partire da quello della capitale San Salvador, mentre rimane massiccio il controllo dei mass media da parte dell’oligarchia dominante che controlla il 95% delle stazioni radio, i due quotidiani nazionali e quattro dei cinque canali televisivi. L’FMLN ha una incidenza diretta su una stazione radio e su una televisione.
La figura di Mons .Romero minaccia di abbattere d’un sol colpo questo castello di ordine, infatti dopo i funerali solenni organizzati nella sua cattedrale, il Vescovo Romero si reca a celebrare Messa nella Chiesa di Anguilars, posta in stato d’assedio dagli squadroni della morte, dopo i fatti avvenuti.
Alla Messa accorre in massa il popolo dei campesinos e il Vescovo deve letteralmente aprirsi la strada attraverso le squadre di armati, al vangelo ha parole di fuoco per i mandanti del crimine e pronuncia delle parole che resteranno impresse in tutti i presenti: “ Siete voi la Chiesa, il popolo di Dio, se avete sofferto voi ha sofferto tutta la Chiesa ! “
Fu allora che secondo il film che viene realizzato, viene deciso l’assassinio di Mons Romero che nell’ultima omelia predica ancora in tono profetico : “ Se mi uccideranno, resusciterò nel popolo salvadoregno “.
A Terni Mons. Paglia, Postulatore per la causa di Beatificazione ha riunito un Congresso sulla vita di Mons. Romero per operare uno scavo oggettivo sulla figura storica del vescovo, e sul contesto di El Salvador, una piccola nazione in cui si concentrano in quegli anni le contraddizioni dell’umanità.
Una tensione alta tra i movimenti che si ispirano al comunismo di massa e i Partiti della destra che lo combattevano attraverso il braccio militare, “gli squadroni della morte “ in auge allora in America latina e nel vicino Nikaragua. Dieci famiglie possedevano tutto il paese e per cui lo scontro divenne violento e sanguinoso fin dall’inizio, tanto da fare decine e decine di morti tra i campesinos e i loro parroci che si richiamavano alla “teologia della liberazione.”
Racconta Mons. Paglia, “Il papa ha voluto inserirlo nella celebrazione dei nuovi martiri dell’Anno santo, nella cattedrale di San Salvador lo hanno già voluto dipingere in Paradiso tra i santi, accanto a madre Teresa di Calcutta “ .
“Il Vescovo Ciavez che lo aveva proposto al Vaticano diceva, “ Questo sarà un buon pastore “ e di certo non si sbagliava. Romero è morto come uomo e testimone del vangelo, rappresenta una grande energia ed una speranza per tutti, anche per i non credenti, perché difensore dei poveri e degli umili .”
NG

sabato 26 marzo 2011

2010. Il Comune di Contessa non sa come spendere le risorse e produce "Avanzi di amministrazione"

  E' difficile crederlo !
  Il Comune di Contessa Entellina non ha problemi finanziari; dispone di risorse che eccedono i suoi bisogni e le sue necessità.
A giudicare dai conti di questo Comune, tutte le volte che i vari telegiornali ci mostrano sindaci delle varie realtà italiane che si lamentano per i tagli del governo, rappresentanti dell'Anci (associazione dei comuni) che piangono miseria, dobbiamo dubitare. Il nostro Sindaco, Sergio Parrino, non sa cosa sia la crisi che gli altri sindaci continuamente agitano.
  Potremmo elencare a sostegno di quanto asserito una serie di circostanze citate su questo Blog in altre occasioni (tipo i fondi della Ricostruzione del dopo-sisma. Gli altri sindaci del Belice ad ogni ricorrenza del 14/15 gennaio si recano a Roma per chiedere fondi sia per l'edilizia privata che per le opere pubbliche, il nostro sindaco partecipa pure -magari mandando il ViceSindaco- ma non chiede nulla perchè i soldi dell'edilizia privata da noi, a Contessa E., non vengono spesi perchè -dice l'Amministrazione- i privati proprietari non presentano progetti; invece i progetti ci sono, ma la Commissione finanziatrice -quando va bene- viene convocata 1 o 2 volte l'anno. Per le opere pubbliche da noi i soldi sono abbondanti, ma non li spendiamo perchè le idee sulla destinazione sono state originate dai sindaci/predecessori e non possono essere portati avanti dall'attuale sindaco per evitare possibili contaminazioni. Da questa assurda premessa deriva che non avremo il Museo. I relativi fondi stanziati da Piero Cuccia di mese in mese vengono spostati a finalità sempre da individuare. Nell'Ottobre scorso la Giunta ha varato tre piani di programmazione per i soldi del museo e della chiesa non realizzata nella zona di trasferimento, senza mai avere certezze sul da fare. E' da supporre che ancora oggi le idee chiare non esistano).
  Oggi però non vogliamo affrontare l'assurdità di questi soldi post-terremoto che tardano ad essere immessi nel circuito socio-economico locale. Per oggi vogliamo informare i lettori che il nostro Comune riscuote dai cittadini (e dallo Stato e Regione) più di quanto gli serve. Il Sindaco in una delle prossime sedute del Consiglio Comunale informerà infatti che nel 2010 è stato realizzato un avanzo di poco meno di €. 550 mila, di cui €. 247.086,72 nella libera disponibilità e quindi destinabili a qualunque buona iniziativa.
Questa cifra per un comune di 2000 abitanti è consistente. Il  significato di quest'avanzo può essere individuato in una o in tutte le seguenti motivazioni:
1) L'Amministrazione sottopone i contribuenti ad una pressione tributaria eccessiva; potrebbe quindi -per l'avvenire- alleggerire il peso di alcuni tributi locali;
2) L'Amministrazione Comunale non è capace di spendere i soldi di cui dispone; in poche parole gli amministratori non sanno che pesci pigliare;
3) L'Amministrazione Comunale è carente di idee, non ha progetti su come andare incontro ai cittadini per soddisfare i bisogni della comunità. Comunità che può essere giudicata come si vuole, tranne che non necessiti di bisogni da soddisfare.
  In altri successivi scritti daremo maggiori dettagli sulla gestione del 2010.

