StatCounter

martedì 12 gennaio 2010

I fatti di Rosarno: immigrazione clandestina o mafia-ndrangheta ?

A Rosarno, in Calabria, per due giorni è scoppiata una rivolta che si è trasformata nella caccia al negro. Cosa c’è dietro questa esplosione ?

Sicuramente qui siamo è in presenza di piaghe provocate dall’abbandono di quelle zone, dall’assenza dello Stato, dello stato di diritto: disperazione, bisogni veri, impotenza, rabbia antica.
La zona -è cosa risaputa- è in mano della Ndrangheta, la consorella della Mafia siciliana. Lì fino a poco tempo fa gli extracomunitari servivano per la raccolta degli agrumi e per questo scopo li si faceva venire da ogni dove; adesso da un paio d’anni, grazie alla “strana” politica comunitaria, gli agrumi conviene lasciarli sugli alberi per poi farli marcire a terra. Tanto i soldi, i sostegni comunitari, arrivano ugualmente.

I preliminari di quanto accaduto risalgono quindi a un paio di anni fa. La manodopera adesso non serve più nella quantità precedente; chi vuole lavorare deve accontentarsi di €. 22,oo giornalieri, cinque dei quali da girare al “caporale”. Con queste condizioni economiche è stato inevitabile che anche le condizioni sociali (abitazione, alimentazione, considerazione, vivibilità) dovessero deteriorarsi. La condizione degli extracomunitari, da lavoratori che erano, è passata a quella di “schiavi”. I ragazzini, educati con i canoni della Ndrangheta, ritenevano di potere sparare sugli immigrati come ai conigli selvatici. I locali in cui abitavano i “negri” sono diventati, inevitabilmente, malsani e maleodoranti. Nessuna Autorità, dal Sindaco all’Ausl alle forze dell'ordine, si accorgevano dei miseri ghetti che erano venuti a crearsi.

La condizione di schiavi non ha nulla a che fare con la paura che la Lega Nord, indiscriminatamente, alimenta nei confronti degli immigrati, di tutti gli immigrati. I milioni e milioni di italiani che in centocinquanta anni di storia unitaria hanno conosciuto la via dell’emigrazione avrebbero dovuto vaccinarci da ogni forma di razzismo.
La Calabria ha visto prosperare forse più della Sicilia il fenomeno dell’emigrazione. Negli anni '60 e '70 a Sachingen, luogo prioritario di emigrazione in Germania dei contessioti, il numero dei calabresi in quella cittadina era superiore a quello dei siciliani.
No, a Rossano non c’è stato razzismo, lì per anni e anni c’è stato lo sfruttamento di esseri umani fino a ridurli a “schiavi”, sedici ore di lavoro nei campi per diciassette euro netti, fino al punto da ritenerli, essendo “schiavi”, meritevoli di diventare bersaglio per la carabine con proiettili di gomma della gente del luogo; come si fa per i conigli.
 Lo Stato, lo stato italiano a Rosarno non c’era, o fingeva di non esserci, e quando è stato costretto a prendere atto di quanta inciviltà è stata incubata all’ombra della Ndrangheta e nell’omerta dei politici di governo e di opposizione, non ha saputo dire altro che “in Italia c’è stata troppo tolleranza nei confronti degli immigrati clandestini”.
Parole da ministro degli interni ! Parole di chi appena poche settimane fa si agitava perché voleva affiggere la croce su ogni parete degli edifici pubblici, addirittura pure sul tricolore di tutti gli italiani, credenti e non. Quando il papa dalla finestra di piazza San Pietro ha ricordato che gli africani sgomberati dalle immondizie di Rosarno, come gli animali fastidiosi, sono “esseri umani che Dio ama come me” le repliche di governo sono state rituali per le belle parole del papa, perché, purtroppo, egli merita comprensione: “Il suo compito è questo”.
Ma ci prendiamo in giro, o veramente stiamo rivivendo l'epoca barbarica ?

Nessun commento:

Posta un commento