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venerdì 25 febbraio 2011

La Libia ci è "cara" .... con cinismo

La crisi politica nei paesi del Nord Africa, Libia in testa, fa sì che su molti media italiani più che descrivere il disaggio e le difficoltà di quelle popolazioni si parli del prezzo del petrolio che è balzato in alto.
Egoisticamente parlando, per gli italiani, il problema più grosso è infatti quello della dipendenza energetica del nostro paese dal mondo arabo. Gheddafi è stato amico personale, prima di D'Alema e poi di Berlusconi solamente perchè controllava i rubinetti energetici.
L’Italia ha condotto negli ultimi 24 anni una politica scriteriata: partendo dal referendum anti-nucleare del 1987, che impediva la ripresa dell’iniziativa fino a cinque anni dopo.
Dal 1992, dall'inizio della cosidetta nuova Repubblica, il discorso del nucleare poteva essere messo all’ordine del giorno. Ma né Berlusconi, né i Governi di transizione cosiddetti istituzionali, né quelli del centrosinistra, dal 1996 al 2001, né ancora Berlusconi dal 2001 al 2006, né Prodi nei successivi due anni, né Berlusconi in questi ultimi 32 mesi hanno rimesso seriamente al primo punto del fabbisogno nazionale l’energia alternativa, quella della Green economy.
Recentemente, finalmente, è stata costituita l’Agenzia per il nucleare, presieduta dall’oncologo Umberto Veronesi, più per il suo equilibrio e per la serietà personale che per la sua competenza. Il processo per arrivare alla costruzione di cinque centrali atomiche è disperatamente lento, tanto che forse neanche tra dieci anni sarà inaugurata la prima.
Bisogna, pertanto, rivolgersi alle energie alternative, la prima fra le quali potrebbe essere prodotta dai Rifiuti soliti urbani (Rsu), che come sappiamo bene da noi si ritiene sia solo materiale da interrare.
Vi è poi l’energia verde che proviene dai cereali, dalla canna da zucchero e da tanti altri vegetali.
L’energia solare stenta purtroppo a svilupparsi nonostante gli incentivi. 
Siamo, purtroppo, ancora succubi del petrolio ed in relazione a quanto succede in Africa ragioniamo più con logiche di di "economia" che di "politica". Obama, dall'altro lato dell'oceano, invece pare privileggiare la politica, ossia di coinvolgere quelle popolazioni nel processo della "democrazia".

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