Libia. La Sicilia paga sul piano sociale più di tutte le altre regioni

Dice il Capo dello Stato: l'Italia non è in  guerra;
Dice il Pesidente del Consiglio: L'Italia con i suoi aerei non bombarda;
Cosa accade sotto il profilo prettamente sociale (escludendo le altre mille sfaccettature) in occasione di questa vicenda mediterranea che vede i paesi del Nord Africa in corsa per liberarsi dei tiranni ?
-Nell’aeroporto di Trapani Birgi è stata tagliata ogni attività commerciale, mettendo nei guai 500 persone e un’intera provincia. Un governo serio non avrebbe chiuso quell’aeroporto, potendo concentrare tutte le attività para-militari (visto che non siamo in guerra) nell’aeroporto di Sigonella (Ct)
Lampedusa, Birgi e Mineo sono il risultato di un’azione dissennata del governo che sta creando in Sicilia un vero e proprio disastro. Un governo serio non avrebbe aspettato tanto tempo per inviare i propri ministri (Esteri ed Interno) a Tunisi, per trattare col governo provvisorio l’insediamento di un controllo su quelle coste, per limitare -nei limiti del possibile- l'emigrazione di massa. Un governo serio non tratterebbe come bestie questi sfollati, una volta arrivati sul territorio di uno Stato democratico e rispettoso -sulla carta- della dignità umana.
Il problema vero è che nei momenti di crisi, di serietà e severità dello scenario internazionale, servono statisti che sappiano quello che c'è da fare; nei momenti meno tragici gli italiani si sono scelti purtroppo cabarettisti, uomini di spettacolo e di gossip e adesso si ritrovano completamente impreparati sul da farsi. 
La vicenda storica non ci informa purtroppo in anticipo delle pagine che seguiranno.

