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martedì 2 novembre 2010

Tutti i Santi: la festività di ieri quanto incide sul comportamento dell'uomo moderno ?

Nel tardo pomeriggio di ieri mentre viaggiavo in macchina, la radio (radio rai uno) mandava in onda un programma che cercava di dare significato a ciò che alcuni decenni fa veniva dato per scontato da chiunque vivesse nel mondo occidentale: Chi sono i santi ?
I conduttori del programma radiofonico spiegavano come la Chiesa delle origini si sia data da fare per additare le figure da imitare nel corso della vita di questo mondo nel tentativo di soppiantare gli antichi modelli del mondo classico greco-romano, ossia gli eroi: Ulisse, Ercole e così via. Se fino a quella fase storica l’astuzia di Ulisse, la violenza di Ercole erano dei modelli, in effetti oggi è netta la distinzione fra l’astuzia e l’intelligenza, fra la violenza ed il coraggio.
La santità, quella peculiare qualità che dalla Cristianità in poi ha sempre reso speciale un uomo rispetto ai simili non ha mai avuto caratteri fermi, immutabili, in quanto le virtù eroiche che la Chiesa esige sono sempre cambiate col procedere del tempo. Un sociologo che partecipava al programma di Radio Rai Uno evidenziava che fino alla Rivoluzione Francese la Chiesa proclamava santi personaggi provenienti dai ceti nobiliari, successivamente fino ai primi del Novecento personaggi del ceto medio-borghese e dopo persone della società comune.
Partendo dal presupposto che l’unico “Santo”, anzi il tre volte “Santo” è Dio, tentiamo di individuare cosa si esigeva nel passato per essere ritenuto “santo”.
Prioritaria a qualsiasi altra “virtù” è sempre stata quella di essere “giusto”, l’astenersi dalla vendetta, il condannare gli abusi del potere, l’avere compassione del prossimo e della sua sofferenza, del suo dolore.
Nel passato il rispetto della dignità del lavoratore era affidata alla buona volontà del datore di lavoro; oggi per la tutela di quella dignità esistono i contratti di lavoro, le organizzazioni sindacali, il sistema assistenziale-previdenziale pubblico con i suoi assistenti sociali.
E’ divenuto quindi più difficile essere ritenuti “santi” oggi ?
Certamente !
L’orizzonte delle società odierne è divenuto strutturalmente più aperto anche se l’individualità di ciascuno di noi tende a regredire ed a chiudersi nell’individualismo più esasperato.
Oggi essere santi, però con la “s” minuscola, essere -come si dice- santi “laici”, significa certamente pagare regolarmente le tasse, rispettare la cosa pubblica, fare il proprio dovere sul posto di lavoro, non sottrarsi al senso civico rispetto al diffuso scempio di tanti uomini pubblici.
Conseguire la santità con la “S” maiuscola è invece, oggi, impresa molto difficile nella società del piacere, dell’edonismo e dell’individualismo. Impresa che riesce solo a figure dalla grandezza immensa quale quella di Maria Teresa di Calcutta e di poche altre. Occorre conquistare infatti agli occhi del mondo la qualità dell’esemplarità.
L’essere esemplari, l’essere Santi, è un “dono” ci dice la Chiesa, un dono che viene dall’Alto. Eppure Giovanni Paolo II ha elevato alla santità tantissime figure quanto nessun altro papa. Suo proposito è stato di segnare tanti “fari” lungo il difficile percorso esistenziale dell’uomo.

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