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venerdì 8 ottobre 2010

Un vero saluto a padre Mario. Se il Signore perdona i peccatori, pure gli uomini sono chiamati a perdonare i fratelli



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L'Eparca che lo ha inserito fra i suoi collaboratori, tutti coloro che gioirono quando Ella fu incaricato della parrocchia (quasi dieci anni orsono) Le hanno affidato il Vangelo perche' illuminasse i nostri passi, correggesse le nostre derive, ispirasse i pensieri e i sentimenti del cuore e sostenesse il desiderio di bene presente nell’animo di ciascuno di noi (greco o latinonoi prima del suo arrivo ci eravamo dimenticati che queste distinzioni fra Cattolici contessioti avessero rilevanza). 
Noi tutti avremmo voluto essere educati da Lei con le parole del Vangelo che sono parole di speranza e di verità, e pur anche avendo Lei l'inclinazione per il giuridicismo del Codice di Diritto Canonico, avremmo voluto leggere questo strumento della Chiesa alla luce dei Vangeli e del Nuovo Testamento.
Davanti a noi sta infatti una promessa: «Ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20).
La chiamata al sacerdozio che l'ha afferrata e plasmata dieci anni fà:
a) la aiuti in questo momento particolare a superare le tribolazioni che certamente la assillano. 
b) le consenta di corrispondere con rinnovato slancio al nuovo mandato che Le è stato affidato.
c) le eviti di farsi adulare dai suoi amici per avere tenuto -per più tempo- sotto scacco l'Eparca. Non c'è nulla infatti di che vantarsi; c'è solo da presentarsi a lui a chiedergli scusa (meglio dire: perdono).
d) le infonda la volontà e la sensibilità di rivolgersi ai "Contessioti" tutti per chiedere scusa per i comportamenti poco cristiani in cui, probabilmente, è incorso in dieci anni di permanenza a Contessa Entellina. Le infonda la sensibilità di andare a trovare papas Nicola Cuccia e chiedergli perdono per averlo trascinato in una situazione di cui soltanto Lei è l'ideatore.
 Ricordi che il nostro prossimo non è chi ci sollazza, ci fa ridere e ci addita dei nemici da abbattere.
Il giudizio finale su di noi  verterà: nell'avere sostenuto ed amato l'affamato, l'assetato, il forestiero, il nudo, il malato, il carcerato (cfr. Mt. 25.31-46).
 Da parte nostra le chiediamo scusa se è capitato di essere andati sulle righe nel narrare le sue "imprese contessiote".

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