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mercoledì 16 settembre 2009

8 Settembre, festa locale, nella serenità - Contessa Entellina torna ad essere una comunità unita.

La festività dell'8 settembre è stata celebrata in concordia e serenità da tutti i contessioti. Di questo dobbiamo trarre tutti piena soddisfazione. Il Consiglio Comunale, espressione della cittadi-nanza intera, si è ritrovato il 10-09-2009 unanime nell'approvare il documento che riportiamo sotto, punto A). Anna Fucarino, una dei consiglieri presentatori -il cui discorso riportiamo integralmente al punto B)-, ha detto che -da latina-intende adoperarsi per la salvaguardia di tutte le consuetudini arbresh che danno identità a Contessa. Anche il Sindaco, dott. Sergio Parrino, nel suo intervento ha tenuto a ribadire che tutte le consuedudini e tradizioni locali vanno salvaguardate, nell'interesse di tutta la cittadinanza, sia essa dell'uno o dell'altro rito.

Con la processione del Crocifisso del 14-09-2009 si è così conclusa una stagione di passioni e curiosità sul terreno religioso dei contessioti, iniziata il 1° agosto scorso con l'iniziativa di Don Mario Bellanca di vietare ai cattolico-bizantini di pregare in quella che stranamente ritiene la SUA chiesa, piuttosto che una chiesa dei contessioti.
Il Contessioto

A)
Mozione per la salvaguardia della tradizione arbëresh del Comune di Contessa Entellinatesto condiviso all'unanimità
=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=.=. Il Consiglio Comunale
Premesso
Che
l’articolo primo dello Statuto Comunale fa obbligo agli organi del Comune di tutelare l’intero patrimonio culturale della nostra comunità, sia esso a carattere religioso, civile e/o etnico, essendo il nostro, come testualmente sta scritto un comune arbëresh;
Che detta tutela deve avvenire, come indica la Costituzione Repubblicana, con spirito laico, ossia senza voler interferire nei contenuti dottrinari e liturgici delle singole fedi presenti nel nostro comune;
Che in questi giorni la cittadinanza è turbata per quanto sta avvenendo in paese in seguito ai noti fatti riportati dai principali quotidiani e dai mezzi di informazione;
Che la tutela del patrimonio culturale e conseguentemente religioso della nostra cittadina è dovere degli organi pubblici;

Q.S.P.

CONSIDERATO che il Consiglio Comunale non può restare insensibile di fronte alla violazione di un diritto fondamentale dell’uomo, ossia quello di liberamente svolgere la propria fede nei luoghi che ciascuno sceglie, specialmente se questi sono preposti a questo scopo; ciò nell’ovvio rispetto dei riti che vi sono programmati;
CONSIDERATO che la conservazione dei caratteri arbëresh del nostro paese è un dovere Costituzionale (art. 7) e Statutario (art. 1) di questo Comune;
CONSIDERATO che il canone 26 del Codice di Diritto Canonico e il canone 6 del Codice delle Chiese Orientale rendono perpetui, ossia immodificabili, le consuetudini secolari o immemorabili;
Visto lo Statuto Comunale;
Vista la Carta dei diritti dei giovani (varata dal Consiglio d’Europa) fatta propria da questo Consiglio Comunale nell’ultima seduta;
Dopo ampio dibattito
IMPEGNA


1) L’Amministrazione Comunale a svolgere ogni utile iniziativa tesa a garantire a tutti i cittadini il libero esercizio della fede in ogni luogo a ciò preposto nell’ambito di questo Comune;
2) L’Amministrazione Comunale a garantire, mediante iniziative di sensibilizzazione nei confronti della Curia e di ogni altro organismo o soggetto idoneo, la libera espressione dei riti e canti bizantini all’interno della Chiesa della Madonna della Favara come per secoli è sempre avvenuto, peraltro sulla base di ancora validi atti notarili, durante la prima quindicina di agosto;
3) L’Amministrazione Comunale ad intraprendere ogni utile iniziativa di sensibilizzazione delle coscienze cittadini (mediante convegni, opuscoli, etc.) perché i nostri giovani crescano avendo sempre come guida il rispetto del prossimo, anche quando questi dovesse essere portatore di una cultura che a loro non dovesse apparire di immediato gradimento.

B)
Intervento di Anna Fucarino nella seduta consiliare del 10 settembre 2009
Credo che il contenuto della mozione sia chiaro ed evidente a tutti. E’ comunque giusto che dia la chiave interpretativa sulla volontà che ha contribuito alla presentazione di questo atto in Consiglio Comunale.

