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mercoledì 13 gennaio 2010

Ma come erano i paesi del Belice negli anni sessanta del Novecento ?

Il territorio della Valle del Belice


La Sicilia occidentale é una delle zone più ricche di testimonianze storiche e culturali oltre che di siti di grande interesse naturalistico ambientale. Basti ricordare il bacini archeologici di Segesta, Mozia, Selinunte, la nostra Rocca di Entella e le cave di Cusa in cui si modellavano i rocchi per le colonne dei templi classici, e infine la spettacolare concentrazione archeologica di Agrigento. Il territorio costiero presenta configurazioni di grande varietà e suggestione come il golfo di Castellammare, il capo S. Vito piatto e sabbioso, il paesaggio delle saline gravitante su Trapani e Marsala, il porto canale di Mazara del Vallo, il paesaggio nord-africano della costa meridionale.


L'interno, di cui fa parte la valle del Belice, é caratterizzato dall'andamento collinare del territorio e dalla diffusione di centri urbani di piccola e media dimensione e di insediamenti puntuali come masserie agricole fortificate, che in qualche caso acquisivano la dimensione e la ricchezza delle ville signorili, si pensi al sito di Vaccarizzo. Il sistema produttivo prevalente era costituito da una fragile attività agricola, praticata dal 45%, ma nel caso di Contessa Entellina il dato era parecchio più elevato, della forza-lavoro in forme antiquate, rese ancora più precarie dalle condizioni ambientali, tra cui la qualità dei terreni e la siccità dovuta all'andamento delle precipitazioni, scarse, ma molto concentrate in pochi periodi dell'anno, che provocavano effetti dilavanti sul territorio. A ciò si sarebbe potuto sopperire tramite la costruzione di alcune dighe sul fiume Belice che avrebbero consentito di irrigare oltre 22.000 ettari di terra, utilizzando più di 100.000.000 di metri cubi d'acqua che si perdevano in mare. La diga Garcia verrà realizzata, finalmente nel dopo terremoto. Le popolazioni locali hanno rivendicato vanamente per decenni la realizzazione di questi interventi che sarebbero stati risolutivi per una conduzione più redditizia dell'agricoltura.

La persistenza del latifondo coltivato a grano o adibito a pascolo caratterizzava il paesaggio, come in più tratti si può ancora oggi cogliere. Proprio la conformazione odierna che conserva aspetti del vecchio mondo latifondistico ha consentito che fosse bloccata sul territorio di Contessa Entellina, durante la sindacatura di Nino Lala, l'iniziativa di installazione di una serie di pale eoliche in bella vista dalla strada provinciale per Santa Margherita Belice. Il tar/Palermo ha infatti accolto un ricorso che appunto evidenziava il danno che si sarebbe arrecato all'ambiente ancora in più tratti integro con il posizionamento di quelle torri con le eliche.

 La riforma agraria era stata come è noto un obiettivo per cui avevano vanamente lottato i contadini siciliani e le forze della sinistra, fin dall'epoca dell'epoca dell'unità d'Italia, senza ottenere risultati significativi fino alla inadeguata legislazione del dopoguerra effettuata da un'Assemblea Regionale e da un governo regionale a forte presenza degli interessi latifondistici.


I centri urbani della Valle erano per la maggior parte insediamenti di origine feudale impiantati a cominciare dalla seconda metà del XV secolo (Contessa Entellina) e quindi del XVI e XVII secolo dai baroni per ripopolare il territorio e incentivare l'economia agricola. Soltanto Calatafimi, Menfi, Partanna e Salemi, superavano di poco i diecimila abitanti; Gibellina ne aveva circa 5.000; Contessa Entellina contava circa 2.000 abitanti; Montevago, Poggioreale, Salaparuta e Vita comprendevano da 2.500 a 3.500 abitanti. Si trattava in ogni caso di insediamenti economicamente deboli e socialmente arretrati con una prevalenza di centri di modesta dimensione, nei quali si erano già verificate varie ondate di emigrazione della popolazione, prima verso l'America nella seconda metà del XIX secolo, poi verso l'Italia del nord e l'Europa nel secondo dopoguerra del Novecento.Tuttavia qualunque fosse la loro origine e la dimensione raggiunta, essi presentavano le caratteristiche architettoniche e spaziali, comuni a tutti i centri storici siciliani: poche architetture monumentali emergenti all'interno di un tessuto edilizio minuto, alta densità del costruito e una rete viaria caratterizzata da pochi assi principali e da percorsi secondari di ampiezza minore. Nei centri più antichi l'architettura monumentale, spesso in precario stato di conservazione, era costituita da tracce di fortificazioni e di architetture militari, come torri e castelli; dappertutto si trovava una notevole quantità di complessi conventuali ed edifici per il culto, arricchiti da cupole, da campanili, da loggiati; palazzi e palazzetti della nobiltà più o meno ricercati nei partiti architettonici e decorativi erano ubicati lungo le strade principali (tipica la situazione di Sambuca di Sicilia). Il tessuto residenziale era formato da isolati di spessore variabile, che aggregavano le abitazioni minute alte uno o due piani. L'aggregazione delle unità edilizie residenziali avveniva attraverso la comunione dei muri perimetrali, perpendicolari alle facciate. Gli isolati erano spesso solcati all'interno da vicoli e da cortili, unici spazi liberi sopravvissuti ai processi di edificazione sistematica delle aree urbane; in questi spazi si svolgevano alcune attività domestiche tradizionali e gran parte della vita di relazione delle famiglie. Questo tipo di organizzazione dell'edilizia residenziale si manifesta in maniera costante sia negli insediamenti più antichi di origine medioevale, sia in quelli di origine feudale e si configura come una vera e propria regola di costruzione della convivenza storica.
Ogni centro urbano era comunque dotato di una propria identità, che ne comunicava le origini, i processi di trasformazione, il ruolo economico svolto nel passato e nel presente e la composizione sociale degli abitanti. Gli organismi edilizi più impegnativi come i complessi conventuali (si pensi a Santa Maria del Bosco) o i palazzi signorili (di Sambuca di Sicilia), nel riutilizzare le tracce di insediamenti preesistenti, nell'adattarsi all'altimetria e alle tecniche costruttive locali, o nel voler rispondere a esigenze di difesa di tipo anche militare, si allontanavano dai tipi edilizi canonici e presentavano configurazioni originali contaminate dai processi di stratificazione e dall'impatto con la realtà locale. I materiali edilizi e le tecniche costruttive erano di migliore qualità nell'architettura civile e religiosa di grande dimensione, di qualità inferiore per non dire misera nell'edilizia residenziale minuta, all'interno della quale i nuclei familiari spesso convivevano con il bestiame.

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