150°. Un arbrësh protagonista dell'Unità d'Italia

   E' capitato due giorni fà di ascoltare, in un Convegno svoltosi al Circolo Ufficiali di Palermo, la relazione del prof. Ignazio Parrino, di Palazzo Adriano, sul ruolo della cultura greco-bizantina degli arberesh negli ultimi cinquecento anni. E' spuntata fuori dall'interessante esposizione, come era prevedibile, la figura di Francesco Crispi.
    Rientrava nei propositi del Blog di dover delineare nel quadro del 150° dell'Unità il profilo di questo patriota, profilo controverso ma pur sempre appartenente ad un personaggio di primo piano nella storia dei primi quarant'anni del Regno d'Italia.
  Per un tratto conoscitivo  della complessa figura  inizieremo valutando il ruolo dell'ex-allievo del seminario greco di Palermo nelle settimane di presenza di Garibaldi in Sicilia, durante l'epopea dei mille.
-Il 14 maggio 1860, erano trascorsi tre giorni dallo sbarco a Marsala, a Salemi il Generale emanò il famoso decreto con cui dichiara di assumere "su invito di nobili cittadini e sulle deliberazioni dei comuni liberi dell'isola" la dittatura in Sicilia, nel nome di Vittorio Emanuele, re d'Italia.
  Con questo provvedimento Garibaldi concentrò nelle proprie mani tutti i poteri al fine di far fronte alle esigenze della guerra contro le truppe borboniche.
  E' legittimo supporre, nonostante le smentite che si rinvengono negli scritti dello stesso patriota siciliano, che Francesco Crispi non sia stato estraneo a questa iniziativa. Lo statista di origine arberesh era in grado infatti di saper valutare, per esperienza diretta in base a quanto era accaduto nella rivoluzione del 1848, gli inconvenienti che le forme ordinarie di conduzione dei moti avrebbero prodotto con una pluralità di indirizzi e senza l'univocità delle decisioni.
Nessuno degli storici dubita che la conduzione militare delle operazioni contro i borboni sia stata di esclusiva competenza di Garibaldi e che l'insieme delle questioni politiche, legislative ed amministrative nella prima fase dell'avanzata dei mille sia invece stata di esclusiva competenza di Crispi.
-Il 17 maggio infatti Crispi venne nominato "Segretario di Stato", senza alcun altro ministro che lo affiancasse.
Quale è stata la sua strategia politica ?
Sicuramente quella di "saper uscire dall'imbarazzo (della rivoluzione)  ed assicurare la società siciliana che nulla era caduto meno che il dispotismo di un principe e che tutti gli interessi sarebbero stati rispettati col nuovo regime". In pratica Crispi si proponeva di assolvere al compito di rassicurare l'establishment siciliano dalla novità che discendeva dal mutamento di regime.
-Il 30 maggio, proprio all'insegna di quest'intendimento, vennero sciolti i Comitati rivoluzionari che si erano costituiti appena il 27 maggio un pò in tutti i comuni della Sicilia occidentale per provvedere alla guerra.
-Il 2 giugno venne pubblicato un decreto con cui la Segreteria di Stato, occupata appunto da Crispi, venne articolata in sei ministeri (Guerra e marina, Interno, Finanze, Giustizia, Istruzione pubblica e culto, Affari esteri e commercio). Crispi restò Segretario di Stato senza portafoglio.
-Il 18 luglio, essendosi in conseguenza della guerra spostato da Palermo, Garibaldi affidò il potere dittatoriale al generale Sirtori, affiancato nel ruolo di Segretario di Stato da Crispi, pur non essendo ben vista dagli ambienti vicini ai Savoia la sua presenza, a causa dell'ascendenza esercitata su Garibaldi.
-Il 22 luglio Garibaldi nomina Pro-dittatore Agostino De Pretis, revocando il decreto a favore del generale Sirtori. De Pretis era giunto da Torino con un decreto sovrano e con la data lasciata in bianco, per svolgere le funzioni di Regio Commissario. Segno questo che i rapidi successi garibaldini cominciavano ad impensierire i Savoia. Il Generale non tenne conto del decreto regio e nominò De Pretis Pro-dittatore, fermo restando il ruolo di Segretario di Stato affidato ancora a Crispi.
Il pro-dittatore non tardò però ad abolire la carica assegnata a Crispi per nominarlo però Ministro degli Interni.
Fino a questa data Crispi, grande conoscitore della legislazione del Regno delle Due Sicilie, aveva operato legiferando nel contesto dell'Ordinamento borbonico, proprio in ossequio alla strategia finalizzata a non creare timori nell'establishment dell'isola, pur innovando ed introducendo i principi della democrazia liberale in tutti i territori che via via venivano liberati.
-Il 14 agosto il modo di legioferare, con una serie di decreti, venne disposto che dovesse essere quello prescritto dallo Statuto Albertino.
-Il 23 agosto venne definito un Regolamento sul modo di operare del Consiglio dei Ministri;
-Il 16 settembre vennnero delineati i poteri del pro-dittatore, ma il De Pretis evidentemente nell'intento di accellerare l'annessione delle terre del Sud ai Savoia, rassegnò le dimissioni;
-Il 17 settembre Garibaldi nominò pro-dittatore Mordino;
-Il 20 settembre venne ripristinato il ruolo della Segreteria di Stato, ma non venne affidato a Crispi.
-Il 7 Ottobre tutti i poteri tornarono ai due pro-dittatori (essendo stato sciolto il Consiglio dei ministri) in vista dell'imminente indizione dei plebisciti di annessione.
   In tutta la scansione di avvenimenti da noi tratteggiata c'è la mano (o meglio l'intelligenza politica) di Crispi democratico e repubblicano, il cui ruolo politico del dopo Unità, negli anni seguenti, sarà quello di esponente della Sinistra storica e pertanto di oppositore alla linea moderata incarnata per oltre un decennio dalla Destra di Rattazzi, Sella ed altri.
  Sarà a fine Ottocento che Crispi assumerà il ruolo di Presidente del Consiglio, ma allora, in un differente clima politico, anche lui avrà subito la metamorfosi che lo porterà fino al punto di essere fra i responsabili della repressione dei moti del 1893 (fasci siciliani). Ma questa è un'altra storia, su cui non mancherà occasione per intervenire.

venerdì 25 marzo 2011

Dopo meno di un anno dall'intervento manutentivo frana la provinciale Contessa E.-Campofiorito

