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venerdì 19 novembre 2010

Lo spirito del nostro tempo si caratterizza perchè su tutto si pongono domande: Nulla più viene accolto per "vero", da qui discende il 'relativismo'

Cosa caratterizza i tempi moderni rispetto alle epoche precedenti ? epoche caratterizzate, come è noto, da una estesa, assoluta, invadente, riflessione teologica e conseguentemente dall’influenza nella vita civile dei soli ceti ecclesiastici ed aristocratici ?
Certamente oggi, anzi dall’Illuminismo in poi, sono divenuti elementi fondanti del nostro vivere
-il pensiero filosofico,
-la scienza sperimentale,
-ma anche la cultura di base diffusa.
Per cultura diffusa intendiamo lo spirito della nostra epoca, quello che spinge ciascuno a porre domande e a formulare risposte. Non è stato sempre così: porre domande e formulare risposte in secoli “bui” implicava l’essere sottoposto al giudizio di “eresia”, con tutto quanto ne conseguiva.
Lo Spirito dell’epoca lo cogliamo attraverso personaggi a noi vicini o meno, attraverso le passioni del tempo, le ossessioni e le avventure appunto del nostro tempo. Tutte queste espressioni incidono sui costumi, sulle abitudini, indirizzano il sentimento morale, creano modelli di felicità, dei sogni collettivi, ma anche modelli del dolore e delle sofferenze.
Le domande che il nostro tempo pone e le risposte che sgorgano oggi non vengono più, come un tempo, dagli uomini di Chiesa, quella Chiesa onnipresente nella vita di ciascuno nel Medioevo, anzi oggi le domande hanno come bersaglio il senso comune, la verità appiattita sul senso comune, quella che ci è sempre stata asseverata dalla tradizione e dagli interessi che producono e sorreggono il senso comune.
Il conformismo oggi non è più un riferimento assoluto; è vero ! nessuno riesce a mandarlo a pezzi; però oggi sprizzano da più parti, da più angolature ventagli di scintille che riescono ad illuminare i passi dell’uomo contemporaneo.
Oggi, è pure vero, col relativismo (quel modo di pensare che è tanto in odio al papa teologo), con la fantasia ironica viene messa in derisione ogni precedente verità assoluta. Ma ciò non è altro che la conseguenza del fatto che ciascuno di noi vive la propria afflizione, insegue i propri desideri, ricorda il proprio passato, esprime la voglia di vivere; in questo contesto ciascuno oggi porta con sé la propria verità, che inevitabilmente contrasta con quella degli altri.
Modernità significa, quindi, porre domande sul valore, sulla invadenza del senso comune, significa non accogliere nulla e darlo subito per scontato. E’ pure vero che il senso comune non si arrende mai, rinasce continuamente come la gramigna sul campo, esprime l’invincibile conformismo dei tanti.
Il senso comune cambia veste, colore, apparenza, ma la sostanza è sempre la stessa: la gran parte della gente si conforma sempre all’idea dominante (per rimanere al secolo scorso, il Novecento: tutti fascisti, tutti democristiani, tutti craxiani, tutti berlusconiani …).
Le idee nuove lottano contro le resistenze conservatrici del senso comune, ma se riescono alla fine a trionfare e a plasmare una società nuova, con lo scorrere del tempo la novità diventerà consuetudine, il conformismo del senso comune l’avvolgerà con la sua rete in attesa di altre idee, altri colori, altre novità.
Il senso comune è dunque sinonimo di assuefazione ed esprime lo spirito conservatore quale che sia il colore della bandiera che lo ricopre.
Quando un mondo è ormai logoro, incartapecorito, vecchio, si riduce a vuota liturgia, contro di esso vengono lanciate “risate”. Saranno le risate dissacranti che alla fine seppelliranno il vecchio mondo.
Il discorso da noi seguito si presta a varie analisi in ogni campo del vivere civile. Tenteremo di applicarle nei filoni più significativi della società. Nel lungo termine, però.

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