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sabato 22 maggio 2010

Il terremoto del gennaio 1968 nei ricordi di Nicola Graffagnini: un dibattito sul Giornale di Sicilia del 14-01-1973

La vertenza Sicilia del 10 Luglio 1973.
Il Giornale di Sicilia pubblica una tavola rotonda con i Sindaci in occasione del quinto Anniversario.

Il Giornale di Sicilia, il 14 Gennaio 1973, quinto anniversario, pubblica un servizio speciale su due pagine: 12 e 13 .
L’occhiello riporta la sintesi del dossier a tutta pagina sopra il titolo : "Sei sindaci, un parroco e l’ispettore per le zone terremotate hanno dibattuto nella sede del “Giornale di Sicilia” i problemi della ricostruzione, le responsabilità dei ritardi, le disfunzioni della macchina macina-miliardi, le prospettive della ripresa economica dei 15 paesi che la notte tra il 14 e il 15 Gennaio furono distrutti o semidistrutti".
Il titolo del servizio è enorme, disteso su due pagine e lapidario:
"Nel Belice aspettano ancora la vita"
Il catenaccio, sotto il titolo, fa la sintesi dei cinque anni trascorsi e affronta il problema della ricostruzione dei privati: "Quindici paesi, quattrocento morti, centomila baraccati…..A cinque anni dal sisma decine di migliaia di siciliani sono rifugiati ancora nelle baracche di lamiera. Non è stata consegnata una sola casa eppure sono stati spesi più di duecento miliardi, compreso il costo delle tende. Perchè questo ritardo? Si poteva fare prima? Cosa si può fare per accelerare la ricostruzione?Chi ha speculato sulla tragedia del Belice?... Sono le domande che il Giornale ha rivolto ad alcuni sindaci della zona e all’ispettore ing. Arrigo Fratelli".
"Hanno partecipato al dibattito i sindaci Vito Bellafiore di S.Ninfa, Ludovico Corrao di Gibellina, Enzo Culicchia di Partanna, Calogero Triolo di Montevago, Giuseppe di Stefano di Calatafimi, Francesco Di Martino di Contessa Entellina, e il parroco di Santa Ninfa, Don Atonio Riboldi".
Bellafiore e Triolo pongono l’accento: a) sulle responsabilità della Regione Siciliana che avrebbe dovuto creare un organismo unico, Stato-Regione, per accelerare i tempi, b) sulla lentezza della burocrazia statale che ha rallentato ulteriormente la ricostruzione".
Francesco Di Martino … :
Non c’è dubbio che vi è stato uno sparuto gruppo di amministrazioni comunali che hanno fatto in ritardo delle scelte, però la maggior parte abbiamo adottato in tempo gli strumenti urbanistici per la ricostruzione. Però, la Regione ha affidato l’incarico per la redazione del piano particolareggiato del mio comune con due anni e mezzo di ritardo. I progettisti incaricati dall’assessorato regionale allo Sviluppo Economico, hanno consegnato il piano particolareggiato con un anno di ritardo.
Noi siamo dinanzi ad una popolazione la quale ha una completa sfiducia verso le istituzioni dello Stato e della Regione ed è convinta di essere stata ingannata. E forse si può anche giustificare la tendenza continua a chiedere l’assistenza e a non guardare ai grossi problemi della ricostruzione e dello sviluppo delle nostre zone. Quindi, si pone anche un problema di educazione politica e anche civica verso queste popolazioni".
Culicchia di Partanna accenna ad un altro nodo rilevante: "I piani di trasferimento degli abitati sono stati affidati dal Ministero dei LL.PP. all’ISES che li ha affidati a progettisti privati. A Partanna il piano fatto sulla carta a Roma, ha avuto un dislivello sul campo di 22 metri ( ecco il motivo del viadotto n.d.r), per cui le imprese si sono trovate in difficoltà. Gravissime sono le responsabilità del Governo Regionale, il Piano ESA è ancora fermo da 5 anni e 29 miliardi che potevano dare respiro alla nostra agricoltura non sono stati spesi. L’ESPI che doveva provvedere al cementificio non lo ha fatto e siamo costretti a comprare il cemento al mercato nero. Senza un piano di sviluppo, una casa senza lavoro sarà una casa che servirà ad accogliere gli emigrati per un mese l’anno".
Corrao di Gibellina: "Si è voluta creare una macchina infernale macina miliardi per avere dopo cinque anni nemmeno una casa costruita a fronte di 200 miliardi spesi…"
Don Riboldi: "Io me la prendo con rabbia … perché dopo cinque anni ormai la gente non distingue più tra ESPI , ESA e Regione, ecc. … di chi sono le responsabilità, e poi se la prende con Voi che siete i più visibili, io mi trovo stordito da tutte queste leggi citate … , ma dico è possibile che l’Italia, che si vanta di essere la sesta potenza industriale del mondo non riesce ad organizzare 10 paesini ? Io non sono un padre di famiglia, ma se lo fossi sarei già impazzito di fronte ai mie figli, perché non avrei prospettive da dare loro …..Quì …occorre una mobilitazione generale immediata perché i tempi non siano lunghi…!.Il cittadino ha il senso che la ricostruzione si è fermata. Il pericolo è nella rassegnazione. .. e invece noi possiamo e dobbiamo dare questa speranza ….."
Corrao : "Il primo scandalo è di non avere pensato alle infrastrutture a servizio della ricostruzione: le fabbriche di mattoni, il cementificio, il tondinificio a Capo Granitola, questo ha consentito la speculazione a favore di gruppi. Si sperava che questi miliardi investissero l’economia locale, invece si avviarono grossi lotti di appalti tagliando fuori le imprese locali".
Di Martino. "I ritardi per la ricostruzione dei privati sono da addebitarsi alle scelte politiche …. di fondo,…… non costruire le case è un’altra scelta politica che fanno altre forze politiche per agevolare e per spingere la gente ad abbandonare le nostre terre. …"
Questo dibattito …per la ampia diffusione del Giornale di Sicilia …per il momento particolare del quinto Anniversario ..... divenne una base di discussione … e di riferimento …per le successive azioni che paese per paese … vennero assunte al fine di contribuire a dare una voce di adesione corale al Comitato dei Sindaci … che andava diventando sempre di più un motore trainante delle forze politiche e dei movimenti più vivaci presenti nel territorio al di sopra degli schieramenti di governo e di opposizione.
                                                                               Nicola Graffagnini

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