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domenica 28 febbraio 2010

Parte la procedura per la presentazione dei ricorsi Tarsu 2008 con l'assistenza Cgil

FEDERCONSUMATORI REGIONALE
Camera del Lavoro-Contessa Entellina

   Tutti i cittadini che hanno affidato l'assistenza, per quanto riguarda i ricorsi Tarsu 2008, alla FederConsumatori/Camera del Lavoro sono invitati a presentarsi, nel pomeriggio di venerdì prossimo (5 marzo), nei locali della Camera del Lavoro, in Via Cucci 10, muniti di una fotocopia della carta d'identità e di una marca da bollo di €. 14,62.
  Saranno, ulteriormente, illustrate le ragioni di fatto e di diritto che sono state poste a base del ricorso contro l'aumento del +160% della tarsu 2008 e saranno avviate le procedure di presentazione del ricorso medesimo.

   Informazioni sulla problematica in argomento possono essere ottenute da:
-Mimmo Clesi (3334112856)
-Piero Cuccia (3388273400)
-Salvatore Verardo (3393463654)

Oggi è domenica

Conoscere il nostro patrimonio culturale 
La seconda domenica della Grande Quaresima è intitolata a san Gregorio Palamàs, monaco del Monte Athos e poi arcivescovo di Tessalonica che visse nella prima metà del XIV secolo. Teologo che ha saputo unire una raffinata formazione nella Costantinopoli dei Paleologi ad una intensa vita di preghiera condotta a più riprese sul Monte Athos. Al di là di quella che può essere una sua originalità, è sicuramente l’ultimo grande teologo bizantino prima della caduta di Costantinopoli in mano ai turchi che avverrà a meno di cento anni dalla sua morte.

Riflessione per lo spirito
La pericope evangelica domenicale è Mc 2, 1-12:

Gesù entrò di nuovo a Cafarnao. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov’egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”. Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?”. Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: “Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino disse al paralitico alzati, prendi il tuo lettuccio e và a casa tua”. Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile!”.

Breve commento:
È bello notare come sia la fede degli amici a rendere possibile la guarigione del paralitico operata da Gesù, che è a sua volta preoccupato di non destare nei presenti solo lo stupore dovuto al miracolo, ma di far trasparire che la guarigione esteriore è solo l’aspetto evidente di un ristabilimento globale che in ultima analisi, come vittoria sul peccato, è vittoria sulla morte.
Ancora una volta, di fronte allo scetticismo di alcuni scribi, Gesù parla di sé come il Figlio dell’uomo, che nella profezia di Daniele ha ogni potere in cielo e sulla terra, colui che nella sua venuta realizza le promesse di Dio: guarire i malati e risanare i peccati. Spirito e corpo sono così inscindibilmente legati che non si può avere guarigione del corpo senza quella dello spirito, ed è per questo che la Chiesa, sulle orme di Gesù, è attenta a entrambe le dimensioni.

Riflessioni per la vita degli uomini liberi (i laici)
L'identità
Un uomo che recide le sue radici e le dimentica non può essere felice.


L'identità.
Quando una comunità, un popolo, perde l'identità si generano le paure: paura di non esistere, del futuro, di galleggiare. Tutto ciò che non si capisce diventa ostile. E' la paura che fa nascere l'autoritarismo di ieri, il fascismo, e l'autoritarismo odierno che definisce talebano chi semplicemente vuole, desidera, la legalità.


Quale speranza ?
Il nostro paese, da anni, è un palcoscenico della degradazione.
Le attività produttive, il lavoro, vengono meno ed aumentano i "gratta e vinci" che vanno dalla mega-truffa dei tanti faccendieri allo scudo fiscale per chi evade il fisco, dal ridere di alcuni nella notte per gli incassi di un terremoto ai numeri giocati alla ricevitoria dell'angolo.
Questa società non è quella tracciata nella Costituzione Repubblicana.


La Sicilia e il consenso popolare
Da noi il consenso ai governi, ai partiti, non discende dai loro comportamenti nei confronti della comunità.  Da noi il consenso è figlio del clientelismo e delle tante affiliazioni paramafiose, ossia di quelle circostanze in cui il cittadino si vende in cambio di protezione, vantaggi, prebende.

Satira politica
Il PD candida BERLUSCONI
Bersani: "Così finalmente perde".


sabato 27 febbraio 2010

Ricordi del mondo contadino locale - Gli anni cinquanta del Novecento, prima dell'emigrazione di massa

Il tempo vissuto nell'infanzia e nella prima giovinezza è quello che più resta impresso nella memoria di ciascuno.
Molti di coloro che oggi, a Contessa, si approssimano o hanno superato i sessant'anni, siano che oggi conducano una vita da professionista o da lavoratore manuale, hanno fatto nei tempi andati, negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo passato, grande esperienza del mondo lavorativo della campagna nel contesto di allora, quando costituiva quella che oggi viene denominata CIVILTA' CONTADINA.
Quell'esperienza viene ricordata nella raccolta dell'uva nel tempo della vendemia, delle mandorle, delle olive, nella semina, nello zappare per ripulire il grano, le fave, i piselli, condurre l'orto preparando il terreno per piantare pomidoro, melenzane, peperoni, cavolfiori, irrigare, concimare e diserbare. Ma non era solo quello. Molte delle cose si fanno ancora oggi.
Alla fascia di età dei 50/60enni di oggi torna in mente, spesso, il ricordo dei muli che, numerosi, costituivano gli unici mezzi di trasporto (proprio come le odierne automobili) per le vie del paese. Per posteggiare quei muli bisognava individuare, appiccicati nei muri esterni delle case, gli appositi anelli dove legarli con la corda delle 'retini'. I muli erano parte integrante della vita contadina; la mattina presto e la sera tardi file ininterrotte di contadini a dorso di mulo si coglievano a vista d'occhio da Giarrusso a Muricchio. Con i contadini a dorso, i muli trasportavano anche gli arnesi di lavoro: aratri, zappe, sementi, lanceddi.

Nelle case contadine, ogni sera, ci si ristorava con una minestra brodosa a base di cavoli o altra verdura.
Le mandrie pascolavano lungo quelle che erano state le regie trazzere; generalmente a custodirle c'erano ragazzini di 8 - 9 anni che erano stati privati della socializzazione della scuola e del gioco, costretti a crescere abbrutiti in compagnia delle pecore e dei cani pastori e solo per pochi soldi.
In ogni famiglia contadina (l'80% del totale delle famiglie locali) la stalla per i muli e/o le vacche costituiva un vano immancabile di ogni abitazione ed assieme ad essa anche il pollaio per le rumorose galline ed il loro gallo; il gallo ogni mattina alle quattro col suo chicchirichì rompeva il silenzio sostituendosi alle odierne sonerie (o sveglie). Per i contadini, con quel chicchirichì, era arrivata l'ora di alzarsi e cominciare ad organizzarsi per la lenta andata in campagna, a dorso di mulo.

Trattenimento in servizio oltre l'età pensionabile. Una circolare Inca

PATRONATO
INCA CGIL
Sede Centrale

Area delle Politiche dei diritti e del benessere
00198 Roma - Via Giovanni Paisiello 43
Telefono 06-855631 - Fax 06-85563268
Internet : http: //www.inca.it
Roma, 26-2-2010

Prot. 52
OGGETTO: Termini per la presentazione dell'istanza di trattenimento in servizio oltre l'età pensionabile – Chiarimenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Sommario. Il Dipartimento della Funzione Pubblica chiarisce che il termine dei 24 e 12 mesi, previsto dall'art. 72, comma 7, del decreto legge n. 102/08 convertito con modificazione dalla legge n. 133/08, non ha carattere di tassatività. Pertanto gli enti datori di lavoro possono accogliere anche domande intempestive.

Con circolari n. 134/08 e n. 194/08 abbiamo trattato la portata delle innovazioni introdotte dal decreto-legge n. 102/08, convertito con modificazioni dalla legge n. 133/08, in tema di trattenimento in servizio per un biennio oltre il limite anagrafico, di cui all'art. 16, comma 1, del Dlgs n. 503/92.

Ricordiamo in breve che le novità di maggior rilievo hanno riguardato il trasferimento della potestà decisionale dal dipendente all'ente datore di lavoro ed il procedimento di richiesta di trattenimento in sevizio.

Con riferimento a quest'ultimo aspetto, il correttivo introdotto dall'art. 72, comma 7, ha previsto un termine temporale, da 24 a 12 mesi prima del compimento dell'età pensionabile, entro il quale il dipendente è tenuto a presentare istanza di prosecuzione del rapporto di lavoro.
In prima lettura si è ritenuto di attribuire al limite temporale il carattere della tassatività, peraltro rafforzato dall'emendamento approvato dalla legge n. 133/08 che aveva riaperto i termini di presentazione delle istanze per quei dipendenti che al momento dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 102/08 erano prossimi al compimento dell'età pensionabile e pertanto già fuori dai termini per richiedere il trattenimento in servizio.