La mozione nasce da fatti concreti accaduti all’interno del nostro paese, fatti incontrovertibili ed oggettivi che hanno scosso la coscienza di tanti fra noi. Il dispositivo della mozione non si riferisce tuttavia a quei fatti, da cui prende solamente le mosse, ma generalizza valori e principi che quei fatti hanno intaccato. La mozione intende riaffermare che i diritti costituzionali della libertà di culto, della libertà di essere diversi, di essere “minoranza” all’interno dell’Italia, ormai sono principi fondanti dello Stato Italiano.
Ritengo che così sia giusto; noi infatti siamo il Consiglio Comunale di uno dei tanti comuni che costituiscono la Repubblica Italiana e non siamo qui per intervenire all’interno di questioni ‘organizzative’ della Chiesa Italiana, che in forza del Concordato gode di una autonomia larghissima. Tuttavia, lo ribadisco, salvaguardare valori politici dei nostri cittadini spetta a noi (e voglio ricordare che anch’io sono una cittadina di Contessa); e sono valori politici la natura di Comune arbëresh di Contessa Entellina, come di fatto riporta l’art. 1 dello Statuto Comunale e come lo sono quelli secondo cui nessuna istituzione in Italia, pubblica o privata, possa respingere cittadini in virtù della loro appartenenza ad uno o all’altro rito di una medesima fede. I valori politici vanno salvaguardati anche a cura del Consiglio Comunale.

E’ bene comunque che io ricordi brevemente i fatti.
E’ consuetudine plurisecolare (e non mi interessa se fondata su documenti più o meno perfetti) che nella prima quindicina di agosto i fedeli di tradizione arbëresh si rechino per pregare all’interno della chiesa dedicata alla Madonna della Favara. Pregare come e dove si vuole, purchè l’edificio rientri fra quelli appartenenti alla Chiesa Cattolica, è un diritto inviolabile dei cittadini, purchè ovviamente non si disturbino gli eventuali riti programmati in quella chiesa.
I fedeli, i giornali, la comunità di Contessa hanno potuto constatare che questo diritto costituzionale non ha potuto svolgersi. Voglio esulare dai motivi. So che il codice di diritto canonico salvaguarda tutte le consuetudini che danno lode a Dio. I problemi interni organizzativi non interessano noi, in quanto in forza del Concordato, saranno risolti all’interno della Chiesa. Io so soltanto che diritti inviolabili dell’uomo, quale è la libertà di culto, sono stati resi vani, facendo saltare una consuetudine che è incastonata nell’identità storica dell’essere arbëresh di questo comune.

Chiarito che la mozione non prende le mosse dagli aspetti organizzativi interni della Chiesa, che mi auguro saprà al proprio interno risolvere, al più presto, con la mozione si vuole, invece, tenere desta la coscienza dei cittadini sulla sacralità dei principi di libertà religiosa, di tolleranza verso chiunque appaia agli occhi della maggioranza “diverso”, con cultura differente, con tradizioni differenti.

Signor presidente, colleghi consiglieri, Signor sindaco, solo 4 giorni fa ci siamo ritrovati in questa stessa aula per presentare ufficialmente un volume e un DVD realizzato grazie alla legge 482, legge nazionale per la tutela delle minoranze, e al progetto della Dott.ssa Martorana. Durante quell’occasione sia il signor Sindaco Sergio Parrino che il presidente del consiglio Enzo Spera hanno ribadito e sottolineato l’importanza della tutela del patrimonio culturale della minoranza etnica che valorizza Contessa e la contraddistingue dagli altri comuni del territorio.
A tal proposito voglio citare qui le parole della Dott.ssa Maria Antonietta Santullo, Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo di Caraffa di Catanzaro. Dice la Dott.ssa Santullo: “…nella scuola dell’autonomia assume piena efficacia il sistema formativo integrato, centro di sviluppo culturale e sociale, luogo di formazione che risponde al territorio, alla specifica realtà di appartenenza puntando su obiettivi inviolabili quali l’acquisizione da parte delle giovani generazioni della consapevolezza della propria identità di appartenenza e il recupero di un’antropologia in cui i modelli culturali armonizzano presente e passato. Un micro pianeta, all’interno del più ampio universo della cultura e della storia ufficiale il cui valore aggiunto della specificità etnico-linguistica rappresenta patrimonio collettivo, ricchezza culturale sia per chi la possiede, sia per chi la riceve”. Mi soffermo su questa frase: il cui valore aggiunto della specificità etnico-linguistica rappresenta patrimonio collettivo, ricchezza culturale SIA PER CHI LA POSSIEDE, SIA PER CHI LA RICEVE”.

