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lunedì 6 settembre 2010

Nel tardo pomeriggio del 7 settembre inizia liturgicamente la festa dei contessioti tutti.

Domani, nel tardo pomeriggio, nell’ora del Vespro comincia dal punto di vista liturgico la festa della Natività di Maria. Nel rito bizantino è infatti la celebrazione del Vespro che apre la festività dedicata ad un Santo.
Il rito del Vespro ha una articolazione complessa: accanto ad alcune parti costanti quali i salmi 103, 140, cantico di Simeone esso contiene testi che variano con la festività celebrata, col periodo e con la giornata della settimana. Saranno alcuni sacerdoti che verranno appositamente da Piana degli Albanesi ad aprire la festa che per i contessioni è denominata "della Madonna della Favara", in mancanza, in questo periodo, di clero bizantino nella comunità greco-bizantina (come si ricorderà papas Nicola Cuccia per motivi che conosce solamente Mons. Tamburrino è stato trasferito a Palazzo Adriano).

La festa della Natività della Madre di Dio nella tradizione bizantina
Oggi è stata generata
la porta che guarda a Oriente

Vediamo di capire la struttura del Vespro.
L'anno ecclesiale nella tradizione bizantina inizia il 1° settembre, quando nell’impero romano d’Oriente iniziava anche l'anno civile; la prima delle grandi feste, secondo questo calendario, è la Natività della Madre di Dio (8 settembre), così come l'ultima è quella della sua Dormizione (15 agosto). La festa, liturgicamente, si protrae fino al 12 settembre ed è stata introdotta a Costantinopoli nel VI secolo e a Roma alla fine del secolo successivo.
Il 7 settembre una prefesta annuncia la gioia che la Natività di Maria porta al mondo, perché la Vergine diventa la porta da cui entra il Signore. La celebrazione ha uno sfondo di personaggi e temi presi dal Protovangelo di Giacomo, con la narrazione della storia di Gioacchino e Anna - entrambi anziani e lei sterile - che accolgono nello stupore e nella meraviglia la benedizione di Dio nella nascita della loro figlia.
L'ufficiatura con la parola "oggi" sottolinea l'attualità salvifica del mistero che celebra la liturgia, che non evoca fatti passati, avvenuti una volta e soltanto ricordati, ma li fa presenti in modo vivo e reale nella vita della Chiesa e di ciascuno dei cristiani. Il vespro prevede tre letture dell'Antico Testamento:
la scala vista in sogno da Giacobbe (Genesi, 28, 10-17);
la porta chiusa attraverso la quale passerà soltanto il Signore (Ezechiele, 43-44);
la Sapienza che si costruisce una casa (Proverbi, 9, 1-11).
Il testo della profezia di Ezechiele scandisce diversi tropari in chiave cristologica: "Il libro del Verbo della vita è uscito dal grembo; la porta che guarda a oriente è stata generata e attende l'ingresso del sommo sacerdote"; "unica porta dell'unigenito Figlio di Dio, che attraversandola l'ha custodita chiusa"; "oggi le porte sterili si aprono e ne esce la divina porta verginale"; "il profeta ha chiamato la Santa Vergine porta invalicabile, custodita per il solo Dio nostro: per essa è passato il Signore, da essa procede l'Altissimo e la lascia sigillata".
Ed ecco le figure di madre e figlia, Anna e Maria: la sterile genera colei che genererà l'autore della vita "perché da sterile radice ha fatto germogliare per noi, come pianta portatrice di vita, la Madre sua"; "oggi le porte sterili si aprono e ne esce la divina porta verginale. Oggi la grazia comincia a dare i suoi frutti, manifestando al mondo la Madre di Dio, per la quale le cose terrestri si uniscono a quelle celesti, a salvezza delle anime nostre".
I testi innografici sottolineano il parallelo tra colei che era sterile e colei che genera la vita: da una donna sterile il Signore fa nascere la Vergine. Uno dei tropari del mattutino, inoltre, a partire dal libro dei Numeri (17, 23, con la verga di Aronne fiorita), introduce il tema dell'albero della croce nella vita della Chiesa: "Una verga è assunta come figura del mistero perché, con la sua fioritura, essa designa il sacerdote: e per la Chiesa, un tempo sterile, è fiorito ora l'albero della croce come forza e sostegno".
I testi mettono in rilievo la centralità di Maria nel mistero della salvezza adoperato da Cristo: "La regina, l'immacolata sposa del Padre"; "lo strumento verginale, il talamo regale nel quale è stato portato a compimento lo straordinario mistero della ineffabile unione delle nature che si congiungono in Cristo". A partire dalla lettura di Isaia (6, 6), Maria viene invocata come "incensiere d'oro del divino carbone ardente" che "colma di fragranza il mio cuore". Nelle tradizioni liturgiche orientali i santi misteri del Corpo e del Sangue di Cristo vengono chiamati "brace divina", carbone ardente che purifica le labbra e il cuore dell'uomo.
L'icona della festa riprende con molte somiglianze quelle della nascita del Battista e di Cristo. Nella parte centrale Anna è sdraiata sul letto, dopo aver partorito Maria, nella stessa posizione di Elisabetta e di Maria. La vecchiaia di Elisabetta, la sterilità di Anna, la verginità di Maria, donne simbolo della Chiesa diventata feconda per mezzo del battesimo. E in tutte e tre le icone il neonato viene lavato in un catino, con simbologia chiaramente battesimale. La celebrazione della Natività della Madre di Dio porta così la gioia a tutte le Chiese, perché da essa nascerà colui che, per mezzo della croce e della risurrezione, è la vita e la salvezza degli uomini.

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