Sul tema è tornato il Dipartimento della Funzione pubblica che con nota n. 7083 P-1.2.3.3 del 12 febbraio 2010, ad integrazione di quanto già disposto con la circolare n. 10/09, ha chiarito la natura del limite temporale.
Secondo il Dipartimento, il termine temporale è stato introdotto essenzialmente per consentire alle amministrazioni di valutare per tempo le istanze di trattenimento in servizio, considerato che il potere discrezionale di accoglimento o respinta deve essere esercitato a seguito di una attenta verifica delle esigenze organizzative e del fabbisogno professionale.
Si tratta dunque non di un termine perentorio quanto piuttosto di una modalità introdotta nel procedimento del tutto funzionale alle esigenze organizzative delle amministrazioni, le quali, se lo ritengono opportuno, possono derogare dall'applicazione del limite temporale, accogliendo le domande anche se intempestive, purché ciò non pregiudichi l'efficiente andamento dei servizi.

In questo caso, gli enti datori di lavoro, nel rispetto del principio di imparzialità, sono tenuti a comunicare la riapertura dei termini a tutti i dipendenti interessati, in modo da consentire loro di presentare o di reiterare la domanda.
E' di tutta evidenza che con la nota chiarificatrice il Dipartimento della Funzione Pubblica non ha inteso abrogare il limite temporale al quale il dipendente deve in ogni caso fare riferimento, pena la intempestività della domanda; ma ha voluto rafforzare il principio della potestà discrezionale dell'amministrazione, facendo rientrare nella sfera dei poteri non solo quello decisionale, espressamente previsto dalla legge, ma anche quello della definizione dell'iter procedurale, prevedendo la possibilità per l'ente datore di lavoro di decidere autonomamente i tempi per la presentazione delle istanze di trattenimento in servizio.
In altre parole, all'amministrazione è data facoltà di derogare dai limiti temporali, fermo restando l'obbligo di informare tutti i dipendenti interessati della riapertura dei termini.
E' evidente che soltanto nel caso in cui l'ente si avvale della potestà derogatoria è consentito ai dipendenti di presentare le domande fuori dai termini fissati dalla legge.
Pertanto riteniamo opportuno consigliare ai dipendenti interessati di presentare le istanze entro i termini previsti dalla legge, poiché in caso di mancata deroga da parte degli Enti datori di lavoro potrebbero incorrere nel giudizio di nullità della domanda.
Cordiali saluti.

p. l'Area Previdenza e Assistenza il coordinatore Area Previdenza e Assistenza Stefano Perini Giuliano Ferranti

venerdì 26 febbraio 2010

Il terremoto del gennaio 1968 nei ricordi di Nicola Graffagnini

IL TERREMOTO DEL GENNAIO ’68 .

- La prima scossa -
Fu di Domenica la prima scossa, poco prima delle 13, io mi trovavo in una sala del Circolo Skanderbeg intento alla lettura del quotidiano, in attesa di essere chiamato per pranzo.

L’avvertii in modo molto distratto, ma capii che non si trattava di una cosa normale, per cui raggiunsi casa in pochi minuti e qui avvertii la grande preoccupazione di mia madre che invece asseriva di averla sentita ben forte …..

Fu allora che presi il telefono e cercai di capire al giornale L’ORA che notizie avevano ricevuto dai paesi vicini.

Un redattore si incuriosì della notizia riguardante il paese e insieme cercammo di riassumere su una carta geografica ideale della Sicilia le sporadiche notizie che pervenivano di tanto in tanto, data la giornata domenicale, da Partanna, S.Ninfa,Vita, Campobello, S.Margherita Belice…

Io compresi che si trattava di un fenomeno di vaste proporzioni che toccava le tre province di Trapani, Agrigento e Palermo .

Grazie all’invito di mio zio Vincenzo, realizzai l’idea di trascorrere la notte con mia madre e mia sorella, vegliando tutti insieme da lui, pensavamo che le opere realizzate in cemento armato a casa sua e della zia Ninì in Via Candia, avrebbero resistito meglio a possibili altre scosse .

Aspettammo mezzanotte così come si aspetta la mezzanotte del Capodanno, svegli ma in attesa dell’ignoto….!

Questo….. aleggiava nei nostri discorsi fin dalla prima serata, allorché il telegiornale trasmetteva poche, sporadiche, notizie sul terremoto in Sicilia, data la giornata domenicale e i vuoti in redazione, io forse ne sapevo di più, avendo parlato con i redattori del giornale L’ORA.

Poi …..tutto successe all’improvviso, a mezzanotte e qualche minuto la terra iniziò a tremare…. Improvvisamente….. , noi tutti ci lanciammo……. verso fuori cercando di orientarci nel buio…. verso il sottoscala della Zia Ninì…… .

In cielo…… uno spettacolo da Apocalisse, contribuì ad aumentare le paure, infatti man mano che le case si distanziavano tra loro per effetto delle scosse, i fili della luce si spezzavano facendo sventagliare le scintille dappertutto e provocando in pochi secondi il buio più assoluto, violato un pò più tardi, dalle scintille di altri fili che venivano a rompersi per effetto di altre piccole scosse successive, poi il silenzio …..

Furono quelli i minuti più lunghi della mia vita e credo di tutti i Contessioti …… .

Le voci delle persone che nel buio salivano o scendevano, tra l’altro erano ancora più preoccupate, perché ognuno tentava di raggiungere qualche parente e raccontava di danni alle case, per sentito dire …..!

Restammo nel sottoscala della Zia Ninì fino alle prime luci dell’alba, allorché in famiglia si prese una decisione drastica , trasferirci verso l’uscita del paese, nello spazio libero sotto la Villa ai Caduti e lì tentare di costruire una tenda.
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In vista della seconda notte da passare fuori, io e mio cugino Pino, verso le 10 del mattino decidemmo di farci coraggio e andare prima a casa mia e poi a casa sua per prendere il necessario d’abiti.
- La seconda scossa -

Fu così che sentii violentemente la seconda e grande scossa che secondo me finì per lacerare la zona sottostante casa mia , la Via Croja .

Giunti in Piazza Umberto I° notammo da lontano davanti casa mia la figura di un giovane carabiniere che vigilava l’unica vittima del terremoto, il sig. Merendino, steso a terra e ricoperto da un lenzuolo in attesa del Pretore per la rimozione del cadavere .

Mio cugino decise di fermarsi e far compagnia alla salma e al carabiniere nei minuti di attesa, io salii subito al primo piano per cercare nel grande armadio, della stanza da letto, le cose chieste …ma non ebbi il tempo di aprire tutto l’armadio, perché me lo sentii piombare di sopra e dovetti fare appello a tutte le mie forze per illudermi di sostenerlo e fuggire ….

Furono pochi secondi di pressione o di movimento di tutta la casa, io mi ritrovai scaraventato nell’altra stanza all’inizio della scala che percorsi forse con un unico balzo e mentre tentai di uscire dalla porta udii le urla di mio cugino e del carabiniere che mi proibirono di uscire per paura di crolli …

Loro forse videro qualcosa di simile a ciò che in seguito mi raccontò il Sig. Gebbia .

Nella notte della prima scossa lui vide la zona della fontana della Favara ribaltarsi a 45 gradi sui prospetti delle case di fronte …….. Una scena aggiungeva lui, indimenticabile …..

Il fatto che il secondo balcone grande e il prospetto di casa mia dopo quella scossa e l’altra successiva sembravano aver ricevuto una scarica di cannonate la dice lunga sulla possibilità che anche il prospetto di fronte avesse incontrato a mezza strada il mio, come nel racconto del Sig. Gebbia ……..
……………….
……………….
(Continua)

I Borghi Eras nel territorio di Contessa Entellina - Uno studio di Vincenzo Cilluffo

I BORGHI ERAS NEL TERRITORIO DI CONTESSA ENTELLINA (3)
BORGO COZZO FINOCCHIO
di VINCENZO CILLUFFO 
Dati identificativi
Comune e Provincia: Contessa Entellina (Pa)
Ubicazione: contrada Bagnitelle Sottane
Denominazione originaria: Borgo Cozzo Finocchio
Denominazione attuale: Borgo Cozzo Finocchio
Denominazione locale: Rahji i Mbërajit
Data di sorteggio dei lotti: 19 ottobre 1952 (vedi gli articoli allegati, tratti dalla rivista “Sala d’Ercole”anno quinto-n°11-fascicolo di novembre 1952 e dal giornale “Sicilia del Popolo” quotidiano della democrazia cristiana del 21/10/1952)
I.G.M.: 2583se
Dati Catastali: foglio 24 part. 1
Proprietà del latifondo: Pecoraro Carmela
Estensione del latifondo: 229 ettari 62 are 06 centare (all’interno del latifondo oltre a tale borgo viene costruito anche il borgo Piano Cavaliere)
Proprietà attuale: le abitazioni sono di proprietà delle varie famiglie che vi abitano durante tutto l’anno o solamente durante il periodo estivo
Estensione dei lotti: circa 4 ettari
Numero di lotti assegnati: 53
Numero di edifici di servizio costruiti: nessuno
Numero di abitazioni costruite: 14 (alloggi per i contadini)
Progettista: si presuppone sia stato l’ing. Giuseppe Narzisi

