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martedì 24 agosto 2010

Mons. Tamburrino condanna l'intolleranza - Il guaio è che tratta allo stesso modo l'intollerante e l'intollerato

Pubblichiamo un estratto della lettera pastorale di mons. F.P. Tamburrino, Arcivescovo di Foggia-Bovino, in occasione della festività patronale della Madonna dell'Iconavetere.

Foggia non è mai stata una città-castello o roccaforte isolata da alte mura. Foggia, come lo dimostrano le antiche mappe, è stata una città attraversata dai tratturi, un centro di convergenza, di incontro e di scambio tra varie regioni. Questa vocazione storica si è rinnovata, nel dopo-guerra, con il trasferimento di molti dai paesi del sub-appennino e dal Gargano nell’ambito sociale cittadino, e dagli inizi degli anni Novanta con l’arrivo di gente dall’altra sponda dell’Adriatico, dai paesi dell’Est europeo, dall’Africa del nord e, recentemente, del centro.
Gesù, nostro maestro, ci ha lasciato l’esempio di accoglienza nei confronti dei peccatori, dei pubblicani, dei lebbrosi. Egli ci ha insegnato la solidarietà, il farsi prossimo di chi è solo e bisognoso di aiuto, di chi ha fame, ha sete, è straniero, o è in carcere.
Io chiedo per me, per i miei fratelli di fede, per la nostra Chiesa il dono dell’accoglienza, della solidarietà, che sono partecipazione e riflesso dell’esempio di Gesù. Sta salendo, invece, la temperatura del rifiuto, della xenofobia; sta cadendo verticalmente la solidarietà, in una situazione che ci pone ineluttabilmente sempre più di fronte alle povertà, alle solitudini, alle diversità. Io non mi scandalizzo della fatica che tutti stiamo facendo nell’accettare l’incertezza in cui viviamo a tutti i livelli: una società frammentata, una emergenza di problemi a cui non siamo preparati. Ma ciò che dobbiamo rifiutare è l’intolleranza, il rigetto irrazionale di chi non la pensa come noi, o del diverso per cultura, per colore della pelle o per religione.
L’accoglienza ci qualifica come figli di Dio e come cristiani. Essa ovviamente, sul piano civile, non dev’essere selvaggia, disordinata o fuori di ogni quadro legislativo: richiede certamente un rispetto dei diritti e l’assolvimento dei doveri; scongiura però l’egoismo che pensa solo a se stesso e talora ironizza sulla solidarietà.
Amici foggiani, la nostra società ha bisogno non di cattiveria, ma di serietà, di leggi giuste per affrontare la crisi economica e sociale; c’è bisogno, insomma, di un supplemento di umanità e una dose più sostanziosa di spirito cristiano.
Fonte: http://blog.libero.it/fdsfoggia/commenti.php?msgid=7554805&id=82985&ssonc=170680580

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