Quella che segue sotto è la pagina del sito internet della Direzione Infrastrutture non del Ministero delle Opere Pubbliche (a Roma) e nemmeno dell'Assessorato Regionale Opere Pubbliche.
No, la sfilza di dirigenti, dirigentini, capi, capetti appartengono ad un Ente più volte ritenuto dai media e dall'opinione pubblica inutile: la Provincia; nella specie la provincia di Palermo.
Ognuno può contattare, sulla carta, chiunque fra i tanti funzionari evidenziati per segnalare guasti nell'esercizio del diritto della mobilità. Ci provi e quando il dito si infiammerà, per il numero incredibile dei tentativi di formare il numero telefonico, potrebbe capitargli (se è fortunato) di trovare qualcuno all'altro capo del telefono.
Ovviamente le risposte saranno del tipo: rifaccia quest'altro numero, contatti l'ingegnere ..., non possiamo intervenire perchè non abbiamo fondi, aspettiamo che venga approvato il bilancio, stiamo preparando la perizia, ....
Si, la Provincia (non solo, ovviamente, quella di Palermo) è un ente inutile.
 Non ha soldi per fare nulla, però è capace di erogare stipendi a centinaia di funzionari. Ecco quest'ultima è la sua "missione": erogare stipendi, essere un "ammortizzatore sociale".
La strada provinciale Contessa Entellina-Campofiorito è franata in località "Cascia". Alla Provincia la questione interessa relativamente per il semplice motivo che Contessa Entellina sul piano elettorale ha una scarsa incidenza. I soldi la Provincia li spende nei circondari di Termini Imerese, di Cefalù, sulle Madonie (fino a qualche tempo fà), .... dove i voti (elettorali) sono sostanziosi.
Un'Esperienza vissuta
Qualche tempo fà è capitato a persona conosciuta da chi scrive di dover segnalare ad un politico, politico di rilievo, lo stato di disastro della viabilità provinciale che insiste sul territorio di Contessa Entellina. Costui dopo averlo baciato, sorriso, ...gli disse di preparargli un pro-memoria e che avrebbe visto, negli atti dell'Ente, come stessero le cose per questo sfortunato territorio.
La persona in questione ha rivisto il politico dopo una settimana e gli ha consegnato il pro-memoria con allegata una petizione dei proprietari agricoli cui la strada in questione -specialmente- interessava. Il politico dopo i soliti abbracci, sorrisi, pacche sulle spalle  etc. etc. gli assicurò che avrebbe spinto la questione nel senso auspicato.
La persona ringraziò il politico e convenne con questi che, di settimana in settimana, si sarebbero incontrati per seguire l'evolversi della pratica.
Per farla breve le parole del politico, sintetizzate, di settimana in settimana e per circa un anno sono state:
-Ho parlato col funzionario,
-Ho parlato con l'Assessore competente
-La strada sarà inserita nel Piano Triennale
-La pratica sarà discussa nella commissione consiliare competente
-Serve un finanziamento europeo,
-Ne riparleremo dopo le elezioni ...
- ....
-Devo riparlarne col funzionario
-Devo vedere come stanno le cose
- ....
Conclusione  del racconto:
la strada provinciale oggetto del pro-memoria sta ancora lì (dopo quattro/cinque anni) in pessime condizioni perchè quel politico a Contessa E. non ha avuto alcun voto, quando sono arrivate le elezioni.
Il politico in questione è in verità un piccolo, piccolo ...., un elemento del sistema clientelare, un ingranaggio tipico della classe dirigente della nostra terra.
Egli del "bene comune" non ha alcuna cognizione. A lui premeva, e verosimilmente gli preme ancora oggi, solamente il suo successo personale (e forse della propria clientela).
C'è da dire a discarico del falso-politico, di cui non riportiamo il nome per la semplice ragione che il suo comportamento caratterizza almeno altri 5.000 politicanti di Sicilia, che egli è al 100% un politico siculo doc, ossia espressione del modo di pensare della stragrande maggioranza dei siciliani. "Faccio qualcosa per te, se tu fai qualcosa per me".
 Il bene comune, ovviamente, è roba per gli illusi.

Coordinatore d'Area Ing. Girolamo Traina
Direzione Infrastrutture
Dirigente ing. Girolamo Traina
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo
Tel. 0916628617 - fax 0916628638 infrastrutture@provincia.palermo.it

Ufficio Geologico e Geotecnica
Responsabile Roberta Di Natale
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo
Tel. 09166288635 - fax 0916628638

Ufficio Strutture
Responsabile Gaspare Gucciardi
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo
Tel. 09166288635 - fax 0916628638

Ufficio Amministrativo Segreteria Archivio e Concessioni stradali
Responsabile Antonio Palumbo
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo
Tel. 0916628615 - fax 0916628638

Ufficio Gestione Amministrativa Appalti
Responsabile Gabriella Bellina
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo
Tel. 0916628630 - fax 0916628638

Ufficio Amministrativo, progettazione e Programmazione
Responsabile Maria Giacoma Brunone
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo
Tel. 09166288632 - fax 0916628638

Direzione Viabilità dell’Area Metropolitana
Dirigente ing. Girolamo Schiera
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo
tel. 0916628704 - fax 0916628638 viametropolitana@provincia.palermo.it

Ufficio Manutenzioni I
Responsabile Giuseppe Di Liberto
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo
tel. 0916628637 - fax 0916628638

Ufficio Manutenzione II
Responsabile Sergio Alaimo
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo
tel. 0916628610 - fax 0916628638

Direzione Viabilità Provinciale
Dirigente Ing. Angelo Troja
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo
Tel. 0916628643 - fax 0916628638 angelo troja@provincia.palermo.it
Ufficio Progettazioni

Responsabile
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo
Ufficio Manutenzione III
Responsabile Fabrizio Immesi
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Tel. 0916628657 - fax 0916628638

Ufficio Manutenzione II
Responsabile Antonio Calandra
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo
Tel. 0916628600 - fax 0916628638

Ufficio Manutenzione I
Responsabile Antonio Emilio Isaya
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo
Tel. 0916628605 - fax 0916628638

Ufficio Manutenzione IV
Responsabile Angelo Curcio
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo
Tel. 0916628605 - fax 0916628638

Direzione Trasporti e Mobilità
Dirigente Francesco Trapani
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Tel. 0916628670 - fax 0916628638 trasporti@provincia.palermo.it

Ufficio Trasporti, Piano del Traffico e Mobilità
Responsabile Giuseppe Sferruzza Papa
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo

Ufficio Catasto e Sicurezza stradale
Responsabile Giovanbattista Costanzo
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo

Direzione Pianificazione Territoriale
Dirigente Mirella Calascibetta
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo
Tel. 0916628627 - fax 0916628225 - 8674 piano@provincia.palermo.it