Come arrivare:
Da Palermo:
in automobile:
percorrere la SS 624 ( Palermo-Sciacca) fino all’uscita Santa Margherita di Belice /Contessa Entellina, poi proseguire sulla sp 12,seguendo le indicazioni per Contessa Entellina
In pullman:
ditta autoservizi Stassi Saverio snc
via Nicolò Barbato 4 Contessa Entellina tel 0918355014
via Bottai Palermo 54 Palermo tel 091585699
sito web:www.stassibus.com – e-mail: autoservizi.stassi@tiscallinet.it
Da Agrigento:
in automobile:
percorrere la E91 fino a Sciacca,continuare sulla SS 624 ( Palermo-Sciacca) fino all’uscita Santa Margherita di Belice /Contessa Entellina,poi proseguire sulla sp 12,seguendo le indicazioni per Contessa Entellina.
In pullman:
da Agrigento a Sciacca autoservizi Salvatore Lumia srl
via Pindaro 3/c Agrigento tel 09222041 fax 0922401494
sito web:www.autolineelumia.it – e-mail: info@autoservizilumia.it
Ufficio di Sciacca via Liono 11 tel 092220414 fax 092521135
Poi,da Sciacca a Borgo Cozzo Finocchio ditta autoservizi Stassi Saverio snc
Da Trapani
In automobile:
percorrere la A29dir Palermo-Trapani fino allo svincolo di Gallitello,seguire le indicazioni SS624 Palermo-Sciacca,immettersi nella suddetta strada direzione Sciacca e percorrerla fino all’uscita Santa Margherita di Belice/Contessa Entellina,poi proseguire sulla sp 12,seguendo le indicazioni per Contessa Entellina.
In pullman:
Da Trapani a Sciacca autoservizi Salvatore Lumia srl
Da Trapani a Palermo autoservizi Segesta srl
Via Libertà 171 Palermo
Tel091304106 fax 091343698/0
Sito internet: www.segesta.it - e-mail:segesta@segesta.it
da Sciacca a Borgo Cozzo Finocchio e da Palermo a Borgo Cozzo Finocchio ditta autoservizi Stassi Saverio snc

Destinazione d’uso
Originaria: si presuppone borgo di tipo C (vedi allegato A)
Utilizzazione nel tempo: abitativa e da supporto alle attività agricole e di allevamento
Attuale: abitativa e di supporto all’attività agricola e di allevamento
Prevista: abitativa
Tipo di colture: oliveti,vite e graminacee
Allevamenti: bovino
Produzione: olio,vino e grano
Locali annessi
Zona: n. 5 de Corleonese (vedi allegato B)
Cabina per l’erogazione elettrica
Abbeveratoio per l’approvvigionamento agricolo e bovino
Caratteri costruttivi delle abitazioni
Tipologia: casa unifamiliare su singolo lotto
Livelli fuori terra: uno
Interrati: nessuno
Strutture sotterranee: nessuna
Pozzi e sorgenti: nessuna
Area d’impianto: mq 121,50
Superficie coperta: mq 87,92
Superficie totale: mq 66,09
cucina-soggiorno mq 29,36
letto mq 9,83
wc mq 1,06
superficie totale abitabile mq 40,25
stalla mq 13,18
portico mq 2,78
fienile mq 9,88
pavimentazione esterna mq 44,67
volume totale: mc 198,27
volume abitabile: mc 120,75

Descrizione storico-architettonica
Le abitazioni sono costituite da vari locali posti a piano terra:un piccolo portico, cucina-soggiorno, stanza da letto e stalla. Quest’ ultima,inizialmente, fungeva anche da magazzino, nel quale conservare i prodotti del raccolto e al suo interno si trovava la mangiatoia per gli animali. L’unico locale al primo piano, adibito a fienile era accessibile dall’esterno mediante una scala. Le case sono isolate e circondate da terreno libero, usato come orto.

Le unità abitative sono edificate su di un basamento rivestito e sollevato da terra cm.20; la struttura è composta in modo misto: muratura portante con uno spessore delle pareti di cm. 40, solai piani in calcestruzzo armato e laterizi con spessore di cm.20. Il piccolo portico sul prospetto principale è rivestito,in alcune delle sue parti con mattoni pressati rossi.

All’interno della cucina-soggiornio, originariamente, erano presenti un forno con uno scompartimento sottostante,come deposito della legna,e la cosiddetta tanura ovvero una specie di cucina in muratura.
Oggi, nella maggior parte dei casi, il forno ha ceduto il suo spazio ai servizi igenici, ai quali si accede dall’interno.
Il perimetro, nelle immediate vicinanze delle unità, è pavimentato con basole di pietra.

Annotazioni varie
Nelle abitazioni costruite durante il fascismo nel territorio del comune riscontriamo anche la presenza dei due corpi, uno più alto e uno più basso. La differenza sta nel fatto che quest’ultime hanno i tetti a doppia falda e il corpo più alto non è costituito dal fienile-stalla ma da un appartamento posto su due livelli e il corpo più basso viene occupato dalla stalla.
Considerata la stessa tipologia costruttiva del borgo Piano Cavaliere, si presuppone che il progettista sia lo stesso ing. Giuseppe Narcisi, anche se non si evince da nessun documento.
In un resoconto dell’ERAS, aggiornato al 31/1/1956, non viene menzionato tale borgo, mentre si hanno notizie dettagliate sul vicino Borgo Piano Cavaliere. Inoltre, nella delibera consiliare n. 109/990 del 27/09/1990 (vedi allegato 6), con la quale il comune di Contessa Entellina chiede all’ESA l’acquisizione dei borghi rurali ricadenti nel proprio territorio, non risulta il borgo di Cozzo Finocchio.
Tenuto presente il suddetto fatto e le seguenti osservazioni:
-vicinanza dei borghi (circa 1 Km);
-entrambi sono costruiti all’interno dello stesso latifondo;
-conoscenza del solo progettista del borgo Piano Cavaliere;
- presenza della stessa tipologia abitativa;
-presenza di sole abitazioni nel Borgo Cozzo Finocchio; pertanto, i relativi abitanti usufruiscono delle strutture (scuola, chiesa, ecc..) del vicino Borgo Piano Cavaliere;
-il progetto è stato modificato, in corso d’opera in molte delle sue componenti, principalmente, per motivi economici.
Si può postulare l’ipotesi che in realtà si tratti in un unico borgo forse incompleto
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INFORMAZIONI SUPPLETIVE
Una nuova economia per la zona di Cozzo Finocchio:
1) A breve distanza dal borgo opera, in contrada Bagnitelle Soprane, il Ristoro Calatamauro, di cui è titolare Francesco Greco. Gaetano Gaglianello è lo chef del ristorante; il locale è nato nel 2000 e si è ricavato un posto di rilievo all'interno della mappa gastronomica della nostra provincia. Gaetano Gaglianello punta tutto su una cucina profondamente legata al territorio di cui esalta la stagionalità delle materie prime. Il ristorante offre un'ampia scelta di piatti tipici e particolari come couscus, trippa, cinghiale, paella valenziana etc, ma anche dolci tipici, pizze e la tavoloccia. Offre un menù fisso turistico a € 18,00 e un menù turistico a base di pesce a € 23,00. Il locale è aperto tutto l’anno, con esclusione del martedì; nei mesi estivi è possibile pranzare con tavoli all'aperto.

2) A breve distanza del borgo c’è pure, in c.da Bagnitelle, il Bed & Breakfast Rocca dei Capperi, di Paolo Barbon, -Tel. 3200419717-. Il locale sormonta la vallata Bagnitelle, ricca di ulivi, vigneti, mandorli, fichi, ed è attraversata dal torrente Senore, nelle cui vicinanze sorgeva l'antico casale Sinurio. La sera l'aria trasparente viene illuminata da una miriade di costellazioni e la Via Lattea si distingue chiaramente come in pochi altri posti nel mondo. E’ il posto idoneo per potersi sedere e godere meravigliosi spettacoli della natura. Dice il titolare, Paolo Barbon “.. lì mi sono seduto, e ho poi deciso di costruire una casa che non facessse male alla natura e al paesaggio e poi... non volendo tenere tutto quel sentire per me, ho aperto le porte di questa casa alla gente...”.

