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domenica 11 aprile 2010

Chi respinge, chiude, socchiude, si attarda nelle prove è figlio di una scuola che non produce più uomini, ma individui pronti a recepire la vacuità delle telenovelle

Le radici dell'intolleranza sono tante e complesse, ma una forte componente resta l'ignoranza dell'altro. Quell'ignoranza che impedisce di cogliere cause vere e potenzialità dalla presenza dall'altro diverso (arbrëshe, bizantino, nel caso che sta accadendo a Contessa). In pratica i latini attuali non sanno cogliere (meglio dire) ricogliere le nuove ricche prospettive, in termini di spiritualità, che possono scaturire dall'altro. Gli amministratori, che si tirano indietro per non perdere il sostegno elettorale degli intolleranti, non capiscono quale ricchezza economico-culturale potrebbe arrecare a Contessa Entellina la sopravvivenza (e soprattutto la riscoperta) delle tradizioni locali.
Una ignoranza (quella degli intolleranti e quella di chi si gira dall'altro lato perchè ha troppi impegni da accudire) che ha alle spalle quanti hanno interessi contrari ad una società plurale, democratica e civile, che ha purtroppo alle spalle una atavica irrazionale diffidenza per il diverso da noi. Una intolleranza, intendiamoci vicina alla stupidità, che scavando scavando, come in tutte le cose di questo mondo ha radici economiche, politiche (nel senso di piccoli, piccoli poteri), culturali profonde ma precise. Oltre che ben mimetizzate dietro paraventi da par condicio, comitati, rosari da recitare in più o in meno etc..
Negli ultimi tre anni al seguito di una tunica a Contessa Entellina si vanno moltiplicando gli episodi di intolleranza. Sono espressioni non di un passato -come si vorrebbe far credere- che affonda l'intolleranza nei libri datati o negli atti notarili non condivisi (ma comprensibile pei secoli passati stante il basso livello culturale mediamente allora esistente), ma si tratta dell'apparire, nella piccola Contessa Entellina,  di una cultura che rischia di seminare germi di 'violenza' che cresceranno fra otto, dieci anni. Attorno ad una Chiesa si lascia vedere ai bambini che oggi hanno dieci, dodici anni, che è possibile chiudere le porte a chi canta, porta insegne e simboli diversi da quelli a cui si è abituati. Costoro, crescendo, imprimeranno nella propria coscienza che l'ospitalità non è una virtù da praticare ma una negatività da respingere "violentemente". Questi ragazzini si ricorderanno per tutta la vita che un prete, non un soldato libico di Gheddafi, ha chiuso il portone a chi voleva cantare in Chiesa la Paraclisis.
Tutto ciò, cosa grave, avviene al seguito di preti giovani e di coadiutori laici muniti di diploma e di laurea. Gli anziani che oggi assistono si scorderanno fra qualche decennio dell'accaduto, ma i bambini imprimeranno nella mente in maniera indelebile tutto quanto è passato sotto i loro occhi. Possibilmente il cattivo esempio che oggi ricevono non lo applicheranno con gli arbrëshe (perchè scopriranno senza sforzi che quella ricchezza non è solo culturale ma anche fonte di risorse potenzialmente economica), applicheranno, purtroppo, i portoni chiusi con gli immigrati, con gli extracomunitari, con coloro che hanno la pelle diversa, con i poveri, i miserabili del mondo e coloro che professano credi differenti. Saranno fermi nei loro comportamenti perchè conviti di averlo appreso in Chiesa. Una Chiesa che, come assistiamo in questi giorni dai media è davvero in preda alla confusione. La Chiesa della Verità Unica, ci si presenta, purtroppo, con mille facce, dalle feroci, alle violente, alle corrotte, alle omertose...
Non additiamo, a questo punto, come responsabile dei fatti di Contessa Entellina la tunica o le tuniche. E' assodato che nel 2010 le tuniche confondono, come se nulla fosse, un codice per il Vangelo e viceversa.Puntiamo il dito invece sulle istituzioni scolastiche: quale cultura per il bello, per il buono, per l'integrazione producono le scuole oggi per arginare il male dei disadattati ?

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