Ufficio SIT
Responsabile Domenico Seminara
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Tel. 0916628430 - fax 0916628674

Ufficio Pianificazione Territoriale
Responsabile Anna Luisa Pirrone
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo
Tel. 0916628775 - fax 0916628638

Direzione Protezione Civile
Dirigente Ing. Salvatore Serio
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reperibilità 24/24 3296509857
Ufficio Tecnico ed Organizzativo
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Ufficio gestione Interventi e Mezzi Speciali
Responsabile Girolamo Crivello
Sede di San Lorenzo - Via San Lorenzo Palermo
Tel. 0916628925 - fax 0916628645

150°. L'Italia, l'unità fra diseguali

Secondo l'Istat le otto regioni del Nord producono il 54 per cento del Prodotto interno lordo, mentre le restanti 14 regioni solo il 46 per cento.

giovedì 24 marzo 2011

150°. Questione meridionale e questione settentrionale

Nel 1861, al momento della proclamazione del Regno d'Italia, l'agricoltura occupava il 70% della forza lavoro, e il tenore di vita medio della popolazione era al livello della sopravvivenza. Da Contessa, primo comune in assoluto in Sicilia iniziò (in verità proseguì) un flusso migratorio che allarmò, per le dimensioni sia le autorità locali, preoccupate della sopravvivenza della comunità comunale, che le autorità prefettizie.
Ai nostri giorni il 70% degli occupati lavora nei servizi, l'agricoltura occupa meno del 4% della forza lavoro, e il tenore di vita medio è fra i più alti del mondo.
In questi 150 anni c'è stata l'industrializzazione del paese, la scolarizzazione di massa, il dilatarsi dei consumi, il benessere diffuso lungo lo stivale, sia pure a macchia di leopardo. 
Eppure il disagio sottile si è impadronito del paese, e col passare del tempo assume tratti sempre più mesti. Perchè questo sentimento tende a diffondersi ?
Sicuramente influisce la circostanza che la natalità è fra le più basse del mondo e ci avviamo ad essere un paese di vecchi.
Influisce la circostanza che i nostri giovani raggiungono la libertà e l'autonomia in età sempre più alta e restano a godere per tempi lunghi, molto più lunghi che in altri paesi degli appoggi e benefit familiari.
Il vero peccato originale, il vero male d'Italia, resta comunque l'incapacità di risolvere la «questione meridionale». Una incapacità che -inverosimilmente-  è adesso divenuta la «questione settentrionale», con la consistenza quantitativa della Lega Nord e l'inesorabile e generalizzato diffondersi di sentimenti antimeridionali. Sentimenti che producono il contraltare nel Mezzogiorno, dove il disagio derivante dal dissesto delle finanze pubbliche e dalla crisi rinfocolano il revival neo-borbonico che si avverte in tanti libri recenti.

Per chi vuole approfondire ... riportiamo: la risoluzione Onu 1973/2011 sulla Libia,