3) A brevissima distanza dal borgo, in adiacenza alla strada provinciale Contessa Entellina-Santa Margherita Belice, sorgono pure i grandi capannoni dell’Azienda avicola gestita da Irene D’Agostino, giovane imprenditrice, la cui tenacia ed intraprendenza nel proseguire l’attività avviata, tanti anni fà, dalla madre Adelaide Cecon, fanno sì che le genuine uova della sua azienda forniscono buona parte dei paesi limitrofi che insistono nel bacino della Sicilia Occidentale

giovedì 25 febbraio 2010

Ancora sui mulini ed i mulinara

Nel periodo baronale i mulini erano impianti che potevano essere gestiti in regime di monopolio (res reservata) a beneficio del Signore del luogo. Nel XV, XVI, secolo, cioè nel periodo in cui fu fondata Contessa, la farina, il pane, in Sicilia era un genere di lusso. I contadini, ed i nuovi arrivati albanesi, nei domini dei Cardona -in genere- si nutrivano di grano bollito (cuccìa). Interessanti, ai nostri fini, sono i versi di Mariano Bonincontro, poeta siciliano della metà del cinquecento: E fu burgisi di burritta azola/ chi tinia mandra e siminava urlia / e fina intantu ch'illu happi la stola / lu paxxiu sempri di tumi e cuccìa.
E' quello comunque il periodo in cui il consumo della farina comincia ad espandersi, sia perchè dopo secoli di decremento demografico comincia ad aumentare la popolazione e sia perchè i grandi regnanti spagnoli Carlo V, Filippo II, mobilitarono armate per esigenze militari a cui bisognava garantire ingenti quantità di 'biscotti duri' e di panatica.
E' quindi il periodo in cui le licenze per impiantare nuovi mulini diventano più accessibili.
Noi seguiremo, in questo ed in altri scritti, la vicenda dei molini ad acqua, stante che la vicenda dei molini azionati da forza animale è in Sicilia molto più antica e risale ai greci.
Una prima disciplina dei mulini ad acqua pare risalga al periodo Svevo, quando la materia fu catalogata ..iuria regalia, materia imperiale, praticamente. Eppure la città di Palermo godette, per tutto il periodo baronale e feudale di un privileggio: al cittadino qualunque, che disponesse delle sufficienti risorse,  era concesso di impiantare e gestire i molini "in solo proprio nulla proinde Curia licentia postulata". Nel resto del Regno vigeva: non dubium est ... universa huius Siciliae ultra Farum regni molendina et paratoria aquarum ex antiquis regni eiusdem statutis et consuetudinibus perpetuo observatis, ad ius tarenorum septem et granorum decem anno quolibert Regie Curie pro saltu acquarum ipsarum in perpetuum teneri.
Bisognava, allora, in pratica  pagare un diritto, pari ad un augustale del periodo Svevo. Nel '500 questo diritto corrisponderà ad un'onza.
Chi quindi poteva, nel territorio dei Cardona, a Bagnitelle per esempio, gestire i molini ?
Nei Capitoli di Alfonso Cardona, con cui nasce Contessa, non c'è traccia che la gestione del molino venisse espressamente concessa ai nuovi arrivati arbreshe. Il molino di Bagnitelle in effetti era al di fuori dei feudi di Contesse e Serradamo che venivano concessi in enfiteusi agli arbreshe. Esso, come in tutte le realtà feudali poteva essere condotto da membris et iuribus delle Secrezie (organi baronali che amministravano tributi indiretti, gabelle e redditi dei domini della signoria).
I mulinara erano, in un certo senso, persone dell'apparato baronale. A maggior riprova c'è da considerare che essi, i mulinara, erano parte integrante del sistema della gabella della molitura, imposta indiretta vigente in tutte le realtà feudali del Regno. I cittadini e gli abitanti di un dato centro, Contessa compresa, dovevano macinare il loro frumento nel molino (o molini)  sito nell'Università e nelle terre di appartenenza del barone, al fine di non sottrarre al medesimo il reddito dell'imposta indiretta che competeva, appunto, alle casse dell'amministrazione signorile (secrezia). 
Numerosi sono i documenti su contenziosi instaurati nel XVI secolo fra abitatori delle terre ed i loro signori (non però a Contessa, dove gli arbreshe mai instaurarono vertenze con i loro baroni). Lo storico H. Bresc asserisce che i vassalli (gli abitanti delle Università) in taluni casi potevano macinare o battere panni in molino e paratore diverso da quello del signore solo se fosse stata provata una loro maggiore utilità.

mercoledì 24 febbraio 2010

La Masseria di Vaccarizzo sul finire degli anni quaranta dello scorso secolo

Nel regime latifondistico come era organizzata la struttura di una masseria ?
La descrizione da noi riportata è stata raccolta da una fonte diretta, ossia da un lavoratore che sul finire degli anni quaranta (del Novecento), da giovane, prestava servizio a Vaccarizzo, la masseria della famiglia Pecoraro, la quale allora conservava integra la sua funzionalità non essendo ancora stata avviata la Riforma Agraria, che arriverà dopo, nel 1952.

Il latifondista, ovviamente, viveva a Palermo.
In suo luogo a dirigere la Masseria c'era un 'Amministratore'. Dall'Amministratore dipendeva il Sovrastante (a cui facevano riferimento i campieri, ed i "Vujara", termine quest'ultimo arbreshe per denominare i conduttori-custodi dei buoi e delle mandrie etc.).

Alla Masseria di Vaccarizzo erano accorpati i seguenti feudi:
-Vaccara,
-Roccella
-Vaccarizzotto
-Piano Cavaliere

Ma ad essa facevano riferimento, in qualche modo, anche i feudi di Petraro, Pizzillo e Portone tutti e tre, formalmente, staccati dalla sede di Vaccarizzo perchè passati ai cognati del senatore Antonino Pecoraro: on.le Franco Restivo (Petraro), Mastropaolo (Pizzillo), Perciabosco (Portone).

martedì 23 febbraio 2010

I Borghi Eras nel territorio di Contessa Entellina - Uno studio di Vincenzo Cilluffo

I BORGHI ERAS NEL TERRITORIO DI CONTESSA ENTELLINA (3)
di Vincenzo Cilluffo

LA RIFORMA AGRARIA A CONTESSA ENTELLINA

Nel 1952 e negli anni successivi, in attuazione delle leggi sulla riforma agraria, nel territorio di Contessa Entellina, furono espropriati dei feudi (per un totale di 780 ettari), che furono divisi in piccoli lotti (mediamente 4 ettari), assegnati a sorteggio a braccianti sia di Contessa che dei paesi limitrofi.

In contrada Piano Cavaliere furono assegnati 53 lotti, in contrada Gorgo 10, in contrada Carruba 1, in contrada Carrubbelle 10, in contrada Roccella 20, in contrada Castagnola 24, in contrada Petraro 14, in contrada Portone 8, in contrada Costiere 4, in contrada Sommacco 1, in contrada Chiappetta 1, in contrada Mazzaporro1.

Dopo il 1952 furono costruiti inoltre degli edifici da destinare ad abitazione degli assegnatari ERAS, raggruppati in piccoli borghi rurali, che prendono il nome della località in cuoi sono sorti:

- Castagnola (Kastanjolla);
- Cozzo Finocchio (Rahji i Mbërajit);
- Piano Cavaliere (Fusha Kavalerit);
- Pizzillo (Pucili);
- Roccella (Rriçelja).

I cinque borghi però non tutti comprendono abitazioni ed edifici di uso comune:
- a Piano Cavaliere ci sono 40 abitazioni unifamiliari degli assegnatari, chiesa con casa canonica, edificio scolastico con annessi locali per gli insegnanti, due abbeveratoi ed una stalla sociale;
- a Roccella ci sono 20 abitazioni per gli assegnatari ed un edificio scolastico;
-a Pizzillo c’è una chiesa con annessi gli edifici di uso comune;
- a Cozzo Finocchio ci sono 14 abitazioni per gli assegnatari ed un abbeveratoio;
- a Castagnola ci sono 3 edifici di servizio e una chiesa.
La costruzione di tutti gli edifici fu completata nel 1954 e il primo agosto dello stesso anno, con solenne cerimonia presieduta da Mons. Perniciaro, vescovo di Piana degli Albanesi, furono formalmente consegnati agli aventi diritto.
Dopo questo excursus generale cerchiamo di analizzare singolarmente i vari casi. Ci soffermeremo principalmente sul borgo Piano Cavaliere e Castagnola. Questa scelta deriva non soltanto dal fatto che i suddetti rappresentino il caso più studiato e quello meno, ma anche dal fatto che la tipologia abitativa che riscontriamo a Piano Cavaliere è identica a quella di Roccella e Cozzo Finocchio, mentre a Pizzillo e Castagnola non abbiamo tipologie abitative ma di servizi.

BORGO CASTAGNOLA

Dati identificativi

Comune e Provincia: Contessa Entellina (Pa)
Ubicazione: contrada Castagnola
Denominazione originaria: Borgo Castagnola
Denominazione attuale: Borgo Castagnola
Denominazione locale: Kastanjolla
Data di Costruzione: in un resoconto dell’ERAS aggiornato al 31/11/1956 il borgo risulta in costruzione (vedi allegato C)
Data di sorteggio dei lotti: 19 ottobre 1952 (vedi gli articoli allegati, tratti dalla rivista “Sala d’Ercole”anno quinto-n°11-fascicolo di novembre 1952 e dal giornale “Sicilia del Popolo” quotidiano della democrazia cristiana del 21/10/1952)
I.G.M.: 2583se
Dati Catastali: foglio 44 part. 50
Proprietà del latifondo: Inglese Letizia
Estensione del latifondo: 92 ettari 36 are 57 centare
Passaggi di Proprietà: i tre edifici, allineati lungo la strada, sono consegnati dall’ERAS al comune di Contessa Entellina (vedi allegato 6);
1.l’ambulatori medico è stato ceduto, in comodato d’uso alla Regione Siciliana Assessorato Agricoltura e Foreste, il quale lo ha adibito come postazione estiva della Soab (servizio operativo antincendio boschivo);
2.la chiesa è passata dall’Eras all’Eparchia di Piana degli Albanesi e da quest’ultima alla Parrocchia SS. Annunziata e S. Nicolò di Contessa Entellina (vedi allegato 4)
Proprietà attuale: i tre edifici, allineati lungo la strada, appartengono al comune di Contessa Entellina;
la chiesa alla Parrocchia SS. Annunziata e S. Nicolò di Contessa Entellina
Estensione dei lotti: circa 4 ettari
Numero di lotti assegnati: 20
Numero di edifici di servizio costruiti: 3 (edifico ecclesiastico,edificio scolastico,ambulatorio medico)
Numero di abitazioni costruite: 1 (alloggio custode)
Progettista: ing. Antonio Imburgia
Come arrivare:
-Da Palermo:

