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domenica 9 gennaio 2011

Le rivolte per il pane ad un salto dall'Europa

 A pochi chilometri dalla Sicilia, in Tunisia, in Algeria, in questi giorni  avvengono rivolte per il "pane". La gente è scesa in strada, ha assalito edifici pubblici perchè il prezzo dei generi alkimentari è significativamente aumentato. L'alimentazione fra queste popolazioni è per il 90% a base di carboidrati; il pane prevalentemente. Sembra di assistere alle rivolte avvenute in Sicilia per le stesse ragioni nel quattrocento, cinquecento e fino all'ottocento e poi nell'immediato dopoguerra.
Nel frattempo, cosa accade nel prezzo internazionale del grano? Quasi nulla. Almeno per gli agricoltori, soprattutto siciliani.
Al Chicago Board of Trade, la principale borsa mondiale per la contrattazione del grano, la quotazione del grano a inizio 2011 è, infatti, di circa 8 dollari per bushel, cioé 22 centesimi di euro al chilo per le consegne a marzo, rispetto ai circa 13 dollari raggiunti nella primavera 2008, mentre va sottolineato che l'aumento, nel corso del 2010, del 25% del prezzo non ha consentito ai produttori di recuperare le perdite registrate negli anni precedenti e tanto meno di coprire i costi di produzione.
Occorrerebbe una politica agricola nazionale diversa e più incisiva per bloccare le speculazioni (di cui ci accorgiamo attraverso l'irrisorio prezzo corrisposto al produttore ed il prezzo del pane, ancora in quest'inizio del 2011, aumentato pure qui da noi a Contessa Entellina) ed evitare la volatilità e la spirale dei prezzi. L'Italia, lo sappiamo bene, dipende dall'estero per il 40% di grano duro, il 60% di grano tenero, il 15% di mais, il 90% di soia e il 50% di carni.

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