Testo della risoluzione 1973 (2011) sulla Libia, approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 17 marzo 2011.
Il Consiglio di Sicurezza,
Richiamando la sua risoluzione 1970 (2011) del 26 febbraio 2011,
Deplorando il mancato rispetto della risoluzione 1970 (2011) da parte delle autorità libiche,
Esprimendo profonda preoccupazione per il deteriorarsi della situazione, l’incremento della violenza e le numerose vittime civili,
Ribadendo la responsabilità spettante alle autorità libiche di proteggere la popolazione della Libia e riaffermando che grava sulle parti in causa nei conflitti armati la responsabilità primaria di prendere tutte le misure possibili per garantire la protezione dei civili,
Condannando le gravi (gross) e sistematiche violazioni dei diritti umani, comprendenti arbitrarie detenzioni, sparizioni forzate, torture ed esecuzioni sommarie,
Condannando altresì gli atti di violenza e di intimidazione commessi dalle autorità libiche contro giornalisti, professionisti della comunicazione e personale di organizzazioni collettive, ed esortando tali autorità ad ottemperare ai propri obblighi in base al diritto umanitario internazionale come indicato nella risoluzione 1738 (2006),
Considerato che i diffusi e sistematici attacchi attualmente in corso nella Jamahiriya Libica contro la popolazione civile potrebbero configurare la fattispecie di crimini contro l’umanità,
Richiamando il paragrafo 26 della risoluzione 1970 (2011) in cui il Consiglio si dichiarava pronto a considerare l’adozione di ulteriori misure appropriate, ove necessario, per agevolare e sostenere il ritorno delle agenzie umanitarie e rendere disponibile l’assistenza umanitaria e le altre forme di assistenza ad essa collegate nella Jamahiriya libica,
Esprimendo la propria determinazione ad assicurare la protezione dei civili e delle aree a popolazione civile e il passaggio rapido e senza ostacoli dell’assistenza umanitaria insieme alla sicurezza del personale umanitario,
Richiamando la condanna delle non lievi (serious) violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale che sono state e vengono commesse nella Jamahiriya Araba di Libia, espressa dalla Lega degli Stati Arabi, dall’Unione Africana e dal Segretario Generale dell’Organizzazione della Conferenza Islamica, Tenuto conto del comunicato finale dell’Organizzazione della Conferenza Islamica dell’8 marzo 2011, del comunicato del Consiglio di Pace e Sicurezza dell’Unione Africana del 10 marzo 2011, che istituiva un’Alto Comitato ad hoc per la Libia,
Tenuto conto altresì della decisione del Consiglio della Lega degli Stati Arabi del 12 marzo 2011 di sollecitare l’imposizione di una zona di non volo all’aviazione militare libica e di istituire zone di sicurezza in luoghi esposti al fuoco quale misura precauzionale per consentire la protezione del popolo libico e dei cittadini stranieri residenti nella Jamahiriya Araba di Libia,
Tenuto conto inoltre dell’appello ad un immediato cessate il fuoco lanciato dal Segretario Generale il 16 marzo 2011,
Richiamando la sua decisione di deferire la situazione nella Jamahiriya Araba di Libia al Procuratore del Tribunale Penale Internazionale, e sottolineando che chiunque sia autore o complice di attacchi mirati alla popolazione civile, ivi compresi attacchi aerei o navali, ne deve essere tenuto responsabile,
Ribadendo la preoccupazione per la sorte di profughi e lavoratori stranieri costretti a fuggire davanti alla violenza nella Jamahiriya Araba di Libia, apprezzando la disponibilità degli stati confinanti, in particolare Tunisia ed Egitto, ad andare incontro alle esigenze di quei profughi e lavoratori stranieri, e invitando la comunità internazionale a sostenere tali sforzi,
Deplorando il persistente impiego di mercenari da parte delle autorità libiche,
Considerato che l’imposizione di un’interdizione su tutti i voli nello spazio aereo della Jamahiriya Araba di Libia costituisce un importante elemento per la protezione dei civili e per la sicurezza nella erogazione dell’assistenza umanitaria, nonché un passo decisivo per la cessazione delle ostilità in Libia,
Esprimendo preoccupazione anche per la sicurezza dei cittadini stranieri e i loro diritti nella Jamahiriya Araba di Libia,
Apprezzando la nomina da parte del Segretario Generale del suo Inviato Speciale in Libia, Abdel-Elah Mohamed Al-Khatib ed appoggiando i suoi sforzi per addivenire ad una soluzione sostenibile e pacifica della crisi nella Jamahiriya Araba di Libia,
Riaffermando il proprio impegno a salvaguardare la sovranità, indipendenza, integrità territoriale e unità nazionale della Jamahiriya Araba di Libia,
Riconoscendo che la situazione nella Jamahiriya Araba di Libia continua a costituire una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale,
Deliberando in base al Capo VII dello Statuto delle Nazioni Unite,
1. Richiede l’immediata adozione di un cessate il fuoco e la completa cessazione di ogni violenza e di qualsiasi attacco o abuso a danno di civili;
2. Sottolinea l’esigenza di intensificare gli sforzi per addivenire ad una soluzione della crisi che risponda alle legittime richieste del popolo libico e prende atto delle decisioni del Segretario Generale di mandare il suo Inviato Speciale in Libia, nonché del Consiglio di Pace e Sicurezza dell’Unione Africana di inviare il suo Alto Comitato ad hoc in Libia, allo scopo di facilitare il dialogo per approdare alle riforme politiche necessarie per trovare una soluzione pacifica e sostenibile;
3. Richiede che le autorità libiche ottemperino ai loro obblighi in base al diritto internazionale, compreso il diritto umanitario internazionale e la normativa sui diritti umani e sui profughi, e prendano tutti i provvedimenti necessari per proteggere i civili e soddisfare i loro bisogni essenziali, nonché per assicurare il passaggio rapido e senza ostacoli dell’assistenza umanitaria;
Protezione dei civili
4. Autorizza gli Stati Membri che ne abbiano informato il Segretario Generale, che agiscano su iniziativa nazionale o attraverso organizzazioni o accordi regionali, operando in collaborazione con il Segretario Generale, a prendere tutte le misure necessarie, anche senza tener conto del paragrafo 9 della risoluzione 1970 (2011), per proteggere i civili e le aree a popolazione civile minacciate di attacco nella Jamahiriya Araba di Libia, compresa Bengasi, escludendo l’ingresso di una forza di occupazione straniera in qualsiasi forma e qualsiasi parte del teritorio libico, e richiede agli Stati Membri interessati di informare immediatamente il Segretario Generale sulle misure che prendono in base all’autorizzazione conferita con questo paragrafo, le quali saranno immediatamente comunicate al Consiglio di Sicurezza;
5. Riconosce l’importante ruolo della Lega degli Stati Arabi nelle materie attinenti al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale nella regione, e tenendo presente il Capo VIII dello Statuto delle Nazioni Unite, richiede agli Stati Membri della Lega degli Stati Arabi di cooperare con gli altri Stati Membri nell’attuazione del paragrafo 4;
Zona di non volo
6. Delibera di imporre un’interdizione su tutti i voli nello spazio aereo della Jamahiriya Araba di Libia, allo scopo di contribuire a proteggere i civili;
7. Delibera altresì che l’interdizione imposta dal paragrafo 6 non si applicherà ai voli il cui unico scopo sia di carattere umanitario, come quello di prestare assistenza o agevolare la prestazione di assistenza, ivi compresi gli approvvigionamenti medici, il cibo, gli operatori umanitari e l’assistenza connessa, o l’evacuazione di cittadini stranieri dalla Jamahiriya Araba di Libia, né si applicherà ai voli autorizzati dai paragrafi 4 o 8, né ad altri voli che siano ritenuti necessari dagli Stati operanti in base all’autorizzazione conferita dal paragrafo 8, in quanto destinati a beneficio del popolo libico, e che tali voli saranno coordinati con qualunque meccanismo istituito in base al paragrafo 8;