in automobile: percorrere la SS 624 ( Palermo-Sciacca) fino all’uscita Sambuca di Sicilia, proseguire sulla ss 188, arrivando all’entrata del paese, svoltare a sinistra, seguendo le indicazioni per Contessa Entellina
-Da Agrigento:
in automobile: percorrere la E91 fino a Sciacca e poi proseguire sulla SS 624 (Palermo-Sciacca) fino all’uscita Sambuca di Sicilia, proseguire sulla ss 188, arrivando all’entrata del paese, svoltare a sinistra, seguendo le indicazioni per Contessa Entellina
-Da Trapani
In automobile: percorrere la A29dir Palermo-Trapani fino allo svincolo di Castelvetrano, poi proseguire sulla ss115 fino all’uscita di Menfi e seguire le indicazioni per Sambuca di Sicilia una volta arrivati all’entrata del paese, svoltare a sinistra, seguendo le indicazioni per Contessa Entellina
Destinazione d’uso
-Originaria: borgo di tipo C (vedi allegato A)
-Utilizzazione nel tempo: la chiesa, per lungo tempo, è stata adibita a fienile e, solo, intorno agli anni 80 è stata riaperta al culto, per poi essere richiusa definitivamente negli anni 90;
i tre edifici sono stati usati come luogo di supporto alle varie attività dell’agricoltura e dell’allevamento.
L’edificio scolastico è stato adibito a caserma dei carabiniei
Attuale: stato di abbandono.
L’ ambulatori medico come postazione estiva della Soab (servizio operativo antincendio boschivo)
Prevista: servizi
Tipo di colture: oliveti
Allevamenti: bovino
Produzione: olio
Locali annessi
Zona: n. 5 de Corleonese (vedi allegato B)
Cabina per l’erogazione elettrica
Descrizione storico-architettonica
Nel borgo Castagnola la chiesa è isolata ed è posta alla conclusione di una stradina nella quale si allineano 3 costruzioni, che dovevano fungere da servizi (scuola, ambulatorio medico,alloggio del custode). Tutti gli edifici hanno strutture semplici, ad una elevazione, presentano un piccolo portico antistante, sono realizzati con tetto a falda in latero-cemento, i pavimenti interni sono costituiti da piastrelle di cemento e scaglie di marmo, gli intonaci sono di tipo livigni. Inoltre, presentano un linguaggio semplice fatto da volumi puri, in cui prevale il pieno sul vuoto, presentano un basamento, una parte centrale ed un coronamento.

Dal punto di vista della pianificazione urbana, il piccolo borgo risulta assai frammentato; infatti, non è percettibile nessun filo di continuità se non quello linguistico, che unisce le varie costruzioni, le quali rimangono degli interventi puntuali allineati su un lato di una stradina. Potremmo dire che questa particolare disposizione degli edifici e della chiesa costituisce una struttura a pettine su una via.

Osservando il territorio limitrofo, ci si rende conto dell’assoluta mancanza di case coloniche risalenti a quel periodo e il centro abitato più vicino (Contessa Entellina) dista circa 8 km.
Da ciò si può dedurre che il borgo era pensato come un nucleo di servizi che doveva fare capo ad una serie di case coloniche, che non vennero mai realizzate.
Tale tesi può essere confermata dalla tabella degli assegnatari dei lotti, nella quale troviamo ben 20 assegnatari.
Il motivo della mancata realizzazione delle varie case coloniche è del tutto ignoto e si potrebbe addurre a dei motivi di natura economica.
Altra caratteristica, che lo contraddistingue dagli altri borghi del territorio comunale, è la presenza dei tetti a falda
Annotazioni varie
La popolazione di Contessa Entellina e i vari storici locali hanno sempre considerato queste 3 costruzioni come delle normali case.
Considerando la vicinanza agli accessi principali e secondari alla Riserva Naturale Orientata Monte Genuardo e Santa Maria del Bosco, l’insediamento ben si appresta a poter ospitare delle possibili strutture di supporto a tale area e al nascente Parco Regionale dei Monti Sicani.
Recentemente alle spalle dell’edificio ecclesiastico è stato aperto un agriturismo con annesso un mini zoo.

EDIFICIO SCOLASTICO

Tipologia: edificio scolastico con annessa abitazione dell’insegnante
Livelli fuori terra: uno
Interrati: nessuno
Strutture sotterranee: nessuna
Pozzi e sorgenti: nessuna
Area d’impianto: mq 180,36
Superficie coperta: mq 126,27
Superficie totale: mq 90,38
aula scolastic: mq 22,54
ingresso scuola mq 16,03
wc u mq 5,40
wc d mq 4,77
Ripostiglio mq 2,29
superficie totale scuola: mq 51,03
Letto mq 5,03
Wc mq 3,05
cucina mq 3,89
corridoio mq 5,34
soggiorno mq 8,68
ingresso abitazione mq 6,82
totale abitazione insegnante mq 32,81
portico mq 6,54
pavimentazione esterna mq 51,52
Stato di conservazione: Rudere □ – Pessimo □ – Mediocre X – Discreto □ – Buono □ – Ottimo □ – Ristrutturato □

Descrizione storico-architettonica
L’edificio, planimetricamente, è costituito da due rettangoli sfalsati; il primo, dalle dimensioni più piccole, doveva accogliere l’aula scolastica, l’altro, di notevole dimensione risulta diviso in due e doveva sostituire la parte riservata all’alloggio per l’insegnante.
L’edificio è edificato su di un basamento rivestito e sollevato da terra; la struttura è composta in modo misto: muratura portante e i solai del tetto in calcestruzzo armato e laterizi.
Molto probabilmente l’entrata, principale alla scuola era quella posta lateralmente, mentre quella che si trova nel portico potrebbe rappresentare una sorta di entrata riservata all’insegnante.
Il perimetro, nelle immediate vicinanze, è pavimentato con basole di pietra.

Annotazioni varie
A differenza degli edifici scolastici presenti negli altri borghi del territorio comunale, esso non ha mai assolto la funzione per cui è stato progettato e costruito.

AMBULATORIO MEDICO
Tipologia: ambulatorio medico con alloggio per l’infermiere
Livelli fuori terra: uno
Interrati: nessuno
Strutture sotterranee: nessuna
Pozzi e sorgenti: nessuna
Area d’impianto: mq 165,55
Superficie coperta: mq 110,66
Superficie totale: mq 91,44
ambulatorio medico mq 33,71
Letto mq 13,29
Wc mq 3,88
disimpegno mq 2,59
Ingresso-cucina-soggiorno mq 14,34
stanza mq 4,51
Ripostiglio mq 2,76
superficie totale ambulatorio mq 49,55
portico mq 8,18
pavimentazione esterna mq 50,96
Stato di conservazione: Rudere □ – Pessimo □ – Mediocre X – Discreto □ – Buono □ – Ottimo □ – Ristrutturato □
Descrizione storico-architettonica
Volumetricamente l’ambulatorio medico si presenta come un monoblocco, il suo prospetto principale è ripartito in 3 parti pressochè uguali e costituisce all’incirca un terzo dell’intera superficie; i restanti due terzi sono destinati come alloggio dell’infermiere, che ha le caratteristiche tipiche di un nucleo abitativo unifamiliare.

L’edificio è edificato su di un basamento rivestito e sollevato da terra; la struttura è composta in modo misto: muratura portante e i solai del tetto in calcestruzzo armato e laterizi. L’ambulatorio vero e proprio e l’alloggio dell’infermiere non sono collegati internamente e hanno degli ingressi indipendenti, posti rispettivamente sul lato sinistro dell’edificio e sul prospetto principale.