Nata a Contessa Entellina dopo solo alcuni giorni i miei genitori mi hanno trasferita alla loro residenza ufficiale ossia a Piano Cavaliere, dove ho anche frequentato la scuola elementare. Lo dico perché voglio fare presente che in quegli stessi anni qui a Contessa le due maestre dott.ssa Giuseppina Cuccia e la maestra Tomasina Guarino effettuavano delle attività didattiche curriculari ed extrascolastiche con gli allievi per l’insegnamento della lingua albanese e delle tradizioni culturali ad essa legate, quali il ripristino di canti perduti, l’organizzazione del gruppo folkloristico, le drammatizzazioni, i costumi e via dicendo. Io però non ho mai potuto seguire quelle attività, perché, e non lo dico con vergogna, i miei non avevano un mezzo per accompagnarmi in paese, pertanto sono sempre rimasta estranea a questa realtà. Però a Piano Cavaliere c’era e c’è la chiesa, diretta prima da Papàs Borzì, successivamente da Papàs Nicola Cuccia. Con loro due noi abitanti di Piano Cavaliere facevamo delle iniziative, come il canto del Lazzaro, lo Stosanesti, ecc. Per ragioni di studio sono sempre stata fuori, a Contessa non ho mai abitato se non solo per brevi periodi. Però il mio percorso formativo mi ha portato sempre verso la conoscenza e l’approfondimento di questo bene profondo che è per me la minoranza etnica e linguistica di Contessa. Ho sostenuto gli esami all’università e discusso la mia tesi di laurea su questo argomento, sono stata fuori nel Galles per lavorare in un centro di ricerche sulle lingue minoritarie dell’Europa e di recente sono stata anche in Kosovo dove ho avuto modo di incontrare professori universitari dell’America, della Russia e di altre nazioni che benissimo conoscevano sia la lingua “Sqipe” che l’”arbëreshe”. Queste esperienze hanno sicuramente accresciuto il mio interesse per questa minoranza. Per motivi di lavoro ho anche viaggiato tanto e vi assicuro che quando parlo di un comune che ha saputo conservare per 600 anni una lingua che ha le sue origini nel tracio-illirico, tutti restano meravigliati ed entusiasmati mostrando anche la volontà di venire a visitare questo luogo. Ho cercato sempre di essere vicina alle due maestre già citate, all’avvocato Raviotta e a Papàs Nicola Cuccia che per me sono i migliori cultori e conoscitori di questo immenso patrimonio.
Non so se vi è chiaro: io non sono una arbëreshe di nascita, i miei progenitori non erano di Contessa, ma di altri paesi, che sono venuti qui in cerca di lavoro. Contessa li ha accolti ed ospitati, ha permesso loro di costruirsi qui una famiglia e di dare qui a me la vita. Essi si sono dunque naturalizzati arbëresh. Questo lo dico anche per sottolineare il grande senso di ospitalità che Contessa ha sempre avuto e di cui ha anche parlato il Messo Apostolico Mons. Tamburrino durante l’omelia dell’otto settembre scorso. Sarebbe auspicabile che tutte le persone provenienti da altri paesi ma che qui vivono, possano seguire il percorso di chi li ha preceduti, e, dunque rispettare i luoghi di loro permanenza. Gli albanesi sono emigrati in questo posto e da emigranti hanno sempre saputo accogliere gli altri. Come Contessiota io sono parte di questa comunità. Sono stata battezzata, cresimata e sposata secondo il rito romano, ma mi sono sempre sentita libera di frequentare le due parrocchie perché mi piace seguire le funzioni che si svolgono sia nell’uno che nell’altro rito. Amo le funzioni liturgiche in rito bizantino perché mi trasfondono un senso di unione maggiore con Dio che è la nostra guida nel nostro percorso terreno. Amo le tradizioni arbëresh perché mi danno la possibilità di essere diversa in un mondo globalizzato, mi danno la possibilità di imparare e scoprire nuovi mondi, diversi dal nostro piccolo emisfero cittadino. Amo la possibilità di confrontarmi e discutere di riti e celebrazioni diverse, di parlare in una lingua che mi ha aperto le porte ovunque io sia andata.
Da Contessiota non arbëresh ma “naturalizzata arbëresh” io devo difendere e preservare ciò che mi appartiene perché rappresenta la mia identità, mi contraddistingue in un mondo globalizzato, dove la comunione di culture e identità diverse rappresentano un momento di crescita e di sviluppo personale, culturale, politico, economico ed anche religioso.

Pertanto, con la presente mozione si invita l’Amministrazione ad intervenire, negli spazi che le competono, perché nessun cittadino di Contessa abbia a vedere lesi diritti, consuetudini e garanzie rispondenti ai valori costituzionali.
Si invita l’Amministrazione a farsi presente fra la cittadinanza con convegni, con opuscoli e nelle scuole perché nella coscienza di ciascun contessioto viga sempre il rispetto del prossimo.
Ma soprattutto si invita l’Amministrazione a far valere in ogni circostanza che questo è un comune arbëresh e pertanto ogni caratteristica che contribuisce a definire l’identità arbëresh, sia essa culturale, linguistica, religiosa, consuetudinaria, etc., deve essere salvaguardata.

Prof.ssa Anna Fucarino

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