8. Autorizza gli Stati Membri che abbiano informato il Segretario Generale e il Segretario Generale della Lega degli Stati Arabi, che agiscano su iniziativa nazionale o attraverso organizzazioni o accordi regionali, a prendere tutte le misure necessarie per imporre l’osservanza dell’interdizione sui voli stabilita dal paragrafo 6, secondo necessità, e richiede agli Stati Membri interessati in cooperazione con la Lega degli Stati Arabi di coordinarsi strettamente con il Segretario Generale in merito alle misure che prendono per attuare tale interdizione, ivi compresa l’istituzione di un meccanismo appropriato per attuare le disposizioni dei paragrafi 6 e 7 supra,
9. Invita tutti gli Stati Membri, che agiscano su iniziativa nazionale o attraverso organizzazioni o accordi regionali, a fornire assistenza, compresa qualsiasi autorizzazione al sorvolo risulti necessaria allo scopo di attuare i paragrafi 4, 6, 7 e 8 supra;
10. Richiede agli Stati Membri interessati di coordinarsi strettamente l’uno con l’altro e col Segretario Generale sulle misure che stanno prendendo per attuare i paragrafi 4, 6, 7 e 8 supra, comprese le misure pratiche necessarie per il monitoraggio e l’approvazione dei voli umanitari o di evacuazione autorizzati;
11. Delibera che gli Stati Membri interessati informeranno immediatamente il Segretario Generale e il Segretario Generale della Lega degli Stati Arabi sulle misure prese nell’esercizio dell’autorità conferita dal paragrafo 8 supra, inclusa la formulazione di una concezione operativa degli interventi (a concept of operations);
12. Richiede al Segretario Generale di informare immediatamente il Consiglio sulle azioni intraprese dagli Stati Membri nell’esercizio dell’autorità conferita dal paragrafo 8 supra e di riferire al Consiglio entro sette giorni, e successivamente ogni mese, sull’attuazione di questa risoluzione, ivi comprese le informazioni su qualsiasi violazione dell’interdizione sui voli imposta dal paragrafo 6 supra.
Imposizione dell’embargo sulle armi
13. Delibera che il paragrafo 11 della risoluzione 1970 (2011) sia sostituito dal seguente paragrafo: “Invita tutti gli Stati Membri, e in particolare gli Stati della regione, sia che agiscano su iniziativa nazionale o attraverso organizzazioni o accordi regionali, allo scopo di assicurare la rigorosa applicazione dell’embargo sulle armi stabilito dai paragrafi 9 e 10 della risoluzione 1970 (2011), a ispezionare sul proprio territorio, porti e aeroporti compresi, nonché in alto mare, aerei e imbarcazioni provenienti dalla Jamahiriya Araba di Libia o ivi diretti, se lo Stato interessato ha informazioni che facciano ragionevolmente ritenere che il mezzo contenga articoli la cui fornitura, vendita, trasferimento o esportazione sia proibita dai paragrafi 9 o 10 della risoluzione 1970 (2011) come modificata da questa risoluzione, compresa la fornitura di personale mercenario armato, invita tutti gli Stati di cui tali mezzi battono bandiera a collaborare con tali ispezioni e autorizza gli Stati Membri ad utilizzare tutte le misure commisurate alle specifiche circostanze per realizzare tali ispezioni”;
14. Richiede agli Stati Membri che operano in alto mare in base al paragrafo 13 supra di coordinarsi strettamente l’uno con l’altro e col Segretario Generale e richiede inoltre agli Stati Membri interessati di informare immediatamente il Segretario Generale e il Comitato istituito in applicazione del paragrafo 24 della risoluzione 1970 (2011) (“il Comitato”) sulle misure adottate nell’esercizio dell’autorità conferita dal paragrafo 13 supra;
15. Richiede a qualsiasi Stato Membro, che agisca su iniziativa nazionale o attraverso organizzazioni o accordi regionali, quando intraprende un’ispezione in applicazione del paragrtafo 13 supra, di sottomere prontamente un primo rapporto scritto al Comitato, contenente, in particolare, un’illustrazione delle ragioni dell’ispezione e dei suoi risultati, che indichi se è stata prestata cooperazione e se siano stati reperiti articoli proibiti in corso di trasferimento, e richiede altresì a tali Stati Membri di sottoporre successivamente al Comitato un ulteriore rapporto scritto contenente i particolari rilevanti in merito al trasferimento, compresa una descrizione degli articoli, della loro origine e della loro prevista destinazione, qualora tali informazioni non siano già contenuto nel rapporto iniziale;
16. Deplora il persistere dell’afflusso di mercenari nella Jamahiriya Araba di Libia e invita tutti gli Stati Membri ad ottemperare rigorosamente ai propri obblighi in base al paragrafo 9 della risoluzione 1970 (2011) per impedire l’accesso di personale mercenario armato alla Jamahiriya Araba di Libia;
Interdizione ai voli
17. Delibera che tutti gli Stati neghino a qualsiasi aereo registrato nella Jamahiriya Araba di Libia o gestito o posseduto da cittadini o imprese libiche l’autorizzazione a decollare dal proprio territorio o atterarvi o sorvolarlo, a meno che lo specifico volo non sia stato preventivamente approvato dal Comitato, o si tratti di atterraggio di emergenza;
18. Delibera che tutti gli Stati neghino a qualsiasi aereo l’autorizzazione a decollare dal proprio territorio, atterrarvi o sorvolarlo, se dispongono di informazioni che facciano ragionevolmente ritenere che il mezzo contenga articoli la cui fornitura, vendita, trasferimento o esportazione sia proibita dai paragrafi 9 o 10 della risoluzione 1970 (2011) come modificata da questa risoluzione, compresa la fornitura di personale mercenario armato, eccetto il caso di atterraggio di emergenza;
Congelamento dei beni
19. Delibera che il congelamento dei beni imposto dai paragrafi 17, 19, 20 e 21 della risoluzione 1970 (2011) sia applicato a tutti i fondi, altre attività finanziarie e risorse economiche che si trovino nei loro territori e che siano posseduti o controllati, direttamente o indirettamente, dalle autorità libiche, come designate dal Comitato, o da individui o entità che agiscano per loro conto o su loro istruzioni, o da entità possedute o controllate da esse, come designate dal Comitato, e delibera ulteriormente che tutti gli Stati faranno sì che sia impedito ai propri cittadini o ad altri individui o entità nel proprio territorio di rendere disponibile qualsiasi fondo o attività finanziaria o risorsa economica a favore o beneficio delle autorità libiche, come designate dal Comitato, o di individui o entità che agiscano per loro conto o su loro istruzioni, o di entità possedute o controllate da esse, come designate dal Comitato, e prescrive al Comitato di designare tali autorità libiche, individui o entità entro 30 giorni dalla data di approvazione di questa risoluzione e successivamente ove ciò sia appropriato;
20. Afferma la propria determinazione a far sì che i beni congelati in applicazione del paragrafo 17 della risoluzione 1970 (2011) siano, in una fase successiva, resi disponibili appena possibile a favore e beneficio del popolo della Jamahiriya Araba di Libia;
21. Delibera che tutti gli Stati prescrivano ai propri cittadini, alle persone soggette alla loro giurisdizione e alle imprese istituite sul proprio territorio di esercitare vigilanza nell’intrattenere rapporti d’affari con entità istituite nella Jamahiriya Araba di Libia o soggette alla sua giurisdizione, e con qualsiasi individuo o entità che agisca per loro conto o su loro istruzioni, e con entità possedute o controllare da esse, se gli Stati dispongono di informazioni che facciano ragionevolmente ritenere che tali rapporti possano contribuire alla violenza e all’uso della forza contro i civili;
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28. Riafferma la propria intenzione di mantenere sotto continua osservazione gli atti delle autorità libiche e sottolinea la propria disponibilità a rivedere in qualsiasi momento le misure imposte da questa risoluzione e dalla risoluzione 1970 (2011), anche rafforzando, sospendendo o revocando tali misure, come risulterà appropriato a seconda dell’ottemperanza delle autorità libiche a questa risoluzione e alla risoluzione 1970 (2011).
29. Delibera di rimanere attivamente investito della questione.