ALLOGGIO CUSTODE
Tipologia: casa unifamiliare
Livelli fuori terra: uno
Interrati: nessuno
Strutture sotterranee: nessuna
Pozzi e sorgenti: nessuna
Area d’impianto: mq 127,80
Superficie coperta: mq 59,82
Superficie totale: mq 44,77
ingresso soggiorno mq 19,48
Wc mq 1,73
Letto mq 7,48
cucina mq 9,82
superficie totale alloggio
mq 38,51
portico mq 6,26
pavimentazione esterna mq 67,49
Stato di conservazione: Rudere □ – Pessimo □ – Mediocre X – Discreto □ – Buono □ – Ottimo □ – Ristrutturato □

Descrizione storico-architettonica
L’alloggio del custode si presenta in maniera abbastanza semplice ed essenziale. Infatti, è composto da un soggiorno, una camera da letto, una cucina e servizi.
EDIFICIO ECCLESIASTICO
Tipologia: Chiesa con annessa sacrestia e canonica
Livelli fuori terra: uno
Interrati: nessuno
Strutture sotterranee: nessuna
Pozzi e sorgenti: nessuna
Area d’impianto: mq 206,37
Superficie coperta: mq 145,42
Superficie totale: mq 107,87
sacrestia mq 8,52
Wc mq 3,00
ripostiglio mq 2,74
totale sacrestia mq 14,26
vima mq 20,87
parte dedicata ai fedeli mq 54,43
totale superficie chiesa mq 75,30
portico mq 18,31
Pavimentazione esterna mq 48,66
Stato di conservazione: Rudere □ – Pessimo □ – Mediocre X – Discreto □ – Buono □ – Ottimo □ – Ristrutturato □

La chiesa è dedicata a S. Antonio Abate.
L’edificio ha una pianta di forma rettangolare con piccole dimensioni:6 m. di larghezza per 13 m. di lunghezza, due pilastri sporgenti che separano la parte dell’assemblea da quella dell’altare.
Da quest’ultimo si accede direttamente alla piccola sacrestia, costituita da un vano più servizi.
La facciata a capanna, semplicemente intonacata, ha una sola apertura formata dalla porta d’ingresso, protetta da un modesto portico antistante, appoggiato su tre gradini.
La struttura della sacrestia va a disturbare l’apparente simmetria dell’insieme; infatti,ostruisce una delle 3 finestre della parete laterale sinistra. Troviamo anche 5 piccole finestre lievemente strombate,che portano luce solo nella parte dell’assemblea.
L’interno ad aula coperta, con solaio piano, presenta un solo altare, trovasi in alto una icone di S.Giovanni Crisostomo,nella parte sottostante si scorge un volume di forma cubico sormontato dal ciborio,il tutto risulta occluso dall’iconostasi.

Annotazioni varie
Per svariati anni l’edificio non viene adibito a chiesa e diventa in deposito di foraggio
Negli anni 80, per interessamento di alcuni privati, viene sgombrata ed aperta al pubblico. Nel 1988 essa diventa meta di pellegrinaggio, in quanto il capo della statua della Madonna di Fatima, custodita al suo interno, dà l’illusione agli osservatori, che compia delle leggere oscillazioni.
Negli anni novanta, per vari motivi, la chiesa viene chiusa definitivamente. Solo da un paio d’anni a questa parte l’edificio viene aperto al culto il 17 gennaio per la festa di S. Antonio Abate.

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INFORMAZIONE SUPPLEMENTARE, non facente parte dello studio di Vincenzo Cilluffo.
Nel borgo Castagnola è operante L’Agriturismo Rocche del Pomo dal 3 Luglio 2009. Esso nel periodo estivo è aperto tutti i giorni, a pranzo e a cena, con pizzeria e ristorazione. Si possono assaggiare i piatti di cucina tipica siciliana o gustare un’ottima pizza, anche all’aperto godendo del piacevole clima e del meraviglioso paesaggio.

lunedì 22 febbraio 2010

Il primo censimento, con finalità fiscali, che si svolge sul territorio di Contessa è del 1548

Contessa ottiene dal barone Alfonso Cardona i "Capitoli", oggi diremmo -in un certo senso- lo Statuto Comunale, nel 1520. Ne abbiamo trattato alcune settimane fà. Secondo alcuni storici, smentiti da altri (anche di questo ne abbiamo parlato qualche mese fà) il centro abitato, sia pure in forma molto embrionale, sarebbe sorto nel 1448. Si sarebbe trattato di un piccolo aggregato urbano che per assetto territoriale, organizzazione sociale e consistenza demografica non poteva aspirare a divenire "Università", ossia "Centro feudale con un minimo di autonomia Amministrativa", in pratica Comune. Requisiti che verranno finalmente conseguiti, appunto, nel 1520.
Che le cose stiano come da noi tratteggiate, senza entrare nel merito -oggi molto dibattuto- dell'anno di arrivo degli arbreshe su questo territorio, lo dimostra il fatto che nel primo rivelo (=censimento) svoltosi nel Regno di Sicilia, nel 1505, di Contessa non c'è traccia-
Contessa entra nel novero delle Università feudali di Sicilia, meritevole di vedersi radiografare dal 'rivelo' -svoltosi in tutte le terre del Regno- del 1548.

Qualche settimana fà i sindaci del Belice, dopo 42 anni dal terremoto, erano a Roma a rivendicare la ricostruzione

Spunto di questo scritto: una intervista di Salvo Palazzolo a Vito Bellafiore sul Manifesto del 19-08-1994

Secondo Vito Bellafiore, sindaco di Santa Ninfa all'epoca del terremoto, ex senatore pci e animatore del comitato dei sindaci della Valle lo Stato aveva stanziato per la ricostruzione del Belice (fino al 1994) 2.500 miliardi di lire, mentre per la ricostruzione del Friuli, dopo il terremoto del 1976, risultavano spesi, nel 1994, 18.000 miliardi di lire. Secondo la stessa fonte, per completare la ricostruzione, sempre nel 1994, necessitavano ancora 3.000 miliardi di lire.
Nessuno ha mai confermato o smentito la veridicità della palese disparità di trattamento economico tra il Belice ed il Friuli, ma in ogni caso va messo in conto la differenza dei contesti regionali, nonchè la capacità e l'efficacia amministrativa degli enti locali friulani e di quelli belicini.

Da noi la pianificazione comprensoriale e le altre iniziative di contenuto urbanistico furono varate dalla Regione Siciliana solamente sul finire del 1976 (otto anni dopo il terremoto). Nel Friuli gli strumenti urbanistici furono approntati in tempi di record (*). 

Ed allora che conclusione trarne ?
Dove esiste una competizione fra le forze politiche, e nel Friuli era così, la macchina amministrativa/legislativa è costretta a girare a ritmi comprensibilmente accellerati. 
Qui da noi, in Sicilia, allora come oggi, fra le forze politiche si è sempre perseguito il consociativismo e l'inciucio. Al di là della scenografia da finto antagonismo, da somministrare ad uso e consumo all'esterno dal palazzo, da noi è di casa l'accordo.
Allora (anni settanta) in Sicilia non si legiferava se non con l'intesa del principale partito di opposizione. E per raggiungere le intese il fattore tempo non costituiva una variabile di cui tenere conto.
Oggi, nel 2010, il governo Lombardo non respira se prima il Partito Democratico non gli assicura il sostegno (pur avendo perso, quest'ultimo, molto malamente, le elezioni).
E' scontato che se le forze politiche non sono in competizione fra loro nella ordinaria dialettica maggioranza-opposizione, il torpore ed il peggio di cui è capace l'essere umano viene fuori.
Noi siciliani siamo bravi a lagnarci di tutto, ma incapaci di riconoscere le nostre miopie e i nostri malanni.

nota: (*) Quello di curare i piani urbanistici è stato l'unico adempimento a carico della Regione Sicilia nel complesso processo della ricostruzione.

domenica 21 febbraio 2010

Oggi è domenica

Riflessioni per uomini liberi

1) La nostra vita comincia a finire il giorno in cui diventiamo muti sulle cose che contano
M.L. King Jr

2) La libertà di parola, presente in tutte le Carte costituzionali dell'Occidente, non è garantita ai cittadini per parlare bene dei potenti, dei governanti. Per questo esistono da sempre i cortigiani.

3) I toni bassi giovano solo a chi gode del potere. Ci vuole un risveglio ! Guai a quei popoli, comunità, che non sanno più indignarsi ! 

Conosciamo le tradizioni locali
La Festa:
La prima domenica di Quaresima, oggi,  la Chiesa Bizantina festeggia il trionfo dell'Ortodossia, ovvero il ripristino del culto delle immagini, dopo l'eresia e le lotte iconoclaste, proclamato dal Concilio di Costantinopoli convocato sotto l'imperatrice Teodora nel 843.
L'uso dell'espressione "Domenica dell'Ortodossia" non deve trarre in inganno, la festa è celebrata da tutte le Comunità Bizantine, Cattoliche ed Ortodosse. 

Satira







sabato 20 febbraio 2010

Ci chiediamo: E’ Lombardo che, da cattivone, ha dichiarato lo stato di calamità in quasi tutta la provincia, Contessa esclusa; oppure sono i nostri amministratori che, poveretti, non sanno da dove cominciare per “AMMINISTRARE” ?


Mai a memoria degli anziani del nostro paese era arrivata tanta pioggia quanto quest’inverno. In buona sostanza è da metà settembre 2009 che, con brevi pause, piove ininterrottamente. C’è stata una breve pausa a Novembre e tutti hanno approfittato per raccogliere le olive, seminare il grano; dopo c'è stata pioggia senza fine. Tutti, con automatico sarcasmo ci diciamo “almeno in estate non ci mancherà l’acqua corrente; non avremo l’erogazione -da paese sottosviluppato- di un’ora di erogazione a giorni alterni”. Le piogge abbondanti di quest’inverno stanno ovviando a quanto il sindaco Sergio Parrino non ha fatto per mantenere fede agli impegni elettorali: “Avvio entro 100 giorni dalle elezioni dei lavori per l’approvvigionamento dell’acqua Batellaro”.
Il sindaco non mantiene gli impegni e la Natura dà del bugiardo a tutti quegli “scienziati” (si fa per dire) che ci predicono, quasi con noia, l’inaridimento, alla maniera dei deserto del Sahara, della Sicilia.

Certo, se con il pensiero andiamo indietro di qualche anno, al periodo della sindacatura di Piero Cuccia, quando per quattro anni dal cielo non venne giù una goccia d’acqua, il timore che nel pianeta ci sia qualcosa che va storto ci insegue. E’ certo che dovere dell’uomo è quello di fare in modo che intelligenza umana e forza della Natura si studino e si confrontino per creare un Ambiente sempre più vivibile.

Ambiente vivibile significa che quando esistono opportunità, di ogni genere, da far valere, è dovere dell’uomo di non lasciarsele sfuggire.

Nei giorni scorsi tutta la provincia di Palermo, congiuntamente a quella di Messina, ha dovuto fronteggiare l’emergenza frane. Un paese, un paese dalla storia interessante, San Fratello rischia di sparire perché andato giù a causa degli smottamenti di terreni e delle frane. Ma tanti altri paesi sono rimasti isolati a causa della viabilità che non ha retto alla forza delle frane.

Abbiamo pure assistito alle stupide felicitazioni di alcuni ‘barbari’ del Nord che brindavano (su Facebook) perché Calabria e Sicilia, finalmente, franavano e finivano, a dir loro, di essere un peso per il resto del paese.
Torniamo, però, alle questioni pratiche:
-sul territorio di Contessa Entellina ci sono stati danni notevoli: la strada di Muricchio -certamente non ottimale- si è ulteriormente sfarinata, i terreni di tanti coltivatori sono ‘scesi giù, in più contrade (Cozzo Finocchio, vaccarizzotto, Badessa, Costiere etc.

-il governo della Regione ha deliberato la dichiarazione dello stato di calamità per le province di Messina e Palermo e ha altresì individuato una posta finanziaria da dedicare alle prime azioni volte a sollevare lo stato di grave disagio della popolazione interessata dagli eventi franosi, a cominciare dal ripristino dei collegamenti con le zone non raggiungibili, perché la viabilità è rimasta danneggiata.

Tutta la Provincia di Palermo attende di poter ovviare ai danni subiti, compresa la città capoluogo, con i finanziamenti che, (è risaputo) non esistendo sui bilanci comunali, dovranno venire dalla Regione e dallo Stato.
L'obiettivo è, infatti, quello di usufruire di corsie preferenziali nell'ambito di tutti gli interventi che saranno programmati e finanziati direttamente dalla Regione, anche perché la Giunta di Governo ha chiesto per la Provincia di Messina e per quasi tutta la provincia di Palermo lo stato di emergenza. Dentro ci sono quasi tutti i comuni della provincia: Palermo, Altofonte, Monreale, Villabate, Ficarazzi, Altavilla Milicia, Belmonte Mezzagno, S. Cristina Gela, Piana degli Albanesi, S. Cipirello, S. Giuseppe Jato, Partinico, Balestrate, Trappeto, Cinisi, Capaci, Campofelice di Roccella, Collesano, Termini Imerese, Lascari, Cefalu', Alia, Montemaggiore Belsito, Mezzojuso, Campofelice di Fitalia, Villafrati, Castronovo di Sicilia, Bisacquino, Corleone, San Mauro Castelverde, Pollina, Castelbuono, Sclafani Bagni, Caltavuturo, Polizzi Generosa, Gangi, Geraci Siculo, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Roccapalumba, Valledolmo e Lercara.

-Manca Contessa Entellina, ossia quel comune i cui amministratori, nei giorni scorsi quando da più parte veniva chiesto loro di intervenire in c.da Muricchio, dove la strada era stata travolta dalla Natura, dicevano, pure su Facebook: "Non possiamo, non abbiamo soldi, Lombardo dichiarerà lo stato di calamità".
-Ci chiediamo: E’ Lombardo che, da cattivone, ha dichiarato lo stato di calamità in quasi tutta la provincia, Contessa esclusa; oppure sono i nostri amministratori che, poveretti, non sanno da dove cominciare per “AMMINISTRARE” ?
-E’ nostra cattiveria quella di pensare che loro non sono lì, in Municipio, per “AMMINISTRARE” ma per percepire l’indennità di carica ?

I Borghi Eras nel territorio di Contessa Entellina - Uno studio di Vincenzo Cilluffo

I BORGHI ERAS NEL TERRITORIO DI CONTESSA ENTELLINA (2)
di Vincenzo Cilluffo
 
INTRODUZIONE
L’evoluzione di un concetto: dal fascismo alla riforma agraria
Durante il regine fascista, il forte impulso dato ai lavori pubblici favorì una costante crescita demografica della città, che ebbe come conseguenza l’espansione della cinta urbana, la settorializzazzione delle aree ( residenziali e urbane) e l’avvio di una terziarizzazione.
Questa situazione portò il duce ad abbracciare la cosiddetta politica demografica-ruralista, con la quale invitava tutti gli italiani ad non abbandonare la vita dei campi. Questa posizione venne espressa nel cosiddetto discorso dell’Ascensione, pronunciato davanti la Camera il 26 maggio 1927. Lo spopolamento delle campagne rappresentò un vero e proprio mutamento sociale che determino la “morte della classe contadina”; infatti non si pose solo fine alla coltivazione dei campi per la produzione, ma cambiò anche quel rapporto socio-economico-culturale con cui l’uomo si accostava alla terra (mentalità, usi, costumi, tradizione, ecc…), rapporto che era parte integrante di u n sistema di vita unico e solo.

A Contessa Entellina questo splendido rapporto con la terra, grazie a tutta una serie di circostanze è riuscito a sopravvivere quasi intatto fino ai primi anni ’70. Lo scenario contadino tipico di tutti i paesini dell’entroterra siciliano, in questo paese viene arricchito dal fatto di essere una colonia italo-albanese. Dal contesto sopra descritto nascono le espressioni di riforma agraria e bonifica come fondamenti di una nuova politica agricola: l’una come azione di trasformazione del sistema di produzione agricolo con interventi dello Stato, l’altra come azione di risanamento (opere edilizie, agrarie, bonifica di terre paludose-aride, ecc…) per renderle coltivabili.

In Sicilia con decreto (18 maggio 1924 n° 753) si diede vita all’istituto “Vittorio Emanuele III” il compito specifico era quello della bonifica dell’agro siculo, ma l’istituto svolse la sua funzione in più direzioni:
-nascita di consorzi;
-progetti di bonifica;
-finanziamenti agevolati;
-ricerche idrogeologiche;
-fondazioni di borghi.
Con legge 2 gennaio 1940 n° 1 l’istituto fu assorbito dal nascente “Ente di colonizzazione del latifondo Siciliano”, con il compito di assistere ai proprietari nell’opera di trasformazione del sistema agricolo produttivo e di provvedere alla colonizzazione delle terre di cui l’ente avesse acquistato la proprietà temporanea o definitiva.
«I borghi del l’Ente di colonizzazione del latifondo siciliano cercano di comporre per singoli edifici le sedi di un centro unitario; si ha così nell’aperta campagna la trasposizione schematica dell’ideologia urbana che esclude paradossalmente un rapporto con la residenza, non essendosi attuato il programma che prevedeva in un quinquennio l’edificazione di 20.000 case coloniche su una superficie di 500.000 ettari ».

In linea teorica tra tutte le soluzioni urbanistiche quella del borgo si presentava la più idonea allo scopo di mediare fra la condizione urbana e quella rurale. La semantica di borgo come raggruppamento di case coloniche, fabbricati e servizi non è tanto corretta in quanto fu stabilito che fossero previsti solo borghi di servizio, cioè costruiti da dei nuclei di servizi messi a disposizione delle varie case coloniche sparse nel territorio circostante. Le caratteristiche dei borghi furono fissati da uno studio di massima eseguito dall’istituto “Vittorio Emanuele III” e raccolto in un volume dal titolo “centri rurali”, che rappresentava una sorta di manuale per la progettazione ed esecuzione dei 3 tipi di centri rurali descritti nel manuale. Questi primi interventi realizzati dallo Stato furono il risultato della demagogia fascista combinata opportunamente con l’ideologia delle opere pubbliche di uno Stato accentratore quale era il regime.
 
Per motivi ben diversi nel periodo post-bellico fu ripresa l’attività di colonizzazione e negli anni ’50 la riforma agraria avviò la prima esperienza di pianificazione territoriale in Italia.
La guerra aveva messo in ginocchio l’intero Paese e soprattutto il meridione dove le condizioni di povertà e di arretratezza nelle campagne aveva raggiunto livelli allarmanti e la lotta contro la fame era il problema con il quale erano costretti a convivere numerosi siciliani. I contadini si mobilitarono in numerose manifestazioni (scioperi, occupazione delle terre, ecc…) per rivendicare i propri diritti: l’applicazione delle leggi emanate dallo Stato (i Decreti Gullo e Segni) per l’assegnazione delle terre infoltivate e la ripartizione dei prodotti.