La maggioranza si rendeva conto delle attività criminali, ma preferiva dare il voto al forte invece che al giusto.

Scrisse Elsa Morante

"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo.
Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare."
Elsa Morante
Qualunque cosa abbiate pensato, il testo, del 1945, si riferisce a Mussolini...

mercoledì 23 marzo 2011

In Italia avere procedimenti giudiziari in corso è requisito ... obbligatorio ... per accedere alle cariche pubbliche

Saverio Romano, siciliano e leader di ciò che resta dei "cuffariani", è da oggi ministro dell’Agricoltura. Si tratta di una nomina su cui Giorgio Napolitano ha espresso forti perplessità. 
Con un comunicato ufficiale il Colle ha fatto sapere che ritiene di dover “assumere informazioni” sul procedimento a carico di Romano.
A seguito della odierna formalizzazione della proposta da parte del Presidente del consiglio, il Presidente della Repubblica ha proceduto alla nomina non ravvisando impedimenti giuridico-formali che ne giustificassero un diniego. Egli ha in pari tempo auspicato – si legge ancora – che gli sviluppi del procedimento chiariscano al più presto l’effettiva posizione del ministro. ... Essendo risultato che il giudice per le indagini preliminari non ha accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Palermo, e che sono previste sue decisioni nelle prossime settimane".
In Italia per assumere una alta carica pubblica pare che sia obbligatorio avere procedimenti in corso. 
La domanda spontanea è: ma questo signore non ha avvertito l'esigenza, per rispetto degli italiani, di aspettare prima di accettare la carica pubblica che il giudice si pronunciasse sulle vicende che lo riguastrdano ?
Se gli è mancata questa sensibilità, sarà mai possibile che possa essere un buon ministro ?
Il requisito primo per essere ministro della Repubblica non è quello di essere rispettoso degli italiani ?
A titolo di informazione riferiamo che le indagini che riguardano il signor Romano sono per concorso in associazione mafiosa.
Certo, in Sicilia è roba da nulla.