Ricordiamo che in quel periodo in Sicilia regnava il latifondo, il quale era un vero e proprio centro di potere.
Per far fronte alla grave situazione il Governo Regionale, presieduto dall’On. Franco Restivo, presentò il 7 giugno 1950 all’Assemblea Regionale un proprio disegno di legge sulla riforma agraria, il quale, dopo un aspro scontro tra i vari gruppi parlamentari, venne approvato come legge n°104 del 27 dicembre 1950. I punti essenziali di questa Legge, in estrema sintesi, erano i seguenti:
1. esproprio di superfici superiori ai 200 ettari (ad eccezione dei boschi); erano oggetto di esproprio solo i seminativi, mentre non erano comprese le colture arboree e specializzate e i terreni irrigui (in pratica i terreni migliori);
2. facoltà di conferimento da parte del proprietario. Il proprietario cioè poteva scegliere quali terreni destinare al conferimento;
3. assegnazione delle aree espropriate in lotti di superficie variabile dai 3 ai 6 ettari, a seconda della tipologia del terreno;
4. assegnatari iscritti in elenchi comunali di lavoratori agricoli capifamiglia manuali-coltivatori, con un reddito totale, comprensivo anche delle case di abitazione, non superiore a £. 100.
L’ articolo 2 della legge stabilisce che: «all’attuazione della riforma agraria sovrintende l’Assessorato dell’Agricoltura e Foreste presso il quale è istituito un ufficio regionale per la riforma avente compito di indirizzare, vigilare e coordinare l’attività degli enti ed organismi preposti all’esecuzione della presente legge, anche a mezzo dell’Ispettorato Agrario Compartimentale che assume la denominazione di Ispettorato Agrario Regionale »

L’ Ente per la Riforma Agraria i Sicilia (ERAS aveva preso il posto del vecchio Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano) aveva il compito di assistere gli assegnatari dei terreni nella progettazione ed esecuzione delle opere di miglioramento fondiario che andavano dalla realizzazione della casa colonica alla consulenza e assistenza tecnica di tipo agronomica. L’ Ente, pur mantenendo gli stessi compiti, successivamente fu strasformato in “Ente di Sviluppo Agricolo” (ESA).

Una volta fatta la legge bisognava andare ad applicarla e il dibattito si concentrò nuovamente sul tipo di modello insediativi da andare ad utilizzare: sparso, accentrato e semiaccentrato; il primo prevedeva l’insediamento delle famiglie all’interno del podere, il secondo la realizzazione di un borgo residenziale dotato di servizi e il terzo prevedeva la realizzazione di nuclei residenziali in posizione intermedia fra i campi da coltivare e la sede dei servizi pubblici.

L’insediamento sparso, applicato prevalentemente nel centro-nord, veniva sostenuto da diversi studiosi quali il Marconi e il Grassini, mentre veniva osteggiato dalla cultura urbanistica più avanzata rappresentata da Quadroni. « L’insediamento sparso veniva infatti tacciato di oscurantismo politico, in quanto separava la popolazione ed impediva il mutarsi di una coscienza politica e sociale, ad esso veniva contrapposto il borgo come momento sociale e politicamente più aggregante ».

Altra questione che impegnò gli studiosi fu quella relativa al loro posizionamento; bisognava stabilire se il borgo doveva costituire un elemento di congiunzione tra i centri esistenti e la campagna, o come insediamento autonomo dotato di servizi a disposizione esclusiva dei suoi abitanti.

Per rispondere a tutti questi interrogativi nacquero tutta una serie di studi e ricerche di carattere manualistico, che presentavano sia soluzioni tecniche, che indicazioni sui materiali da usare e le tipologie da adottare.

« Le soluzioni adottate in Sicilia, mentre a livello architettonico riprendono quei connotati epidermici di monumentalità coniugati insieme a quelli di rusticità, che avevano caratterizzato i borghi del regime, nella progettazione urbanistica si differenziano da questi per la ricerca di una organizzazione del borgo in rapporto alla residenza contadina e alla struttura degli insediamenti e viaria esistenti . (…). L’individuazione del rapporto residenza servizi come parametro progettuale, segna l’inizio di una nuova concezione dell’abitare in campagna » .

Con decreto 1 aprile 1953, la Regione Sicilia regola le tipologie insediative, fissando 3 categorie di borghi, rispettivamente il più completo, quello intermedio e quello dotato di un numero modesto di servizi:
« -tipo A, il cui limite di spesa, per le costrizioni da eseguire a totale carico della Regione, è di 270 milioni, comprendono: chiesa ed abitazione del parroco-scuola con alloggi degli insegnanti-asilo nido con alloggi-delegazione comunale con alloggio del delegato comunale-ufficio postale e telegrafo con alloggio per l’ufficiale postale-caserma dei carabinieri con alloggio separato per il graduato-casa sanitaria con alloggi per il medico, l’ostretica e l’infermiere-ufficio dell’ente con alloggio- fabbricato alloggi per gli addetti ai servizii del borgo (impiegato comunale,uomo di fatica, guardia) - botteghe artigiane con alloggi (calzolaio, sarto, fabbro, carradore, barbiere) - ambulatorio veterinario e mattatoio - stazione di monta equini e bovini - mulino con alloggio del mugnaio - scuderie e lavanderie.
-tipo B, da 180 milioni, comprendono: chiesa ed abitazione del parroco-scuola con alloggi degli insegnanti-asilo nido con alloggi-delegazione comunale con alloggio per il delegato comunale-ufficio postale e telegrafico con alloggio dell’ufficiale postale-caserma dei carabinieri con alloggio separato per il graduato- ambulatorio medico e all’alloggio dell’ostretica e dell’infermiere-fabbricato alloggi per gli addetti ai servizi dl borgo (assistente tecnico, agrario, messo comunale,bidello, uomo di fatica)-fabbricato botteghe artigiani, rivendita e trattoria.
-tipo C, da 80 miloni comprendono: chiesa con sacrestia-scuola con alloggio per l’insegnante-ambulatorio medico con alloggio per l’infermiere-alloggio custode del borgo.

La Regione provvede poi ad altre opere connesse, quali strada di accesso al borgo, piazze e strade del borgo stesso, allacciamento elettrico e relativa trasformazione, rete telegrafica e telefonica, approvvigionamento idrico e relativi bevai, fognatura con vasche di depurazione biologica, stadera a ponte a bilico, alberatura, campo per la fiera del bestiame, arredamenti per gli edifici, espropriazioni » .

Il tipo di borgo da costruire veniva scelto principalmente in base a due fattori:
-numero di famiglie da insediare al suo interno;
-caratteristiche del territorio utente; infatti il borgo doveva avere una posizione baricentrica rispetto al suo comprensorio di pertinenza e inoltre doveva essere in rapporto diretto con i nuclei residenzial all’interno delle zone del podere.
In quest’ottica il borgo svolge un ruolo di servizio non solo per gli assegnatari dei terreni ma anche per quelle famiglie con proprietà superiori ai 20 ha appartenenti a quel comprensorio. Come si vede si riprese il vecchio concetto di borgo di servizi, che nella pratica costruttiva fu tipica del periodo fascista.
A questo punto sorge spontanea una domanda: a parte le differenti condizioni economiche, storiche e politiche che hanno portato alla loro formazione esistono differenze tra i borghi del periodo fascista e quelli della riforma? Se si quali sono?
Paola Barbera in “architettura tra le due guerre” scrive:
« l’unica differenza tra il manuale del 1937, Centri Rurali e il regolamento del ’53 sta nella sostituzione della casa del fascio con la sede della delegazione municipale per il resto non è cambiato nulla nonostante fossero già da tempo palesi gli insuccessi della politica di decentramento delle abitazioni e della creazione di borghi di servizio »  « se è vero che al centro di tutti i nuovi borghi sta la piazza-luogo di riunione, di contati, di scambi commerciali, di svaghi- è pur vero che nessun senso può avere una piazza senza città, sperduta in una campagna desolata »

Non si esclude che la mancanza di adeguamento alle mutate condizioni sociali e lavorative sia una delle cause cha hanno portato prima al mancato decollo e poi al degrado ed abbandono poi di questi piccoli centri rurali.

Volendo potremmo dire che i borghi della riforma agraria furono concepiti come dei piccoli villaggi strutturati in chiave moderna (massima semplicità, volumi puri, prevalenza del pieno sui vuoti, ecc…), pensati e dotati dei principali servizi (chiesa, scuola, ufficio postale, ecc…) per rendere possibile una vita socio-economica-culturale in quelle parti di territorio lontani dai centri urbani.

Note:
8. Il discorso integrale è pubblicato in Opera Omnia di Benito Mussolini a cura di E. e D.Susmel, Firenze 1957, vol XXIII pp. 360-90.
9. Vedi Gazzetta ufficiale del 18 Gennaio 1940 n°. 14 art. 4 – 5.
10. Antonella Mazzamuto, op. cit, p. 514. « Urbanistica » , n. 7, 1955.
11. Antonella Mazzamuto, op Vedi Plinio Marconi, La distribuzione delle abitazioni rurali, e Piero Grassini, Le borgate rurali nel Mezzogiorno in Urbanistica, n. 7, 1955
12. Antonella Mazzamuto, op. cit, p. 496.
13. Si veda ad esempio Riccardo Medici, Architettura rurale, Bologna, 1956.
14. Antonella Mazzamuto, op. cit, p. 497.
15. Vedi Gazz. Uff. Reg. Sicilia del 18 luglio 1953, n°. 33
16. Grassini, op. cit, p. 60.